Darsena Europa,
la porta verso il futuro

Cos’è e a cosa servirà la grande infrastruttura portuale che sarà costruita a Livorno.

Il progetto, le cifre, le aspettative: tutto dalla voce dei protagonisti.

Banchine, terminale e dighe: un’opera colossale

Tutte le cifre e le curiosità della Darsena Europa che sorgerà a Livorno

di Michela Berti

Il porto di Livorno si avvia ad avere una sua nuova, importante, fisionomia. È stato, infatti, firmato il contratto di appalto che permetterà di realizzare le necessarie opere marittime di difesa e dragaggio, primo passo verso la futura realizzazione della Piattaforma Europa, da cui dipende lo sviluppo a mare di quella che, da sempre, è la principale porta d’ingresso della Toscana. Questa opera non solo cambierà il volto di questo porto, ma avrà anche un impatto rilevante su tutto il sistema portuale toscano, in particolare dell’alto Tirreno, in chiave di ammodernamento e di sviluppo dello stesso”.

 

Sono le parole del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani alla firma del contratto di appalto integrato per la realizzazione delle opere marittime di difesa e dei dragaggi dello scalo livornese. È la firma della svolta per il porto di Livorno che ospiterà la più grande infrastruttura della Toscana: la Darsena Europa.

Il porto di Livorno

La Darsena Europa offrirà 3 chilometri di banchine, 2 grandi terminal, 2 milioni di metri quadrati di nuove aree, 16 milioni di metri cubi di dragaggi, 4,6 chilometri di diga foranea e dighe interne per 2,3 chilometri e un nuovo ingresso portuale con fondali fino a – 20 metri.

 

Vediamo meglio questi interventi. Prima sarà realizzato il nuovo terminal contenitori, poi ci sarà il potenziamento delle autostrade del mare e dei traffici RoRo e Ro-Pax. Verranno costruite due nuove dighe, una da 4,6 chilometri che servirà come protezione esterna al porto e una interna lunga 2,3 chilometri per delimitare le nuove vasche di colmata da 90 ettari che si aggiungeranno a quelle esistenti da 70 ettari. Le vasche di colmata ospiteranno la sabbia dragata: in totale verranno dragati 15,7 milioni di metri cubi di sabbia, melma e rocce, e il fondale passerà da 12 metri a un massimo di 20.

La firma del contratto, avvenuta a marzo, è un atto decisivo che vede protagonista il raggruppamento temporaneo di impresa formato da Fincantieri Infrastrutture Opere Marittime, Società Italiana Dragaggi, Sales, Fincosit. Un contratto da 377 milioni di euro per la realizzazione delle opere marittime di difesa e dei dragaggi previsti nella nuova prima fase di attuazione della Piattaforma Europa. Un’opera attesa da anni per cambiare le potenzialità del porto di Livorno, uno dei principali scali italiani che nel 2021 ha movimentato 34,3 milioni di tonnellate di merce (+8,1% sul 2020, -6,5% sul 2019) e 791mila container da 20 piedi (+10,5% sul 2020, +0,2% sul 2019).

 

Pensata quando il governatore della Toscana era Enrico Rossi e ai vertici dell’Authority c’era Stefano Corsini, per consentire a Livorno di salvarsi dagli effetti nefasti del gigantismo navale, il progetto è decollato con il presidente della Regione Giani e il commissario Guerrieri.

L’iter pubblico è iniziato con il via libera della Conferenza Unificata al decreto proposto dall’ex Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, che destinò 200 milioni di euro alla realizzazione del nuovo terminal container dello scalo labronico, il progetto della Darsena Europa ha acquisito una dotazione finanziaria pubblica di 550 milioni di euro. Poi i 200 milioni assegnati dalla Regione Toscana, i 50 stanziati dal Cipe nel 2016 e i 100 milioni a valere sulle risorse dell’Autorità di Sistema.

Ma non fermiamoci al mare

La Darsena Europa da sola non basta: guai perdere di vista lo sviluppo di tutte le altre infrastrutture per i collegamenti

di Alessandro Antico

Il periodo d’oro del porto di Livorno è ormai alle spalle da tempo. Le evoluzioni e le trasformazioni dell’universo economico, complici le varie e pesanti crisi che si sono susseguite, hanno avuto l’effetto di ridimensionare drasticamente anche i traffici marittimi. Non è un problema solo di Livorno, sia chiaro, giacché la mano pesante della recessione e la vetustà di strutture e sistemi hanno fatto segnare il passo anche a realtà più grandi, Genova e Napoli in primis.

 

Adesso, però, è stata intrapresa la rotta della svolta: Livorno è destinata a crescere e a confermarsi terzo porto italiano. Analizzando progetti, cifre e stime – quando la Darsena Europa sarà finalmente realizzata – è chiaro che ci troveremo di fronte a un’occasione da sfruttare al massimo.

 

Ma il futuro chiede che la Darsena Europa non resti un’entità isolata e a se stante, poiché vedrebbe ridotte di gran lunga le sue potenzialità. Le vie del mare sono state, sono e saranno vitali per Livorno, ma non potranno condurre molto lontano se disgiunte dalle altre infrastrutture la cui crescita dovrà procedere di pari passo con quella della realtà portuale.

Da qui l’importanza di rivedere concretamente i collegamenti terrestri, sia su strada che su ferrovia. Vi sono programmi ambiziosi, in Toscana.

 

La Strada di Grande Comunicazione Firenze-Pisa-Livorno, per esempio, nelle intenzioni degli amministratori locali necessita di interventi di miglioramento dai quali ormai non si può prescindere. È impensabile viaggiare su due corsie strette e ormai non più in grado di sopportare (e supportare) la mole del traffico pesante che la attraversa. Per non parlare poi del Corridoio Tirrenico, che finora si è rivelato più grande nelle intenzioni e nelle polemiche che nei fatti.

