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Archistar in cantina, dalla Val di Cornia al cuore del Chianti

di PAOLO PELLEGRINI -
4 aprile 2022
Petra winery, Suvereto, Tuscany, Italy

Petra winery, Suvereto, Tuscany, Italy

Per qualcuno è addirittura un tempio Maya, con quelle forme cha paiono descrivere una chiave terrena per aprire il cielo, o viceversa. E invece è una cantina: con la firma di Mario Botta. Azienda Petra, gruppo Terra Moretti, poco fuori Suvereto, in Val di Cornia. Si vede benissimo dal tracciato della nuova Aurelia a quattro corsie, tanto bene che rallenti, e ti vien subito voglia di cercare la prima uscita per andare vicino a curiosare. Come da un’altra superstrada, l’Autopalio Firenze-Siena, si vede bene il ‘sorriso’ che taglia la collina sopra Bargino, in Val di Pesa: e là dentro, sotto quelle vigne ordinate, non c’è una cantina, ma una vera e propria moderna cattedrale ipogea del vino, il regno della maison Antinori, costruita secondo il progetto di Marco Casamonti per il gruppo Archea utilizzando tutti materiali – il cotto del Brunelleschi, il legno, il calcestruzzo rosso – che richiamano locali tradizioni secolari di cultura materiale. Archistar in cantina. Fenomeno mondiale ma che in Toscana, culla e patria delle più grandi firme dell’architettura storica, trova degna sensibilità. C’è addirittura un circuito, un percorso ideato e patrocinato dalla Regione Toscana, attraverso questi moderni templi della costruzione. Legati del resto a filo doppio al vino, che è memoria antica del saper fare, che è icona su tutte le piazze del mondo, che è simbolo e tutela di un paesaggio inconfondibile, amatissimo e apprezzatissimo ovunque. Sono quattordici le cantine inserite nel percorso. Un viaggio lunga, attraverso tante denominazioni, tanti filari del Vigneto Toscano, con l’occhio pronto a cogliere dettagli, sfumature, messaggi lanciati dai singoli architetti: Mario Botta a Petra, s’è detto, e Marco Casamonti a Bargino. Ma anche Renzo Piano: a Rocca di Frassinello, siamo a Giuncarico nel comunque di Gavorrano, Maremma, ha realizzato la cantina dell’azienda nata dalla joint venture tra Castellare di Castellina e una delle maggiori griffe mondiali del vino, Domaines Barons de Rotschild – Chateau Lafite. Un brivido, in quella barricaia-auditorium che pare una chiesa, con il raggio di sole che entra dall’oculo centrale, quasi un rosone laico. E naturalmente la linearità elegante ed essenziale lavora per il massimo della funzionalità sostenibile. Come accade ancora in Maremma, alla Tenuta dell’Ammiraglia della maison Frescobaldi, disegnata dallo studio di Piero Sartogo e Nathalie Grénon, che anni prima avevano inaugurato la serie delle cantine d’autore in Toscana con Badia a Coltibuono, nel Chianti Classico. Non distante da quella, moderna ma custode di una conoscenza secolare, che Agnese Mazzei ha disegnato per l’azienda della propria famiglia, il Castello di Fonterutoli Marchesi Mazzei, vicino a Castellina in Chianti. Difficile raccontarle tutte, impossibile non citarne alcune. Ecco la struttura elegante e poderosa della Tenuta Argentiera a Bolgheri, e in tutt’altra zona e con tutt’altre linee il lavoro di Elio Lazzerini, sapientemente celato sotto le medievali pietre del borgo nella Tenuta Il Borro di Ferruccio e Salvatore Ferragamo a San Giustino Valdarno. Nascosta e integrata nel verde la cantina delle Mortelle di Antinori a Castiglione della Pescaia, linee asciutte e attuali per Le Ripalte all’Elba, per la Cantina di Montalcino, per Collemassari ai piedi del Monte Amiata. Dove il moderno si tuffa in misteri antichi.