Giovedì 18 Aprile 2024

"I ragazzi cerchino la bellezza tra le terzine"

Mariangela De Luca racconta la sua esperienza "da docente incito i miei allievi a non arrendersi. Leggere Dante è anche scoprire vizi e virtù"

Immagine firmata da Gabriele Pino per il programma 'La Banda dei Fuoriclasse' su RaiGulp

Immagine firmata da Gabriele Pino per il programma 'La Banda dei Fuoriclasse' su RaiGulp

Come spesso dico ai miei alunni leggere Dante è un dovere morale, lo dobbiamo all’amor patrio, alla bellezza indiscussa e magnetica della nostra lingua. Mi correggo quasi subito, aggiungendo che il lettore, contrariamente a quanto la parola “dovere” suggerisca, si divertirà: ‘‘Lector, intende, laetaberis!’, direbbe Ovidio. L’effetto che il nome Dante suscita tra i banchi di scuola è sempre il medesimo: i ragazzi credono sia qualcosa di troppo complesso, incomprensibile e per questo noioso; io rispondo loro di non arrendersi e di continuare a cercare la bellezza, anche se nascosta, anche se non immediatamente intellegibile tra i suoi versi: il viaggio sarà periglioso, colmo di insidie, ma arricchente come quello di Ulisse. Dante è l’autore più vicino alla terra e ai suoi vizi, più vicino al cielo e alle sue virtù; ed è proprio in questa specularità eterna che si attua il miracolo di un riconoscimento, inteso come una vera e propria agnizione, in grado di avvenire a qualsiasi età. Dante ci insegna che l’uomo non è perfetto, ma perfettibile ed è proprio la tensione, il vibrare verso l’obiettivo come una freccia, a motivare la nostra vita, a renderla unica. Mi sono sempre chiesta come vincere l’iniziale diniego degli alunni, come dare l’abbrivo in grado di far salpare la navicella del loro ingegno.

L’incipit mi è sempre stato fornito dall’osservazione: Dante tocca tutti gli aspetti della vita umana, conosce, spiega e illustra ogni sfaccettatura dell’animo, basta solo partire da quello viciniore, da quello in grado di catturare l’attenzione dell’uditorio. L’anno scorso in una prima dell’Istituto alberghiero, nel quale tutt’ora insegno, sono partita dalla figura di Caronte e dalla fatidica domanda: "Sapete di chi si tratti?". Al cambio dell’ora li avevo sentiti canticchiare "Belzebù, nel girone con Caronte salta su questo groove", la strofa di un celebre brano del rapper Tedua. Se oggi dovesse capitarmi un’altra classe restia a intraprendere la lettura di Dante non esiterei a parlare del “bosco di me” della cantante Madame, la cui ritmica, il cui modo di spezzettare i versi si accorderebbe benissimo a una nuova, futuristica lettura dei canti infernali. Gli spunti musicali, artistici, letterari (se ragioniamo in termini di rimandi con il mondo moderno) sono davvero tantissimi. Una volta agganciata l’attenzione della classe, ho sempre lavorato con la giusta lena affiancando una lettura semplificata e illustrata della cantica con la lettura dei versi veri e propri, da gustare quando già si conosca la storia, così da trovare la forza di non scoraggiarsi dinanzi a una lingua apparentemente straniera.

Mi è capitato spesso di sentirmi dire: "Prof. ma cosa significa vuolsi così colà dove si puote, ciò che si vuole? Pur sforzandomi, mi sfugge completamente il significato della frase". Ho risposto di lasciare le parole libere di compiere la loro malia d’amore. Solo in un secondo momento, al pari di quanto potrebbe capitarci con un brano musicale straniero, ci occuperemo dei significati. Lo stesso Caronte, il primo contro cui verrà sferzata questa celebre terzina (seguirà Minosse nel V canto), non deve capire: questi versi suonano come uno scioglilingua e a lui, nella triste miseria della sua condizione, è interdetta la capacità di avvicinarsi alle parole di Dio. Noi, al contrario, possiamo avvicinarci alle parole divine di Dante, consapevoli del fatto che nella difficoltà incontrata si celi la grandezza di quello che potremmo imparare.

È una sfida in piena regola, in grado di lanciarci in orbite di rimandi continui e sofisticati con il mondo contemporaneo… come il nome dell’autore suggerisce "colui che dà", Dante si configura, oggi come allora, come colui che dona le ‘parole chiave’ di accesso al mondo. Terminata la lettura della Commedia ci sembrerà di aver scalato una montagna, non rimarrà che godere del paesaggio unico dell’altezza.

*insegnate e divulgatrice televisiva