Quando Firenze diventò terra di ricordi, leggende e luoghi cult

La città natale aspettò l'800 per omaggiare il poeta. Ma tra vie e piazze si può ritrovare l'atmosfera che cullò il giovane priore e il politico acceso

Il Ponte Vecchio a Firenze

Il Ponte Vecchio a Firenze

di Letizia Cini

Quali sono i luoghi da non perdere da vedere dedicati al Sommo Poeta a Firenze? Ci portano in un tour virtuale Caterina Cavalcaselle, Francesca Romani e Maura Chiavacci che, nell’autunno del 2015 hanno creato l’Associazione Culturale AbstrArt (www.abstrartfirenze.org). "Certamente – spiegano – il Battistero, il “mio bel San Giovanni”, come lo definisce Dante stesso nella Commedia. E proprio nel battistero Dante sarebbe stato protagonista di un gesto eroico: avrebbe salvato la vita a un uomo che stava per annegare nel pozzo battesimale. E per correre in suo soccorso avrebbe addirittura rotto il bel recinto marmoreo che un tempo racchiudeva il fonte. E poi via del Corso, con le torri dei Cerchi e dei Donati, che ci ricordano le divisioni e le terribile faide cittadine, che portarono anche all’esilio del poeta. E naturalmente il quartiere dantesco, racchiuso tra la Badia fiorentina, la chiesa di Santa Margherita dei Cerchi e l’oratorio dei Buonomini di San Martino. Qui si erge maestosa la Torre della Castagna, all’interno della quale Dante esercitò la sua carica di priore".

Verità e ‘bufale’ sulla chiesa nel quale avvenne l’incontro con Beatrice?

"Gli studiosi sono divisi nell’individuare in quale chiesa avvenne l’incontro con Beatrice ricordato da Dante nella sua Vita Nuova. Santa Margherita dei Cerchi fu di certo la parrocchia di riferimento per la famiglia dei Portinari. Qui trovarono sepoltura Folco, il padre di Beatrice, e Monna Tessa, fantesca della famiglia e ispiratrice della costruzione dell’Ospedale di Santa Maria Nuova. La sua lastra tombale è ancora oggi visibile all’interno di Santa Margherita. Beatrice, che aveva sposato Simone de’ Bardi, venne probabilmente sepolta nella cappella del marito a Santa Croce".

E la casa di Dante?

"La casa di Dante, che oggi ospita un museo didattico a lui dedicato, è in realtà frutto di una ricostruzione avviata nel tardo Ottocento, in occasione delle grandi celebrazioni per il centenario dantesco e Firenze capitale (1865). La vera abitazione si trovava qualche metro più in là, nei pressi dell’antica chiesa di San Martino al Vescovo. Lo conferma un documento che racconta di una “lite condominiale” tra gli Alighieri e il parroco vicino, irritato per le radici di un fico che invadevano il suo terreno".

Inquieta la statua in piazza Santa Croce... quante altre ne esistono in città?

"Si dovette aspettare l’Ottocento per arrivare ad avere dei monumenti ufficiali dedicati al massimo poeta fiorentino, e nessuno venne particolarmente apprezzato per la sua bellezza! Il primo fu il cenotafio inaugurato a Santa Croce nel 1830: pur non riuscendo ad ottenere le spoglie mortali del poeta da Ravenna, si decise di realizzare una “finta” tomba per il tempio che accoglieva le glorie italiane. Qualche anno dopo, nel 1842, una statua di Dante venne collocata nelle nicchie del Loggiato degli Uffizi, nel ciclo dedicato agli uomini illustri. E infine, nel 1865, il Divino Poeta venne immortalato dallo scultore Enrico Pazzi in una grande statua collocata al centro di piazza Santa Croce e poi trasferita nella posizione attuale solamente dopo l’alluvione del 1966".

Imperdibile?

"La fama del vate fiorentino si diffuse immediatamente dopo la sua morte e lo rese protagonista inconsapevole anche di tante leggende e novelle. La più nota è quella del “sasso di Dante”. Un’antica tradizione racconta che nelle sere d’estate, per cercare un po’ di fresco, il poeta avesse preso l’abitudine di sedere nei pressi dell’attuale cattedrale. Una sera gli si avvicinò uno sconosciuto e gli domandò quale fosse il “miglior boccone”. E Dante, senza alcuna esitazione, rispose: “L’uovo”. Un anno dopo, i due si incontrarono nuovamente nello stesso punto e l’uomo, convinto di cogliere di sorpresa il poeta, chiese a bruciapelo: “Con che?”. “Con il sale!”, replicò Dante, dando prova della sua eccezionale prontezza di spirito e di una formidabile memoria. A ricordo di questo episodio, in un palazzo d’angolo con piazza delle Pallottole, si trova murata una targa che reca l’incisione “sasso di Dante”".