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Dagli Etruschi fino a Napoleone. Il vino elbano è storia

di LUCA FILIPPI -
4 aprile 2022
Vineyard at Campo la Feno

Vineyard at Campo la Feno

Benvenuti in paradiso: ogni pianta all’Elba, come nelle altre isole dell’Arcipelago Toscano dona dei frutti che hanno un sapore speciale. Un concentrato di sole, carattere, profumi  e sapori. E il vino esalta, al quadrato, la materia prima fornita dai vigneti ’eroici’, abbarbicati sulle colline, con le radici delle viti che vanno a cercare il meglio tra le rocce di granito e una incredibile varietà di minerali capaci di conferire agli acini un mix unico di dolcezza e sapidità. Il momento migliore per scoprire i vini delle isole toscane è settembre, durante la vendemmia, quando c’è anche la bellissima festa dell’uva a Capoliveri. Ma per apprezzare la bontà dei piatti di pesce accompagnati dai bianchi (vermentino all’Elba e Insolia al Giglio) va bene già anche questa primavera, prima del pienone estivo. Magari dopo una bella passeggiata tra i vigneti di Pomonte, sui sentieri del granito. La grandezza del vino elbano e delle altre isole dell’Arcipelago non si scopre certo oggi, l’Elba è descritta ‘insula vini ferax’ (isola feconda di vino) già da Plinio il Vecchio. Gli Etruschi, i Romani, i Medici, Napoleone Bonaparte, hanno tutti scommesso e creduto sul vino elbano che oggi è al centro del rinnovato interesse dei produttori. Perché, rispetto al passato quando si puntava soprattutto alla quantità, oggi si riesce a coniugare meglio le esigenze di produzione per il mercato con una qualità assoluta. Merito della riscoperta dei terrazzamenti e della piccola meccanizzazione che hanno consentito di recuperare antichi vigneti  con esposizione ottimale.  E poi la differenza la fa la cantina: le migliori tecniche enologiche consentono di esaltare le caratteristiche dell’uva. Le isole sono al centro dell’interesse anche delle grandi case vinicole: a Gorgona Frescobaldi produce vino da una decina d’anni: un bianco, blend di Vermentino e Ansonica, insieme ai detenuti della colonia penale che in cambio chiedono il sogno di un’altra possibilità per riavvolgere il nastro della propria vita: imparare un mestiere, passare il tempo in modo proficuo, credere nel domani. La produzione è limitata a sole novemila bottiglie e biologica. Un vino che nel giro di pochi anni anni ha conquistato i mercati internazionali, da New York al Giappone, e soprattutto i cuori di chi ha avuto la fortuna di assaggiarlo. “Nei profumi e nei sapori di Gorgona c’è tutto – dichiara Lamberto Frescobaldi presidente dell’omonima azienda vitivinicola toscana – l’amore per l’isola, la cura e la passione dell’uomo, l’influenza del mare e l’ambiente straordinario che danno vita a vini inimitabili ed esclusivi simbolo di speranza e libertà”.  
ISOLA D’ELBA

Quei dolci da mille e una notte. Il passito, un compagno ideale

All’Elba i passiti sono davvero speciali. E danno origine a dolci da mille e una notte. C’è il ‘Panficato’ di origine etrusca nella ricetta tradizionale e nella variante al cioccolato caratteristica del periodo natalizio. C’è l’Imbollita a base di fichi, miele e semi di finocchio. Ci sono i cantuccini in tante versioni e la ‘Schiaccia del minatore’, sempre con i fichi a farla da padrone. E, non può mancare la ‘Schiaccia briaca’, sia nella versione riese fatta con l’aleatico che in quella capoliverese con il moscato.  
LA CURIOSITÀ

Il vino marino. L’esperimento funziona

Una storia antica che diventa moderna. La viticoltura elbana scopre nuove frontiere, il vino marino: dalla Magna Grecia all’Elba. Giulia Arrighi, venticinquenne, lavora nell’omonima azienda agricola di famiglia a Porto Azzurro (Isola d’Elba) e studia Enologia e Viticoltura a Firenze. Nel 2020 si è aggiudicata l’Oscar Green della Coldiretti Giovani, sezione Creatività, per Nesos, un ‘vino marino’ che si ottiene facendo appassire le uve in mare, frutto di un esperimento enologico ideato dal professor Attilio Scienza e supervisionato dall’Università di Pisa.
ISOLA DEL GIGLIO

Ansonica Mediterraneo nel bicchiere

Al Giglio Ansonica è il nome del vitigno e Ansonaco è il modo in cui i gigliesi chiamano il loro vino. Corposo, con una gradazione tendenzialmente alta per un bianco (13/15°), ma vero testimone della grandezza dell’isola. L’Ansonica (conosciuta anche come Inzolia) è un vitigno di origine mediterranea diffuso soprattutto in Sicilia, coltivato dal 1500 sull’isola d’Elba e sull’isola del Giglio, presente sulla Costa dell’Argentario, nel livornese e nel grossetano. Il vino ottenuto è di colore giallo paglierino, con riflessi verdognoli, profumato, di sapore caldo ed armonico, poco acido.