Delta del Po, dove la natura è padrona

Alla scoperta della straniante bellezza del Polesine una terra che ha ispirato scrittori e registi da Bacchelli ad Antonioni, Rossellini e Avati. Campagne infinite tra valli e corsi d’acqua tutti assoggettati agli umori del Grande Fiume

Veneto

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“Mondo vecchio sempre nuovo”. Questo adagio, che è anche il titolo del terzo e ultimo volume che Riccardo Bacchelli ha voluto dare a ‘Il mulino del Po’, racchiude tutto il sapore del Basso Polesine. Un romanzo corposo, il suo, un impegno che al contempo è umano e storico: raccontare una storia di una famiglia dell’Ottocento, facendo vivere la Storia d’Italia attraverso tante piccole storie. Storie umanamente polesane. Che siano ambientate di qua o di là dal Po, poco importa. La terra polesana è fatta di fedi autentiche, di attaccamento alla terra, di sapori semplici con rimandi all’infanzia, alla tradizione, a un passato radicato, quello di chi aveva campagne, o di chi le amministrava, o le coltivava per i padroni. Un’area geografica più povera rispetto ad altre in Veneto, eppure così autentica da diventare spiazzante in quella sua bellezza malinconica, ma viva. I territori sono così vasti da sembrare infiniti. Campagne, ettari ed ettari di terreno, fiumi, acqua, fino ad arrivare al Delta del Po, così tenacemente immortalato nelle fotografie di Pietro Donzelli. No non solo lui ha lasciato l’anima in Polesine, anche il cinema scorre sul Po: Rossellini, Antonioni, Avati e molti altri.  Il Polesine è quella striscia lunga e stretta, che coincide quasi del tutto con la provincia di Rovigo. Citando Michelangelo Antonioni nel suo documentario Gente del Po, si potrebbe dire che questo lembo di terra “Non è una navigazione facile, ci vuole gente invecchiata sul Po”. Racchiuso tra due fiumi, a sud dell’Adige e a nord del Po e il suo Delta, il Polesine parte dalle campagne dell’entroterra per toccare l’Adriatico. Un set cinematografico invidiabile, paesaggi da cartolina, Sophia Loren ne La donna sul fiume di Mario Soldati. Il Polesine è Neorealista, tanto che Alberto Barbera, critico cinematografico e direttore artistico della Mostra cinematografica di Venezia, ne è certo: “È significativo – disse al Post – che il Neorealismo sia nato, in realtà, proprio in Polesine». Il Polesine è tenace, per questo è Neorealista ancora oggi. Nel 1951 si fece conoscere al mondo per l’alluvione del Po, che esondò tra Occhiobello e Canaro, ma anche oggi la natura è preponderante, vera chicca del territorio. Rovigo, capoluogo, è giusto a metà della lunga striscia polesana. Non resta che scegliere: si va verso est o verso ovest? Percorsi a due ruote, escursioni in barca o a piedi, immersi in una natura incantevole e selvaggia lungo gli argini che si aprono in golene con aironi, garzette, anatre e fenicotteri rosa. Ma il Polesine è anche gioco e tradizione. Imperdibili sono le Antiche distillerie Mantovani a Pincara, fondate da Cesare Mantovani e attive dal 1800. Nel piccolo museo sono illustrate la storia e le tecniche di produzione, e alla fine del percorso c’è la possibilità di fare alcuni assaggi della produzione. In Polesine c’è anche il Museo della Giostra di Bergantino, paese di 2.500 abitanti famoso nel mondo per la produzione di giostre per luna park. Una ruota che gira, il Polesine, scandita dalle stagioni. Mondo vecchio, sempre nuovo.