Museo Egizio di Torino, 200 anni e non sentirli: 7 curiosità tra Faraoni e toporagni imbalsamati

In occasione del bicentenario sono stare inaugurate nuove aree espositive e modernizzate alcune storiche sezioni. E alla visita al museo, si può abbinare un tour tematico alla scoperta del design industriale della città

di GLORIA CIABATTONI
5 giugno 2025
La statua di Kha con la moglie Merit

La statua di Kha con la moglie Merit

Ha oltre 200 anni ma è giovanissimo rispetto alle meraviglie che custodisce: è il Museo Egizio di Torino che nel 2024 ha festeggiato il suo bicentenario, confermandosi come il più antico museo al mondo dedicato interamente alla civiltà egizia.

Per l’occasione sono stati fatti importanti lavori e inaugurate nuove aree espositive. Tra le principali novità, la riapertura della Galleria dei Re, completamente riallestita con un design moderno che valorizza le statue monumentali di faraoni e divinità. Anche il Tempio di Ellesiya, donato all’Italia dall’Egitto negli anni ‘60, è stato restaurato e arricchito con tecnologie immersive. Il museo ha ampliato i suoi spazi con l’aggiunta di quasi 1.000 metri quadrati, includendo nuove sezioni come la Galleria della Scrittura, la Sala dei Tessuti e il Giardino Egizio.

La passione di Carlo Felice

il Museo Egizio nasce dalla passione per l’archeologia di Carlo Felice di Savoia, che nel 1824 acquistò la collezione Drovetti, collocandola nel Palazzo “Collegio dei Nobili” progettato nel 1679 da Michelangelo Garove e successivamente ampliato. Poi nel 1832 si inaugurò il primo Museo Egizio. Ma eravamo agli inizi, infatti tra il 1903 e il 1937 gli scavi archeologici condotti in Egitto da Ernesto Schiaparelli e poi da Giulio Farina portarono a Torino circa 30.000 reperti. Il Museo ebbe una prima risistemazione delle sale nel 1908 e una seconda, più importante, nel 1924, con la visita ufficiale del re. A tal proposito, per sopperire alla mancanza di spazio, Schiaparelli ristrutturò la nuova ala del museo (chiamata poi “ala Schiaparelli”), nella quale espose reperti provenienti da Assiut e Gebelein. Da allora il Museo si è sempre arricchito di reperti e rinnovato: “Il bicentenario continuerà anche nel 2025” ha detto il direttore dell’Egizio, Christian Greco, alludendo al fatto che questo è un museo “vivo”, sempre pronto a offrire nuove esperienze ai visitatori.

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Possiamo scoprire il museo su www.museoegizio.it, per una visita virtuale prima di addentrarci nelle grandi sale che ci portano nel mondo dei Faraoni ma non solo, ci danno uno spaccato della vita dell’epoca, in primis certamente dalla parte dei potenti ( i committenti delle opere) ma anche del popolo e perfino degli animali. Ma ci sono tanti particolari da osservare, che possono sfuggire a una visita un po’ affrettata, ed uè n peccato perché rappresentano una sorta di backstage del mondo egizio. Eccone sette.

1. Par condicio femminile? Dipende dai casi

Si pensa che le donne, nell’antico Egitto, siano state in condizione subordinata rispetto agli uomini, ma non è così, avevano diritti civili e potevano esercitare numerose professioni, e alcune donne delle famiglie reali ebbero un grande impatto sulla società egiziana. Questa parità è evidente nella statua dell’artigiano Pendua e di sua moglie Nefertari, ritratti in maniera uguale, seduti, stessa altezza, due figure ciascuna con un braccio sulla spalla dell’altro, gesto di protezione, forse di affetto. Ma in generale, le statue di figure femminili, come le regine e le dee, erano spesso di dimensioni ridotte rispetto a quelle dei Faraoni e degli uomini importanti. E lo vediamo nella statua di Ramesse II, con la consorte Nefertari e il figlio. La statua, realizzata in granodiorite, raffigura Ramesse II in posizione frontale, seduto sul trono, con la corona khepresh e lo scettro heqa. La moglie Nefertari e il figlio Amonherkhepeshef sono scolpiti ai lati delle gambe del faraone, molto ma molto piccoli. Insomma la parità fra i sessi c’era, ma non sempre.

