Porte aperte nei palazzi

Fino a domenica è possibile entrare nei palazzi e nelle residenze del centro grazie alla biennale “Foto/Industria” promossa dalla Fondazione Mast: undici mostre in altrettanti luoghi

Civico Museo Bibliografico Musicale

Civico Museo Bibliografico Musicale

Oltre i portici... c’è di più. Bologna ha nei suoi famosi “porticos”, come dicono gli americani che sempre di più arrivano in visita nel capoluogo dell’Emilia Romagna, il suo biglietto da visita, assieme alle Due Torri, Piazza Maggiore, il Santuario della Madonna di San Luca. Ma c’è un’altra architettura tutta da scoprire tra le mura felsinee, che conquisterà quel turista in cerca di bellezza tipicamente italiana e desideroso di entrare nel backstage della famosa identità da “Grassa” che Bologna si porta dietro da secoli: fino al 24 novembre il visitatore curioso potrà entrare nei luoghi simbolo della storia e della cultura cittadina, palazzi e residenze (anche sedi di musei) che, una volta ogni due anni, si aprono grazie a una virtuosa manifestazione per cui la città è conosciuta nel mondo: “Foto/Industria”, la biennale della fotografia industriale, promossa dalla Fondazione Mast, altra destinazione fuori porta però, da mettere nella lista per godere del più brillnte landmark territoriale. Col suo programma espositivo diffuso, “Foto/Industria”, diretta artisticamente da Francesco Zanot, presenta undici mostre in undici luoghi.

Si può cominciare da Palazzo Zambeccari, base dello Spazio Carbonesi, dov’è esposto l’ambizioso lavoro “Olympia” dell’artista belga David Claerbout, proseguire per Casa Saraceni in via Farini per visitare “Tires/Viscose” di André Kertész e poi dirigersi verso l’Oratorio di Santa Maria della Vita in via Clavature, che ospita la corposa esposizione di Lisetta Carmi sul Porto di Genova del 1964. Virata verso palazzo Pepoli Campogrande in via Castiglione per gli scatti di Matthieu Gafsou e poi alla volta del Museo della Musica in Strada Maggiore per l’installazione “A Certain Collector B” del giapponese Yosuke Bandai. Si riparte verso la zona universitaria, fermandosi a Palazzo Paltroni in via delle Donzelle per la mostra dell’angolano Délio Jasse intitolata “Arquivo Urbano”.

A questo punto la tappa successiva è la Biblioteca Universitaria a ridosso di Palazzo Poggi in via Zamboni, per “Prospecting Ocean” di Armin Linke, sullo sfruttamento delle risorse marine, la Pinacoteca Nazionale in via Belle Arti per viaggiare nel tempo e trovarsi trai paesaggi della Ruhr di Albert Renger-Patzsch. C’è anche il Luigi Ghirri che prestava la sua fotografia iconica al mondo industriale, in mostra, e grazie a lui scendiamo nei sotterranei di Palazzo Bentivoglioin via del Borgo San Pietro, per scoprire uno dei nuovi spazi espositivi più amati di Bologna. Ultima tappa al MamBO, in via Don Minzoni, ubicato nell’ex forno del pane, per Stephanie Sijuco e la sua “Spectral City”.

 

BENTIVOGLIO

Suggestioni
 sotterranee
e non solo

È nei suoi sotterranei, uno degli spazi più suggestivi della città, dato alle mostre temporanee da circa un anno. La costruzione del Palazzo fu avviata dal conte Ercole nel 1519 e la mole del “palazzo moderno” doveva esser imponente: l’edificio alto tre piani era visibile fin dalla Strada San Donato, nell’attuale Piazza Verdi. La storia della famiglia Bentivoglio è secolare e si intreccia con le vicende di Bologna. I Bentivoglio affrontarono una scalata lenta: beccai (macellai), notai, condottieri, uomini d’arme, aristocratici. 

 

SANGUINETTI

Tra i banani
nel cortile
del museo

Il Civico Museo Bibliografico Musicale, nato nel 1959 per custodire le collezioni di beni musicali del Comune, ha assunto nel 2004 la nuova denominazione di "Museo internazionale e biblioteca della musica", con l’inaugurazione della sede museale di Palazzo Sanguinetti, che risale agli inizi del Sedicesimo secolo. Il cortile/giardino, al pari dell’edificio, è splenddo, con un trompe l’oeil a prospettiva di Luigi Busatti, incorniciato da una serie di banani che creano un lussureggiante contrasto. Le decorazioni rappresentano per Bologna una delle più significative testimonianze degli anni napoleonici.

 

ZAMBECCARI

Nelle sale
affreschi
e stucchi

È un edificio in stile neoclassico nel centro di Bologna. Il palazzo, che ospita Spazio Carbonesi, luogo per mostre e progetti artistici, venne progettato nel 1775 da Carlo Bianconi: d’effetto la  scalinata principale che presenta una quadratura di Giovanni Santi e Francesco Santini arricchita da decorazioni in stucco (1790) di Luigi Acquisti. Al primo piano si ammira una stanza decorata con un affresco di Giuseppe Maria Roli e Giacomo Alboresi raffigurante l’Olimpo. Spazio Carbonesi 
Location per eventi www.spaziocarbonesi.it

 

PEPOLI CAMPOGRANDE

Nobili stanze 
e storia
della città

Costruito a partire dagli anni sessanta del XVII secolo, il palazzo in via Castiglione 7, fu pensato come residenza della famiglia Pepoli, prima commercianti di stoffe e in seguito cambiavalute e banchieri. Le sale sono affrescate da Giuseppe Maria Crespi, Ercole Canuti, i fratelli Rolli e Donato Creti. Dall’altra parte della strada, sorge il palazzo Pepoli Vecchio dal civico 6 al 10: al numero 8 c’è il Museo della Storia di Bologna, parte di Genus Bononiae. Museo della storia Bologna
 Via Castiglione 8 
www.genusbononiae.it