Mercoledì 24 Aprile 2024

La bellezza tra arte e natura

Città di Castello è uno scrigno di tesori inestimabili come lo è d’altronde tutto l’Altotevere

Città di Castello

Città di Castello

Se c’è un territorio che riesce ad abbinare sapientemente l’arte storica e quella moderna, passato e avanguardia, questo è l’Altotevere umbro. Terra di confine, quindi di straordinarie frammistioni culturali, di incroci, parallelismi e continui rimandi. Città di Castello, il magnifico abitato dei campanili, è un tesoro d’arte che parte dai secoli lontani e arriva ai giorni nostri. C’è il Medioevo, con la sua cinta muraria ancora doppia in certi punti, la trecentesca Porta Sant’Andrea, il Torrione San Giacomo e l’intenso Palazzo del Podestà. Ci sono dimore da sogno, palazzi d’altri tempi come il Bondi-Mancini, il Vitelli-Bufalini e il Cappelletti, c’è la Torre Civica e una piazza, piazza Matteotti, da sempre il centro, il fulcro, l’inizio e la fine della vita cittadina. Ma in anni più vicini a noi l’arte tifernate è stata segnata, e lo sarà per sempre, dall’avvento di uno dei più celebrati maestri dell’arte moderna, quell’Alberto Burri che ha segnato il Novecento mondiale con le proprie creazioni ispirate ai materiali più disparati, dalla plastica al vetro, in composizioni artigianali e combustioni capaci di ispirare i grandi informali, a partire da Andy Warhol. Museo Burri, Pinacoteca, Palazzo Albizzini ed ex Seccatoi del Tabacco trasformati in suggestivi contenitori culturali: in questi siti la cui visita non può mancare si raccoglie l’intensità artistica di Città di Castello, dell’Altotevere e dell’Umbria intera, appunto attraverso l’opera e la figura del maestro Alberto Burri. Da Luca Signorelli, che qui ha lasciato testimonianze rilevanti della propria grandezza, a Burri, parte un filo rosso fatto di intuizioni artistiche note e apprezzate in tutto il mondo e capaci di dar vita a contesti culturali con i quali è impossibile non confrontarsi se si vuole conoscere l’evoluzione del senso del Bello nel nostro Paese. In questo senso il territorio di Città di Castello può essere considerato un libro aperto tutto da sfogliare.

E poi c’è la natura, perché qui il Bello è inserito, incastonato quasi, in contesti naturalistici esaltanti ed ecologicamente certificati. Da queste parti l’Umbria è davvero quel polmone verde che si dice: l’uomo per fortuna non è riuscito a prevalere, anzi i suoi insediamenti produttivi, che pure non mancano, non deturpano un panorama ancora incontaminato. E allora, a Città di Castello e dintorni, forza con la cultura del buon cibo, del vino, dei prodotti della terra in genere ma anche con il gusto della scoperta di una bottega tipica, di un angolo caratteristico, magari di una suggestione che soltanto noi sappiamo cogliere. Da queste parti, infatti, il turista è coccolato ed avverte quasi l’impressione di essere lui per primo ad assaporare l’atmosfera magica che lo circonda in ogni passeggiata per vie, viuzze, strade e stradette intervallate da piazze e monumenti.

L’Altotevere terra di confine è un’esperienza da vivere per valutare a pieno titolo la realtà culturale dell’Italia centrale, i suoi rapporti con il mondo e le culture circostanti, il valore di una storia che ha creato tradizioni e non si è fatta sconfiggere dall’ansia tecnicista dei tempi moderni, sapendo anche rilanciare fino ai giorni nostri. Bello e buono qui si fondono, grazie a Dio, ed è una fusione che commuove.

 

Città di Castello La Torre Civica, un simbolo Simbolo di una città libera. La Torre Civica risale al XIV secolo e rappresenta il potere comunale. Dalla cima della torre si può ammirare il centro della città, la bellissima collina verde della Montesca e guardare oltre l’intera valle del Tevere. È riaperta al pubblico dopo un maxi restauro servito per installare un ‘cuorÈ hi-tech che monitora in tempo reale le condizioni della torre. – Torre Civica piazza Gabriotti 12, Città di Castello (PG)

 

Archeologia industriale Nell’ex fabbrica del tabacco ora regnano le opere d’arte Da luogo dove si raccoglieva il tabacco coltivato nell’Alta Valle del Tevere a suggestivo contenitore culturale: gli ex Seccatoi del Tabacco sono un grande esempio di recupero dell’archeologia industriale. Regista dell’operazione il maestro Alberto Burri che lo scelse come luogo dove ospitare le sue ultime creazioni. Ora sono esposte 128 opere, realizzate fra il 1974 e il 1993. Nel 2017 è stata inaugurata una nuova sezione museale nei sotterranei per esporre tutta l’opera grafica del maestro. – Ex Seccatoi del Tabacco via Pierucci, Città di Castello (Perugia)

 

Palazzo del Podestà Un doppio orologio scandisce le ore Il tempo a Città di Castello viene scandito dal doppio orologio delle ore e dei minuti di Palazzo del Podestà, che in cima presenta anche un suggestivo quadrante della rosa dei venti. Fu costruito da Angelo da Orvieto nel 1368, quando il Comune affittò cinque delle nove botteghe sottostanti. Sopra ogni porta è posta una piccola finestra a tutto sesto e in alto si aprono delle bellissime bifore ad ampio arco semicircolare. – Palazzo del Podestà piazza Matteotti, Città di Castello (PG)

 

Palazzo Albizzini Il mondo di Burri nella nobile dimora A Palazzo Albizzini è esposta la collezione dedicata ad Alberto Burri. Si tratta di 130 opere che ripercorrono il periodo storico tra il 1948 e il 1989. Sono presenti catrami, muffe, gobbi, sacchi, legni, ferri, combustioni, cretti e cellotex, oltre ai bozzetti per scenografie e alcuni esempi della produzione grafica. – Palazzo Albizzini via Albizzini 1, Città di Castello (PG)