Martedì 23 Aprile 2024

Brunelli: "Si vince solo con mostre di qualità"

L’organizzatore dei grandi eventi al San Domenico di Forlì: "Oggi il visitatore seleziona le uscite, servono progetti significativi"

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di Marco Bilancioni

Gianfranco Brunelli, lei è lo storico organizzatore delle grandi mostre al San Domenico di Forlì, e da qualche mese anche vicepresidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Per l’arte il peggio è alle spalle? È ottimista per il futuro?

"Essere ottimisti o realisti dipende dal carattere (sorride). Di sicuro vale la pena continuare. E non solo per i risultati del passato. La cultura tocca tutte le dimensioni: economia, socialità, coscienza. Continueremo a occuparcene perché è dentro a tutte le cose".

La mostra forlivese del 2022 non è ancora stata svelata.

"Comunicheremo presto il frutto del nostro lungo lavoro. Posso anticipare che tratteremo una figura femminile".

Curiosamente il tema è trattato anche dall’altra mostra annuale del San Domenico, quella fotografica attualmente allestita: si intitola ’Essere umane’. Come sta andando?

"Bene, incuriosisce molto il racconto della storia dal punto di vista femminile, sia dei soggetti fotografati che delle autrici".

Un buon segno per il futuro prossimo? Anche se la pandemia non è finita, vi aspettate meno restrizioni?

"Decisamente sì. Le prossime mostre prevedibilmente saranno più sicure e più certe. Finora questi fattori sono stati duri da affrontare: come si fa a farsi prestare e assicurare un’opera quando non si sa quando inizierà e quanto durerà l’esposizione?".

Nel 2020 avevate ‘Ulisse’: l’avete interrotta, riaprendola in estate e protraendola fino all’autunno.

"Nonostante tutto, è stata la seconda mostra più vista in Italia anno scorso. Nel 2021 ci siamo focalizzati su ‘Dante’, che ha totalizzato 40mila visitatori in due mesi, un risultato eclatante considerando che non sapevamo nemmeno quando saremmo partiti".

Non sono i numeri pre-pandemia, ma il San Domenico è rimasto ai vertici. Qual è il segreto?

"I risultati possono arrivare anche in condizioni proibitive come quelle che abbiamo attraversato se c’è un progetto significativo alle spalle. Se il visitatore, costretto dalla pandemia a selezionare le proprie uscite, sa che troverà qualità".

Ci si interroga sulla ‘nuova normalità’ in uscita dal Covid. Che effetto avrà sulle mostre?

"Non conosciamo ancora gli effetti profondi che lascerà il periodo che abbiamo vissuto. Sappiamo che stare in casa ha aumentato la lettura, e questo è positivo. Possiamo immaginare che il Covid ci lasci un bisogno di essenzialità, delle cose che contano davvero".

Due possibili scenari: la voglia di cultura è stata a lungo repressa e nei prossimi mesi si scatenerà. Oppure preverrà la prudenza e una sorta di disabitudine a frequentare eventi, anche culturali?

"Non lo sappiamo. Ma siamo certi che il museo sia uno dei luoghi più sicuri in assoluto: siamo stati equiparati a cinema e teatri, ma in realtà da noi si transita davanti alle opere, in ogni sala si resta al massimo una decina di minuti".

Si aspetta mascherine e distanziamento anche durante la mostra 2022?

"Sì, e forse è un bene perché danno sicurezza ai visitatori".

Se parliamo di numeri, molto dipenderà dalle scuole. Il ritorno in presenza, rispetto al passato, è importante?

"Vorrei dire che la presenza delle scuole è importante a prescindere dai numeri, per noi è una missione. Attenzione: ancora non è stato dato il via libera alle gite d’istruzione. Speriamo che ci si arrivi presto".