 

Poi vi sono le linee ferroviarie, che ormai non possono più fare a meno dell’Alta velocità per non relegare la costa a un’enclave isolata, insieme all’altra serie di collegamenti su rotaia con Pisa e con Firenze, che dovranno essere necessariamente potenziati per non perdere la fondamentale coincidenza con il treno dello sviluppo, della crescita, del lavoro.

Si guardi alla Darsena Europa come un’occasione da non fallire, dunque. Gli investimenti ci sono, al pari degli impegni e dell’entusiasmo di tutti gli enti coinvolti. Il governatore della Toscana, Eugenio Giani, crede nel progetto e rilancia: “Per il futuro si salpa da qui, Livorno sarà un hub d’eccellenza”.

 

Giusta quindi la raccomandazione che non venga persa di vista l’importanza di tutto il resto del sistema-trasporti che da quelle banchine imboccherà la strada della crescita e della ricchezza per tutta la Toscana. I tempi sono già stretti, bisogna fare presto nella realizzazione. E bisognerà vigilare attentamente sulla regolarità delle assegnazioni degli appalti e delle procedure, affinché la Darsena Europa sia concretamente un’opera utile e non una cattedrale nel deserto o uno scrigno per il malaffare.

«A Livorno un terminal da un milione e 600 mila containters»

Il presidente della Port Authority, Guerrieri: «È previsto un grande investimento anche per le fonti di energia rinnovabili»

Luciano Guerrieri, presidente dell’Autorità Portuale di Sistema Livorno e Piombino, è anche commissario del grande progetto Darsena Europa. Un ruolo, quello del commissario, che gli permette di accelerare i tempi per la realizzazione di un’opera che il porto di Livorno aspetta da anni.

Realizzare la Darsena Europa significa conquistare quali mercati?

 

«Prima di tutto il mercato dei contenitori perché si tratta di raddoppiare, potenzialmente, la capacità della situazione attuale. Avremo un terminal da 1 milione e 600mila contenitori. Naturalmente non è che fatta la Darsena Europa arriveranno subito i contenitori, ci sarà una crescita. Darsena Europa si inquadra in un programma di miglioramento logistico complessivo del nostro scalo. Lo Scavalco, ad esempio, è in corso; si prevedono miglioramenti di accessibilità anche in banchina, e poi l’interporto, le politiche di sistema e integrazione con il porto, che dovrebbero consentirci di far arrivare e defluire ulteriori traffici».

 

Una trasformazione complessiva del sistema portuale. Non solo banchine dunque, ma anche il retroporto…

 

«Si sta procedendo in maniera integrata in modo da avere, nel 2026-2027, una situazione migliore per quanto riguarda anche l’accessibilità terrestre, con i collegamenti ferroviari, quella marittima con maggiori fondali e le banchine con spazi che Livorno attende da anni. Questo ci darà la possibilità di ampliare l’offerta anche su altri traffici dove Livorno ha un primato. Penso ai ro-ro, alle auto, con aree che possono liberarsi sulla Darsena Toscana, al terminal Lorenzini. Penso alle rinfuse ed ai passeggeri».

 

Ricadute importanti dunque su tutto il territorio, a partire dalla rete della logistica?

 

«Sì, la programmazione nostra e del Comune va proprio in questa direzione. Con le zone logistiche semplificate che presto saranno approvate e gradualmente riusciremo ad attivare in modo da avere non soltanto un territorio attraversato, ma un territorio in cui ci si insedia, si produce, si fa logistica, e si lavorano merci prodotte».

Dunque creare nuove opportunità di lavoro?

 

«Certo, il nostro fine è quello di dare nuova occupazione. Incrementare traffici portuali che possono dare un ritorno positivo. Quindi non solo cambiamento infrastrutturale, ma anche dal punto di vista dell’innovazione e dell’energia».

 

Può approfondire quest’ultimo aspetto?

 

«Abbiamo più di cento milioni di euro da spendere anche per quanto riguarda l’energia da fonti rinnovabili nei nostri porti. A Livorno abbiamo il cold ironing ma anche i progetti legati a fonti rinnovabili, l’attivazione di progetti sperimentali sull’idrogeno che mano a mano passeranno da sperimentali a definitivi. Si punta sull’innovazione con un lavoro di progressivo ammodernamento sia per quanto riguarda i traffici passeggeri o merci, l’infomobilità, il miglioramento dei transiti ai varchi, la sicurezza e quindi la collaborazione con la guardia costiera per il monitoraggio di quello che avviene in porto e in mare in maniera automatica. Il lavoro che si sta facendo per facilitare le manovre dei piloti, proiezioni che riguardano l’interfaccia banchine, nave, mezzi in modo che attraverso i sistemi innovativi ci possa essere un dialogo per la gestione delle operazioni portuali».

Luciano Guerrieri, presidente Port Authority

Intorno alla Darsena Europa si sta muovendo un mondo…

 

«Non va avanti solo la progettazione della Darsena Europa come struttura, ma anche quella immateriale e gestionale rivolta ad aumentare questi traffici che potranno essere superiori. Puntiamo ad affiancare anche un’industria che possibilmente si insedi nel retroporto”.

 

Insomma, costruirete un porto ideale?

 

«L’ideale è realizzare l’opera nei prossimi 4 e 5 anni. I tempi nei quali si faranno i giochi. Più riusciremo a essere rapidi nel cambiare e prima saremo avanti anche rispetto ad altri competitors. È una corsa contro il tempo che facciamo come Autorità Portuale, ma anche il territorio deve fare la sua parte».

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