Sabato 20 Aprile 2024

Musei e gallerie: "L’ora del cambiamento" La pandemia ridisegna i luoghi della bellezza

La ricetta della presidente del Museo Marino Marini di Firenze, Patrizia Asproni: "Dobbiamo vivere la crisi come un’ opportunità per superare i limiti"

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di Letizia Cini

"Mi occupo da tanti anni di organizzazioni e istituzioni culturali gestendo la complessità che questo implica. Certo, mai avrei pensato che ci saremmo trovati a fronteggiare una crisi come quella che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo". A parlare è un’esperta del settore di lungo corso, Patrizia Asproni, presidente della Fondazione industria e cultura e del Museo Marino Marini Firenze.

Un doppio shock...

"Esattamente: quello della pandemia e quello della pervasività del digitale. Credo sia necessario un momento di riflessione su come adattarsi a questo cambiamento anziché rifugiarsi nella certezza del passato".

In che modo?

"Quando Milton Friedman, uno degli economisti liberisti più estremi, scriveva “Soltanto una crisi, reale o percepita, produce un vero cambiamento. Quando quella crisi si verifica le azioni intraprese dipendono dalle idee che circolano” aveva ragione. Per chi si occupa di Cultura, di Musei, questa è un’opportunità per andare più in profondità, approfittando di questa irripetibile circostanza".

Quali sono i nodi principali?

"Come la pandemia sta mettendo a nudo le disuguaglianze globali e nazionali, i musei e le istituzioni culturali devono riconoscere che essi stessi sono intessuti in un tessuto sociale che si sta rivelando dolorosamente sfilacciato. Mentre anticipiamo gli effetti sociali del nuovo Coronavirus, sembra che valga la pena chiedersi se il “modello di business” che è stato finora inseguito e applicato - il gigantismo di musei e le espansioni di archistar, le mostre blockbusters e il turismo mordi e fuggi - sia ancora sostenibile dal punto di vista finanziario e ambientale".

Tenere tutto questo in equilibrio... una sfida straordinaria.

"Dobbiamo considerare l’attuale “stato di eccezione” non solo come un vincolo (cosa che ovviamente è), ma come un momento per sperimentare, per sostenere opportunità di ripensamento radicale, per connettere, e, cosa più importante, diversificare il pubblico, aprire ancora più liberamente collezioni e archivi, spettacoli, cinema e teatro non solo restituendoli alla frequentazione ma rendendoli davvero accessibili a una gamma completa di cittadini (e non cittadini) , in forma non più solo analogica ma digitale democratica, in cui l’internet delle cose interagisce positivamente con le cose fuori da internet".

Un nuovo modello di racconto dell’arte e della cultura?

"Dovessimo sintetizzarlo in uno slogan, potremmo dire che si tratta di ripensare il paradigma, con l’obiettivo di ricongiungere in una narrativa culturalmente funzionale passato, presente e futuro. Soprattutto dal punto di vista della connessione tra generazioni".

I luoghi della cultura devono essere sempre di più luoghi di educazione e formazione?

"Certo, nel senso ampio di “long life learning”, partendo proprio dai piccolissimi ai quali trasferire non solo contenuti d’arte ma anche quella manualità che stanno perdendo. Il museo deve affiancarsi alle scuole, non sostituirle. Il Museo Marino Marini ha aperto non solo anche ai piccolissimi delle materne ma ha cominciato a sperimentare esperienze ibride , in presenza e in remoto, organizzando persino una gita scolastica on-line tra arte e coding, che costituisce un esempio di coinvolgimento completamente nuovo".

Ha inoltre aperto il Kinder Art: di cosa si tratta?

"È una nuova sezione educational multidisciplinare, che non a caso ha le macchie come logo, per immergere bambini e adulti nei colori, nell’atto liberatorio dello sporcarsi, per dargli la possibilità di esprimersi come veri artisti apprendisti".

Quali sono obiettivi e traguardi auspicabili?

"In questo nuovo mondo disegnato dalla post pandemia sempre più i musei e la cultura dovranno essere luoghi e istituzioni di elaborazione culturale continua e stimolante, laboratori di sperimentazione in cui abolire la segregazione disciplinare in favore di un dialogo continuo e aperto tra universi di conoscenza".