2. Un vitellino... i dettagli che fanno tenerezza

A uno sguardo superficiale alcune pitture possono sembrare ripetitive, ma bisogna osservarle con calma per scoprirvi un mondo. Come quelle che provengono dalla tomba di Iti e Neferu, il tesoriere del re e sua moglie, che mostrano scene di vita quotidiana, dalla caccia al raccolto. Osserviamo i dettagli, come il sacco sulla schiena dell’asino: l’artista, con la classica rappresentazione laterale, raffigura il sacco in verticale per mostrarne il lato nascosto. E c’è vicino una scena piccola, quasi nascosta, bellissima: è una vacca che lecca il vitellino appena nato, un’immagine di grande tenerezza che va al di là del tempo.

3. Erotismo e umorismo all’egiziana

Anche gli antichi egizi avevano un bel senso dell’umorismo, come si vede in un papiro del 1190- 1077 a.C. con animali che hanno comportamenti umani ma in modo parodistico. Poi ci sono scene “hard” ma anche queste in chiave comica. Cosa unisce gli animali umanizzati alle scene di lussuria? Forse il piacere della trasgressione, e un bel po’ di ironia.

4. Il libro dei morti...riciclato

Il nome “Libro dei Morti”, termine inventato a metà ‘800 dall’archeologo tedesco Karl Richard Lepsius, indica le formule magiche che servivano agli Egizi per affrontare il pericoloso viaggio nell’aldilà. Uno degli esemplari più famosi conservati al Museo Egizio torinese è il papiro di Kha, lungo 14 metri, che corredava la tomba dell’architetto Kha e di sua moglie Merit. Lui era un personaggio importante, capo architetto della Necropoli Tebana. l’archistar dell’epoca. Il papiro contiene 33 formule magiche e illustrazioni. Fino a qui niente di sorprendente. Ma i curatori del Museo hanno notato alcuni particolari, come gli spazi dedicati al nome del destinatario, che in alcuni capitoli è vuoto, e in altri i nomi di Kha e Merit hanno una spaziatura molto larga, perché lo scriba ha dovuto riempire un’interna colonna. E sembra che i nomi siano stato scritti sotto un testo cancellato. Insomma il papiro sembra essere stato riciclato. Gli esperti hanno riscontrato gli spazi vuoti per il nome anche in altri manoscritti, il che ha fatto ipotizzare che i “Libri dei Morti” potevano venire scritti in serie, e adattati al destinatario quando venivano acquistati. Un business di oltre 3.000 anni fa.

5. La parrucca e il beauty case di Merit

Si ha la sensazione di spiare una star al “trucco e parrucco” guardando gli accessori di bellezza di Merit, che ormai ci è diventata famigliare. Ammiriamo infatti la sua parrucca mirabilmente conservata, con ciocche di capelli veri, cucite e intrecciate alla moda della XVIII dinastia, quando la parrucca non era solo un accessorio di bellezza, ma un segno di status sociale, tanto preziosa da venire conservata in un bel contenitore. Poi c’è anche il beauty case di Merit: una cassetta con oggetti in alabastro con dentro gli unguenti, e un contenitore a forma di palma che serviva al kohl, cosmetico per gli occhi.

6. Lo sciopero ai tempi delle piramidi

C’è un papiro che può passare inosservato, ed è un peccato. Si legge: “Anno 29, sesto mese, giorno 10. Oggi la squadra ha attraversato i cinque posti di blocco della necropoli gridando: “Abbiamo fame! Sono già trascorsi 18 giorni di questo mese”; Gli uomini sono andati a sedersi nel retro del tempio funerario di Menkheperra”. E’ il primo sciopero della storia documentato nel cosiddetto “Papiro dello sciopero”, risalente alla XX dinastia egizia, durante il regno di Ramses III (1218 a.C. – 1155 a.C.), e narra della rivolta degli operai di Deir el- Medina, che lasciarono i lavori sulla tomba del faraone nella Valle dei Re. Da notare che non si trattava di schiavi ma di operai. Questo papiro non è il solo, anche altri (presenti nel Museo Egizio) descrivono conflitti e proteste dei lavoratori, artigiani altamente specializzati, che non ricevevano più le razioni alimentari pattuite come compensa, e denunciavano anche corruzione e furti. Le protesta descritte nel papiro furono ripetute periodicamente durante il regno di Ramses III e in quello di altri Faraoni della dinastia.

