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Casale del Giglio, sognando California nell'Agro Pontino

di LORENZO FRASSOLDATI -
28 marzo 2023
I vini di Casale del Giglio e Antonio Santarelli

I vini di Casale del Giglio e Antonio Santarelli

L’Agro Pontino, provincia di Latina, territorio senza un grande passato enoico, adesso è un terroir che si fa largo sulle guide e si divide fra uve autoctone, come il Bellone, e vitigni internazionali. Quasi un’altra piccola Bordeaux italiana. Il pioniere-demiurgo di questo rinascimento è Antonio Santarelli, dinastia di commercianti romani di vino-olio con origini abruzzesi. Trovatosi alla guida dell’azienda agricola di famiglia, Casale del Giglio, a Le Ferriere, circa 50 chilometri a sud di Roma, intuisce che quei terreni frutto delle grandi bonifiche degli anni ’30 sono un’area vergine da riconvertire a vigneto. Senza un passato, più facile costruire un futuro. Nel 1967 arriva l’acquisizione della grande tenuta (164 ettari solo di vigna) nell’Agro Pontino, oggi in parte biologica e il resto ecosostenibile. D’accordo col padre Dino nel 1985 Antonio avvia un progetto innovativo, mettendo a dimora sui terreni quasi 60 diversi vitigni sperimentali, un vero laboratorio enoico, da cui selezionare le attuali 20 varietà coltivate. Da uve rosse come Syrah e Petit Verdot, o bianche come Sauvignon, Chardonnay, Viognier o Petit Manseng, con la consulenza dell’enologo trentino Paolo Tiefenthaler, nasce una gamma di vini (monovitigni o blend) che richiamano modelli bordolesi o californiani, ma che si impongono sulle guide per stile, qualità e originalità, e presso il consumatore per un rapporto vincente qualità/prezzo. Oggi Casale del Giglio produce 1,7 milioni di bottiglie, vendute al 70% tra Roma e il Lazio, e fa ancora innovazione lavorando sul recupero e la valorizzazione di alcuni vitigni autoctoni del Lazio come la Biancolella di Ponza, il “Bellone di Anzio e, più recentemente, il Pecorino di Amatrice-Accumoli. Ultima sfida fare un bianco importante da uve Bellone, varietà antichissima, citata da Plinio, conosciuta anche come ‘uva pane’ coltivata solo nel Lazio, dai Castelli romani fino al litorale di Anzio e Nettuno . Sfida vinta con successo: il suo Radix è subito entrato tra i bianchi più premiati sulle guide, grande bicchiere da pesce.

Gli assaggi

Fra i rossi il principe è il Mater Matuta 2018 (syrah + petit verdot vinificati separatamente) complesso, avvolgente, ricco al naso e al palato (44 €). Di grande piacevolezza il rosso Matidia 2021, da uve Cesanese di un vigneto di Olevano Romano, sapido, verticale (14 €). Tra i bianchi il Radix 2018 è una Riserva di Bellone , maturato in tonneaux e anfora, frutta gialla e aromi mediterranei, al palato pieno e persistente (44 €). L’Anthium 2022 è il Bellone di annata, sorso solare e agrumato, sapido ed elegante, perfetto sul pesce (13 €).