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Friuli Venezia Giulia, la zona archeologica di Aquileia e la Basilica Patriarcale Patrimonio dell’Umanità ormai da un quarto di secolo

di GLORIA CIABATTONI -
30 dicembre 2021
Aquileia, Basilica of Santa Maria Assunta (Friuli-Venezia Giulia, Italy)

Aquileia, Basilica of Santa Maria Assunta (Friuli-Venezia Giulia, Italy)

L’Area archeologica di Aquileia e Basilica Patriarcale è annoverata nella categoria dei siti definiti dall’Unesco come “opere coniugate dell’uomo e della natura di valore universale eccezionale dall’aspetto storico ed estetico, etnologico o antropologico”. Un’iscrizione nella World Heritage List risale al 1998. Quasi un quarto di secolo che questa meraviglia è tutelata e fatta conoscere a livello globale. Non per caso, verrebbe da dire. Aquileia infatti fu la quarta città dell’Impero Romano nel IV secolo d.C., dopo Roma, Capua e Milano. Fu fondata nel 181 a.C. come colonia militare sulle rive del fiume Natisone, all’epoca navigabile, a pochi chilometri dal mare: doveva essere l’avamposto verso ulteriori penetrazioni alla conquista delle zone dell’alto Adriatico, delle Alpi orientali e delle regioni istriane. Ebbe quindi inizialmente la struttura del presidio militare, con tremila soldati-coloni ai quali se ne aggiunsero altri. Poi Aquileia divenne importante anche come emporio commerciale e come centro amministrativo, e con l’imperatore Diocleziano divenne una delle maggiori città dell’Impero, tanto da avere addirittura una Zecca propria. Sono visitabili numerosi monumenti - il foro, il porto fluviale, le strade fiancheggiate dalle tombe, e le case private - ma Aquileia è oggi ancora in gran parte sepolta. Attualmente infatti sono noti un grande numero di edifici antichi, ma non di tutti sono state studiate la datazione, la funzione, l’estensione, anche considerata la sovrapposizione di insediamenti nel corso dei secoli. Da vedere l’imponente Basilica Patriarcale, romano-gotica, che vanta uno straordinario pavimento in mosaico, fra i più estesi d’Europa: fu terminata nel 1031. Collegato con la basilica è il battistero ottagonale detto ‘cromaziano’ (inizio del V secolo d.C.), con una vasca esagonale in uso fino al Medioevo. Da Aquileia iniziò la diffusione del Cristianesimo verso l’Istria, i Balcani, l’Ungheria e i territori fino al Danubio. Così Aquileia divenne una delle maggiori sedi vescovili della cristianità e oggi uno dei luoghi più visitati del Friuli Venezia Giulia.

Top 5 del FRIULI VENEZIA GIULIA

 
1. CIVIDALE DEL FRIULI
Cividale del Friuli (Udine), fondata nel 568 d.c. da Giulio Cesare (Forum Iulii), fu sede del primo ducato longobardo in Italia e, per alcuni secoli, anche la residenza dei Patriarchi di Aquileia. Ha vestigia longobarde come il famoso Tempietto alto-medievale. è patrimonio Unesco dal 2011.  
2. PALMANOVA CHE STELLA
Palmanova fa parte dell’Unesco dal 2017. Edificata nel 1593 per volere della Repubblica di Venezia come città-fortezza, è nota per la sua pianta di stella a nove punte, le porte d’ingresso e le sue fortificazioni. Piazza Grande - con il Duomo - è il centro esatto della fortezza.  
3. DOLOMITI FRIULANE UN PARADISO
Patrimonio Unesco dal 2009, le Dolomiti Friulane sono una meraviglia e un vero e proprio paradiso per escursionisti e scialpinisti, ma anche per appassionati di nordic walking, free climbing e ice climbing. Offrono diversi sentieri e percorsi che consentono di seguire itinerari da rifugio e rifugio e laghi cristallini in cui si specchiano le montagne.  
4. MOSAICI ROMANI
Il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli, fondato nel 1817, ha nel piano interrato una vasta area archeologica e nel pianterreno racconta la storia della città. I mosaici e le epigrafi evocano l’epoca romana, le decorazioni architettoniche ci portano attraverso l’età longobarda, carolingia e patriarcale.  
5. FRICO E JOTA
Il frico è l’emblema della cucina friulana: un tortino di patate, cipolla e formaggio Montasio. In Carnia sono tipici i cjarsons, ravioli ripieni di mele, ricotta, patate, uvetta, spinaci, cannella, cacao. Tipica di Trieste è la jota, minestra di crauti, fagioli e patate. A Grado si gusta il boreto di pesce, una zuppa con una polentina fina.