Giovedì 25 Aprile 2024

Dal Medioevo ai giorni nostri Dante è la star di secoli d'arte

Dal mese di aprile i Musei San Domenico di Forlì sede di una grande esposizione che ricostruisce per immagini l’universo del poema

'Il conte Ugolino nella torre della fame' di Antonio Gualdi

'Il conte Ugolino nella torre della fame' di Antonio Gualdi

Un anniversario non è mai solo un anniversario. Celebrare Dante nel 2021, nel settimo centenario della morte, significa celebrare il fondamento culturale dell’Italia e della sua civiltà. Dante è l’insieme della sua opera non staccata dall’insieme della sua vicenda storico esistenziale. Molti, in ogni tempo e da diverse culture, hanno visitato Dante e la sua opera. Il che rende estremamente ardua ogni nuova visitazione. Anche solo per la Commedia ci troviamo di fronte a un grande Codex della cultura occidentale. Storia, politica, teologia, filosofia, scienza, mitologia, diritto, poesia e prosa, profezia e spiritualità vi trovano spazio e intreccio unici e singolarissimi. Si potrebbe persino dire che il testo di Dante è come cresciuto in sé stesso per le interpretazioni, i rispecchiamenti, le appropriazioni che le diverse stagioni storiche e culturali, con le loro necessità e i loro drammi, ne hanno fatte. Fino a diventare forma mentis di un’intera civiltà. Tutto quel che è accaduto dopo, sotto il cielo, ha trovato qui "intelligenza". Forse perché egli ha raffigurato quanto vi è sotto il cielo guardandolo, metaforicamente, dal cielo. Anzi è come se Dante, con la sua opera, avesse determinato il modo stesso di intendere - ben oltre il dogma cristiano - la figura dell’aldilà, e con ciò il destino mondano e ultramondano dell’uomo.

Questo ‘realismo storico’ proiettato nell’eternità è reso possibile dalla concezione cristiana dell’umano, secondo la quale la conformazione dell’aldilà dipende da quanto è avvenuto nello spazio e nel tempo della vita. Quanto è accaduto nella storia ha modificato quel che è chiamato ad essere eterno. Del resto questa corrispondenza tra cielo e terra è ben presente fin nella consapevolezza interpretativa del poeta, in un intreccio personale e collettivo che lo riguarda: "Se mai continga che ‘l poema sacro al quale ha posto mano e cielo e terra,sì che m’ha fatto per molti anni macro,vinca la crudeltà che fuor mi serradel bello ovile ov’ io dormi’ agnello,nimico ai lupi che li danno guerra” (Paradiso XXV, 1-6).

In tutti e tre i regni, l’Inferno, il Purgatorio, il Paradiso incontriamo un’abbondanza inesauribile di figure visibili che conservano i tratti creaturali. Dante non racconta, ma mostra; non esprime semplicemente sentimenti, li fa diventare gesti. Il suo è un “visibile parlare”, un raccontare figurativo. Nelle tre cantiche non si ragiona soltanto, ma si vede, si ode, si sente.

Anche l’arte, tutta l’arte, è andata infinite volte a Dante e alla Commedia. La sua opera non solo ha ispirato nei secoli schiere di artisti, ma l’arte figurativa, particolarmente la pittura e la scultura sono linguaggio e metafora interne alla Commedia: il rapporto tra il contemplare della visione dantesca e il vedere della raffigurazione dell’arte è evocato e tematizzato dallo stesso poeta in più luoghi della sua opera. Accade, ad esempio, nelle balze del Purgatorio (Canto X), quando gl’intagli del marmo candido e adorno paiono scolpiti, più che da Policleto, dalla natura stessa e l’angelo dell’annunciazione “pareva si verace”, “che non sembrava immagine che tace”. Accade nel Paradiso (Canto XXIV), al culmine della contemplazione, che per illustrare il tema dell’amore altro non possa fare che ricorrere alla metafora pittorica: “perché ’l viso hai quiviov’ogni cosa dipinta si vede”.

L’esposizione forlivese del 2021, La visione dell’arte, dal primp aprile all’11 luglio, affronta un arco temporale che va da Duecento al Novecento. Il rapporto tra Dante e l’arte vi è ricostruito per la prima volta interamente. Nel rievocare gli artisti che si sono cimentati nella grande sfida di rendere in immagini la potenza visionaria di Dante, delle sue opere e in particolare della Divina Commedia o hanno trattato tematiche simili a quelle dantesche, o ancora hanno tratto da lui episodi o personaggi singoli, sganciandoli dall’intera vicenda e facendoli vivere in sé.