I vini dell'Emilia Romagna

Ciò che contraddistingue la regione sono le aree pianeggianti rispetto a quelle collinari: la prima è madre di vini più leggeri mentre la seconda di quelli più strutturati, eleganti e persistenti all’olfatto e al gusto

I vini dell'Emilia Romagna

I vini dell'Emilia Romagna

Quando i Romani arrivarono in Emilia- Romagna si trovarono dinanzi un territorio dove la vite era intensamente coltivata.Chiamarono Gallia Cispadana, e per attraversarla costruirono la Via Emilia il cui tracciato ricalca ancora oggi quello di un tempo, raggiungendo da una parte l’antica Ariminum, il terminale della Flaminia, e dall’altra il crocevia di Placentia, affacciata a vigilare sui domini dei Liguri e sulle terre a nord del grande fiume Po. Una strada pensata del console Marco Emilio Lepido per favorire rapidi spostamenti di legionari e merci, che poi avrebbe identificato la regione, l’unica ha prendere il nome da una strada. Su di essa sono passati come descrive magistralmente Alfredo Oriani “torme di saltimbanchi e gladiatori, carri pieni di statue e di leoni, di processioni di santi e prigionieri, labari e stendardi, aquile e gonfaloni, reliquie e governanti, macchine da guerra e d’industria, anfore e cannoni, scialli e corazze, oltre ogni varietà di uomini e di cose, soavi e nauseanti, ignobili e sublimi”.

In ogni caso, ancora oggi, sotto l’aspetto vinicolo ciò che contraddistingue la regione sono le aree pianeggianti rispetto a quelle collinari, la pianura madre di vini più leggeri e beverini, mentre la collina di vini più strutturati, eleganti e persistenti all’olfatto e al gusto. Se è vero che un vino è caratterizzato dagli aspetti pedoclimatici del suo territorio, sono proprio le zone collinari a rivelarsi particolarmente interessanti per la viticoltura, poiché sono caratterizzate da una formazione marnoso-arenacea (flysch) profonda diversi chilometri, mentre le basse valli presentano una morfologia a calanchi. Il passaggio dalla montagna alla collina e alla pianura è graduale,salendo di quota, cambia la morfologia e con essa le componenti geologiche del paesaggio appenninico, che vede l’affioramento di complessi litologici a predominante componente argillosa. In particolare, i dolci rilievi collinari nel Modenese e nel Reggiano accolgono le vigne di Lambrusco su terreni pliocenico-pleistocenici o su terreni pianeggianti alluvionali, diversamente da quanto accade per il terreno della zona dei Colli Romagnoli – a sud-ovest di Imola, Forlì e Rimini e in parte nella provincia di Ravenna – formato in massima parte da una composizione calcarea marnoso-arenacea ; la sua struttura è generalmente di media compattezza, sciolta o ciottolosa Si chiama “Spungone romagnolo” quella vasta barriera di calcare di sedimentazione marina, arricchita da conchiglie fossili e altri residui organici localizzati dalla periferia meridionale di Imola fino a Marzeno, nei pressi di Faenza, e fino a Capocollo, tra Forlì e Cesena, dove si trovano le zone maggiormente vocate alla produzione viticola..

Dal punto di vista climatico, l’influenza del Mare Adriatico favorisce la viticoltura lungo tutta la fascia costiera, mentre il resto della regione presenta un clima in prevalenza montano e semi-continentale nella parte della Pianura Padana. Una viticoltura che si estende in ogni zona dell’Emilia- Romagna comprese le zone sabbiose del delta del Po, nei comprensori di Ferrara e Ravenna, e le Valli di Comacchio. La zona appenninica bolognese- romagnola si distingue nettamente da tutte le altre e comprende le parti a ovest e sud-ovest di Bologna, con l’area dei Colli Bolognesi e quella del Sangiovese di Romagna, che prosegue verso le zone collinari alle spalle di Rimini fino al confine marchigiano. Le terre del Lambrusco e delle sue varietà si trovano nella fascia dei Colli Emiliani e Modenesi, che comprende la zona collinare a monte di Parma, Modena e Reggio, mentre i Colli Piacentini sono più a nord di tutti, situati fra la valle del Tidone, del Trebbia e dell’Arda, a un’altitudine compresa tra i 150 e i 350 metri s.l.m., dove si coltivano Barbera e Croatina, oltre ad altre varietà tra cui Ortrugo, Malvasia aromatica di Candia e Trebbiano. Essi si sono sviluppati nell’alta pianura piacentina formatasi dalle conoidi alluvionali dei corsi d’acqua che vengono dall’Appennino, che hanno creato depositi alluvionali a ossatura ghiaiosa e ghiaioso-sabbiosa, fino ad assumere la tipica forma a ventaglio, con solchi vallivi in corrispondenza dello sbocco in pianura.