di Andrea Bonzi
Si può ridere anche all’Inferno. Parola di Marcello Toninelli, autore della più completa serie di strisce umoristiche su Dante e la Divina Commedia. Un lavoro unico e certosino, che ripercorre tutte e tre le Cantiche dell’opera trecentesca e che ha accompagnato la carriera del fumettista e scrittore senese per oltre 50 anni, con continui aggiornamenti grafici e contenutistici. Un omaggio schiettamente pop, ma non privo di (amare) riflessioni: "Dai tempi dell’Alighieri ad oggi, gli italiani non sono molto cambiati, incapaci come allora di superare divisioni, campanilismi e settarismi".
Toninelli, come è nata l’idea, nel lontano 1969, di fare una striscia con Dante?
"Quell’anno la rivista Off Side invitò gli aspiranti fumettisti a proporre i loro lavori. Io, appena diplomato ragioniere, inviai un paio di battute dantesche nate sui banchi di scuola. L’idea di una Divina Commedia a fumetti piacque alla redazione, che mi invitò a realizzarla nel formato che allora andava per la maggiore: la striscia umoristica. Qualche mese dopo, il mio Dante debuttava sulla copertina del giornale che, ahimè, ebbe vita corta".
Da subito pensava di realizzare tutte e tre le Cantiche - Inferno, Purgatorio e Paradiso - o è stata un’aggiunta successiva?
"No, volevo fare solo l’Inferno, la Cantica più interessante. Ma quando arrivai a pubblicarlo su Il Giornalino, il celebre settimanale per ragazzi, riscosse un tale successo che il direttore, don Tommaso Mastrandrea, mi chiese di realizzare anche Purgatorio e Paradiso. E, visto che la formula funzionava, mi affidò anche Iliade, Odissea, Eneide e Gerusalemme Liberata".
Perché la Divina Commedia è così adatta a una trasposizione a fumetti?
"Il carattere episodico del poema si sposa perfettamente con la struttura del fumetto e soprattutto con una narrazione a strisce umoristiche".
Qual è il maggiore spunto comico che secondo lei offre la Commedia? C’è una striscia o un personaggio, tra quelli di cui ha fatto la parodia, a cui è più legato e perché?
"Per chi, come me, fa dell’umorismo una componente quotidiana del carattere, il capolavoro di Dante offre sconfinati spunti comici. Quello che ho riscontrato avere maggiore presa su lettori e lettrici è il tormentone del ’Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole...’ pronunciato da Virgilio, che nessuno capisce. Quanto al personaggio, quello a cui sono più affezionato è il bestemmiatore Capaneo, che per alcuni anni ho usato persino nei biglietti da visita e nella carta intestata: mi riconosco nel suo rifiuto, anche nella sconfitta, di piegarsi davanti al Potente".
Come si immagina possa essere un Inferno contemporaneo, da un ipotetico Dante del 2021?
"In Dante 2.0 – Ritorno all’Inferno, un libro che uscirà a settembre, in occasione della ricorrenza del settecentenario della morte dell’Alighieri, ho immaginato che Virgilio torni a prendere il poeta a bordo di una De Lorean (l’auto di Ritorno al Futuro, ndr) per portarlo nel 2000 a visitare una nuova sezione infernale. Lì sono puniti i peccati della modernità: inquinamento, traffico e spaccio di droghe, femminicidi, violenza politica e quant’altro. Mi sono divertito a scriverlo in terzine di endecasillabi come la Commedia originale, facendone poi anche la versione a fumetti".
Insomma, Dante è morto da 700 anni ma per lei è quasi un’ossessione, o no?
"Direi piuttosto un caro amico che mi sta al fianco ormai da più di cinquant’anni e col quale amo condividere nuove avventure editoriali appena ne ho l’occasione".