7. La mummia del toporagno

Che gli egizi mummificassero anche gli animali non ci sorprende, soprattutto i gatti, sacri e associati alla dea Baset. C’è un intero comparto nel Museo Egizio dedicato agli animali imbalsamati, dove spicca la mummia...di un toporagno, ben avvolta in bende, con una piccola testa dal naso appuntito. Sorprende che questo umile animaletto abbia avuto un tale onore, ma per gli Egizi era collegato a Geb, dio della terra e della fertilità, e del mondo dei morti. La mummificazione era anche un rituale religioso che garantiva la sopravvivenza dell’anima e la sua reincarnazione nell’aldilà e le anime degli animali erano dei messaggeri tra le persone e gli dei. I culti degli animali raggiunsero l’apice durante il Periodo Tardo e Tolemaico (664–332 a.C. e 332–30 a.C.), quando erano sacri i grandi animali come i tori e grande importanza avevano le loro mummie, ma anche bestioline più piccole come falchi, ibis e gatti, lucertole e appunto toporagni, venivano mummificate. Così al tempo dei Faraoni anche il piccolo umile toporagno, che oggi ci ripugna, aveva una sua dignità.

Torino e il design industriale

Dall’archeologia e dai reperti di oltre 3.000 anni fa a un passato molto più recente ma tutto da scoprire, quello dei quartieri storici e delle aree in trasformazione: Torino - nel 2014 Torino è stata designata Città Creativa Unesco per il Design – invita a conoscere luoghi, oggetti, segni e storie che testimoniano la vocazione creativa della città.

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La Città di Torino, Torino Urban Lab, il Circolo del Design, le Associazioni Federagit Confesercenti e G.I.A. Torino e Turismo Torino e Provincia hanno ideato sei percorsi guidati, a piedi, durata due ore, che raccontano il design come chiave di lettura della città. Così con una breve vacanza – basta anche un solo giorno - potremo scoprire il Museo Egizio e con conoscere quell’archeologia industriale che ci svela una Torino inedita fra design di ieri e di oggi.

I percorsi

Il primo percorso, “Barriera Di Milano Circolare”, ci porta alla scoperta della storia industriale del quartiere operaio per eccellenza, tra art nouveau, recupero di fabbriche e studi di design. La passeggiata con partenza da piazza Crispi attraversa ex aree industriali oggi riconvertite in spazi culturali e laboratori artigianali, la tappa finale è un interessante complesso di magazzini industriali dei primi del Novecento.

Il secondo, “Un Inferno Trasformato In Paradiso. Archeologia Industriale a Parco Dora”, è un tour nel cuore della Torino postindustriale in un equilibrio inedito. Tra le tappe: l’Environment Park, le Isole nel Parco, le Terrazze sul Parco e le storiche case Michelin – simboli di una città che guarda al futuro senza dimenticare le proprie radici.

Il terzo, “Nel cuore di Torino: riflessi di Storia, sguardi sul Futuro”, con partenza dall’Ufficio del Turismo di Turismo Torino e Provincia (piazza Castello) si snoda tra design, storia e visioni contemporanee. Il percorso inizia dalla Galleria Subalpina, con la Libreria Luxemburg rinnovata, poi lo scalone barocco del Museo del Risorgimento, Baratti&Milano caffè storico in piazza Castello, si prosegue poi da FRAV, concept store che incarna un’estetica urbana contemporanea, fino al foyer del Teatro Regio, progettato da Carlo Mollino, e alla conclusione in piazza Mollino, davanti al cantiere della Cavallerizza Reale, simbolo del dialogo tra passato e futuro.

I tre itinerari, della durata di circa due ore, hanno un costo di 7 euro; ridotto a 5 euro per over 65, ragazzi dai 12 ai 17 anni e possessori di Torino+Piemonte Card, Royal Pass o Abbonamento Musei; gratuito per bambini fino agli 11 anni.

Sono in fase di definizione i restanti tre itinerari, che si svolgeranno a partire da domenica 20 luglio sino a venerdì 26 settembre. Durante la settimana del design, dal 17 al 26 ottobre, e nel mese di novembre, invece, si potrà scegliere tra i sei itinerari.

Dove dormire

Per dormire, il B&B Hotel Torino President - via Antonio Cecchi, 67- è un 3 stelle in posizione strategica, dista infatti circa 2 km sia dalla zona di “Barriera di Milano”, che dal centro della città, che dalla stazione ferroviaria di Porta Susa, e ha buoni collegamenti di autobus. Dispone di 72 camere accoglienti (anche quadruple o doppie comunicanti), con bagno privato, connessione Wi-Fi gratuita, tv a schermo piatto, mini frigo, una cassaforte e aria condizionata. Il servizio reception è 24 ore su 24, il personale gentilissimo. Ha il parcheggio privato disponibile in zona senza prenotazione al costo di 10 € al giorno, ammessi i “quattro zampe” con un piccolo sovrapprezzo. La colazione a buffet, sia dolce che salata, è notevole sia per varietà che per qualità dei prodotti, ci sono anche con opzioni gluten free.