Martedì 23 Aprile 2024

Dalla città eterna al Salento per la terra santa

Sedici tappe partendo da Bari fino a Santa Maria di Leuca dove i pellegrini s’imbarcavano per raggiungere Gerusalemme

Punta Palascia

Punta Palascia

C’è tanto Salento che non si riesce a vedere dalle spiagge affollate d’agosto, né dalle masserie trasformate in resort cinque stelle. Chi è interessato davvero a scoprirlo, può farlo entrandovi letteralmente in punta di piedi: la Via Francigena lo percorre da Nord a Sud seguendo il profilo della costa adriatica e ricalcando le orme dei pellegrini che, dopo avere visto Roma, proseguivano diretti in Terra Santa e, attraverso la via Appia e la via Traiana, giungevano il Puglia per imbarcarsi alla volta del vicino Oriente. Secondo l’itinerario ‘ufficiale’ del cammino, occorrono 16 tappe e altrettanti giorni per coprire la distanza fra Bari e Santa Maria di Leuca, ultima propaggine del tacco d’Italia e luogo d’incontro fra il mare Adriatico e lo Jonio. Il punto di partenza di questo itinerario non può che essere la Basilica di San Nicola, nella città vecchia di Bari, che custodisce le reliquie del santo ed è un luogo simbolo del pellegrinaggio fin dal Medioevo. Uscendo dal capoluogo, il Salento è ancora lontano all’orizzonte, ma si può apprezzare, passo dopo passo, giorno dopo giorno, il paesaggio in lento mutamento. Passando per Polignano, si fiancheggia la scogliera a picco sul mare, inframezzata da splendide calette, lasciandosi sulla destra campi a perdita d’occhio, disseminati di ulivi e fichi d’India e delimitati dagli onnipresenti muretti a secco che guidano il viandante verso l’alto Salento. Dopo Monopoli e Torre Canne, una macchia chiara compare sulle colline a ridosso del mare: è la città bianca di Ostuni, la cui immagine abbagliante accompagna il pellegrino per decine di chilometri, fino all’arrivo alla riserva naturale di Torre Guaceto. Si tratta di un’area protetta, marina e terrestre, di eccezionale valore naturalistico per la biodiversità che si esprime non solo nell’ambiente naturale, ma anche nelle colture della zona. Proseguendo si attraversa Brindisi e si approda a Lecce, dove vale la pena di soffermarsi sui capolavori dell’architettura barocca. Tappa obbligata per il pellegrino è piazza Sant’Oronzo, caratterizzata dalla colonna con la statua del santo e dall’anfiteatro romano. Dopo Martano si giunge a Otranto, la città più orientale d’Italia, ricca di luoghi d’interesse. Due fra tutti: la cattedrale con il celebre pavimento a mosaico e i resti dei martiri e, a sud del centro abitato, l’ex cava di bauxite, oggi divenuta un lago dai colori incredibili, una vera sfida per l’occhio di ogni fotoamatore. Ancora tre tappe e si giunge infine alla meta, il santuario di Leuca, Finibus Terrae. Tenendo a mente che, per gli antichi pellegrini, quell’ultimo lembo della penisola non rappresentava un traguardo, ma solo il punto di partenza per il viaggio più difficile e pericoloso, attraverso il Mediterraneo, verso la Terra Santa.

 

I VITIGNI A CONFRONTO

Il fiaschetto ritrovato

Dolce e succoso, il pomodoro fiaschetto coltivato nella riserva di Torre Guaceto rischiava di sparire dalle campagne, benché sia parte integrante della storia gastronomica del territorio brindisino: troppo dispendiosa la coltivazione e soprattutto la raccolta, troppo scarsa la quantità di raccolto rispetto alla redditività dei moderni ibridi da sugo. Invece, a un passo dalla sparizione, questo prodotto è stato salvato e rilanciato dalla caparbietà di un agricoltore illuminato e un vivaista con il sostegno dell’ente parco, e oggi è un presidio Slow Food, sempre più ricercato e utilizzato dai grandi chef nelle loro preparazioni.

 

STERNATIA E MARTANO

Nei borghi dove si parla il Griko

Ancora oggi, tra i vicoli di Sternatia o di Martano, può capitare di sentire due anziani che, seduti davanti all’uscio, si scambiano saluti in una lingua sconosciuta, misteriosa e colorata. Nella eccezionale varietà culturale e dialettale della Puglia, sopravvive caparbiamente anche il griko, una lingua che ha molti vocaboli in comune con il greco e che, secondo gli abitanti della zona, trae origine dalla antica e radicata colonizzazione ellenica della Magna Grecia. L’area geografica in cui sopravvive il griko è la Grecìa Salentina, che comprende i Comuni di Calimera, Castrignano de’ Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino.

 

STERNATIA E MARTANO

Qui il cinema è Reale

Nei lunghi calendari delle estati salentine, fitti di sagre e feste patronali accompagnate da fuochi d’artificio e luminarie, si è fatta largo pian piano quella del Cinema del Reale. Si tratta di un vero e proprio festival che deve il crescente successo a un progetto che non si esaurisce in un elenco di proiezioni. Obiettivo dichiarato è “quello di dare vita a un laboratorio-cantiere per l’accumulazione, lo scambio e la diffusione di opere cinematografiche” che “offrono descrizioni e interpretazioni personali del mondo”. Nella definizione rientrano reportage, documentari, film di famiglia, diari personali e così via. Il festival si svolge di solito a fine luglio, in borghi e castelli del Salento profondo, come Specchia e Corigliano d’Otranto.

 

PUNTA PALASCIA

Estremo Oriente

Il percorso della via Francigena in Salento, oltre a raggiungere il punto più meridionale del tacco d’Italia, ne lambisce il lembo più orientale. Punta Palascìa, sormontata dall’omonimo faro, si trova pochi chilometri a sud di Otranto ed è il luogo della penisola che vede per primo il sorgere del sole. Per questo, ogni 1° gennaio molte persone si ritrovano sul promontorio per assistere all’alba del nuovo anno. Il faro, eretto nel 1867 e alto 40 metri, è stato trasformato in museo ed è raggiungibile dalla strada percorrendo un breve e comodo sentiero. La scala a chiocciola che sale alla lanterna conta 150 scalini e l’ultimo guardiano del faro, Elio Vitiello, è morto pochi mesi fa, portando con sé la testimonianza di un mestiere d’altri tempi.