Calabria, aria di Bergamotto e torrone tra eremi e monasteri

In questa terra dove si saluta l’alba sullo Ionio e ci si incanta al tramonto sul Tirreno è facile perdersi in incantevoli e silenziosi borghi

Calabria

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La provincia di Reggio Calabria è la metafora dell’Italia, lunga e stretta, dove convivono ambienti montani e coste assolate, culture e riti distanti anni luce tra loro. Si può salutare l’alba su un mare e osservare il tramonto su un altro, dopo avere attraversato borghi silenziosi e centri abitati dove regnano caos e traffico. Chiese, musei, una natura rigogliosa e una grande passione: la tavola.
 
Nel capoluogo visita d’obbligo agli undicimila metri del MArRC (beniculturali.it), diventato celebre per i suoi Bronzi di Riace, e al lungomare, costellato da spunti liberty. Verso nord, sulla spiaggia di Bagnara Calabra si è conquistati dal profumo del particolare torrone che si fabbrica nelle pasticcerie mentre nella frazione appollaiata a mezza costa, Pellegrina, è facile cedere alla fragranza del celebre pane. La costa si tuffa a picco nel mare e crea sfumature indaco che le hanno concesso il nome di Costa Viola. Chi apprezza un artigianato antico e autentico mette in calendario due tappe. La prima a Seminara, capitale calabra della ceramica, dove la fanno da padrone i colori decisi e forti di questa terra: gialli, rossi, verdi; l’altra a San Giorgio Morgeto alla scoperta dei cesti di vimini e canne intrecciati a mano. Il paesaggio riserva qualcosa di fantastico per la presenza di maestosi alberi d’ulivo, di varietà Ottobratico. E uscito da un racconto fantastico pare il MuSaBa di Mammola, il Museo Laboratorio Santa Barbara, ideato dall’artista Nicodemo Spatari, eccentrico pittore e scultore, che ha adunato maestri e opere d’arte contemporanea sui resti di un monastero basiliano. Mammola è anche  una delle capitali italiane dello stoccafisso, proposto in mille ricette nelle trattorie. L’aria di Bisanzio si respira nei mattoni e nei quattro strati di affreschi della chiesa-gioiello di Stilo, La Cattolica, e negli interni dei monasteri e degli eremi, San Giovanni in Theristis e Santa Maria della Stella, rischiarati dai ceri. Così è bello perdersi nell’antico borgo dove nacque il filosofo Tommaso Campanella e nei vicoli della vicina Bivongi, Borgo della longevità, con il 4% di popolazione ultranovantenne, dove la continua brezza che scende dal monte Consolino è una manna per la stagionatura dei salumi. Nelle chiese e nei palazzi nobiliari di Gerace si sovrappongono tracce bizantine,normanne e aragonesi. Ci si arriva per una tortuosa strada dopo avere visitato la città magno greca di Locri Epizefiri. Una delle tante comunità molecolari della penisola, in fuga dalla Tracia a metà del XV secolo, si insediò invece nella vicina Ciminà, patria di un caratteristico caciocavallo a due teste. San Luca e Bova sono due autentici paradisi per chi ama il trekking: un’infinità di sentieri, rispettivamente da est e da sud, portano alle foreste incontaminate dell’Aspromonte, un’Amazzonia in salsa mediterranea. A Bova si trova ancora chi, per mezzo di arcaici stampini in legno, produce il musulupa, un formaggio fresco di capra, con simboli ormai perlopiù incomprensibili. Chi vuole scoprire l’essenza dei profumi si ferma invece a Condofuri Marina, una delle patrie del bergamotto, alla base di due terzi dei profumi femminili e un terzo di quelli maschili. Pare che il frutto sia anche un ottimo anticolesterolico.
 
Ancora verso ovest, dopo la visita a una delle cantine locali, si doppia Punta Pellaro, rione di Reggio Calabria, inizio e fine del viaggio in un’Italia in miniatura.