Padiglione Italia, il David incanta il mondo è nata una star negli emirati

La statua realizzata in 3D, nelle stesse dimensioni dell’originale

La statua realizzata in 3D, nelle stesse dimensioni dell’originale

BEAUTY CONNECTS PEOPLE. La bellezza unisce le persone. E lui, nella sua maestosità, eleganza ed armonia, sarà lì fino al prossimo 31 marzo a dimostrare la verità di questo slogan che accoglie i visitatori del Padiglione Italia. Il David di Michelangelo, arrivato a Dubai con un gemello davvero identico in tutto e per tutto, continua ad essere una delle maggiori attrazioni dell’Expo negli Emirati Arabi.

Il successo di questo capolavoro celebre in tutto il mondo nasce dalla forza dei suoi significati, ma anche dal suo saper rappresentare un ponte fra passato e futuro, memoria e prospettiva. Una copia creata per ricordare di cosa siano stati capaci gli artisti di ieri, ma anche per affermare che la sfida non si è mai conclusa. A questo ha pensato il direttore artistico del Padiglione Italia, Davide Rampello, quando si è immaginato il colosso di Michelangelo al centro dell’area chiamata “Teatro della Memoria”. "Nella cultura odierna confondiamo il concetto di memoria con l’archivio – sostiene Rampello – . Ma la memoria ha molto di più, il fattore emozionale: il David, in quella posizione, offre subito lo sguardo ai visitatori diventando il testimonial della memoria. Si tratta quindi di una prospettiva inedita, introspettiva ed emozionante".

La statua realizzata in 3 D, nelle stesse dimensioni dell’originale conservato alla Galleria dell’Accademia di Firenze, è posizionata all’interno dell’area dedicata alle visite di rappresentanza. Da qui è visibile nella sua interezza dal basso, mentre i visitatori si trovato al cospetto dello sguardo del David percorrendo l’itinerario all’interno del Padiglione Italia. È stato questo l’approccio concettuale del progetto, con un’interesse e una curiosità riservati al “gemello“ tali da fare del David di Dubai una delle attrazioni più gettonate dell’intero Expo, con un’attenzione sorta ancor prima dell’apertura ufficiale dell’esposizione e proseguita nei mesi, testyimoniate dalle lunghe file all’ingresso del nostro padiglione.

Ma qual è il magnetismo di questa scultura? In molti ne hanno parlato. E numerosi attraverso i secoli sono stati gli aspetti volta volta esaltati di questo giovane re vittorioso sul male, forte ma prima ancora intelligente e saggio. Conviene ripartire da Giorgio Vasari, fra i primi a individuare il segreto nella luce interiore, nell’anima che Michelangelo era riuscito a far emergere da quel blocco di marmo già sciupato, ossia già abbozzato e poi abbandonato da un artista che si era misurato con quel blocco, ma al quale si era poi arreso. "Veramente che questa opera ha tolto il grido a tutte le statue moderne et antiche, o greche o latine con tanta misura o bellezza e con tanta bontà la finì Michel Agnolo", scrisse Vasari nelle sue Vite.

Un simbolo di vittoria senza violenza, un’azione intuita ma non esibita. Per questo motivo il David, anche a Dubai, rappresenta un simbolo di unione e non di conflitto. Michelangelo infatti ha eliminato dalla statua ogni riferimento diretto alla morte. Tutta la storia è lasciato alla pietra che il giovane ha nella mano destra, e che di lì a poco scaglierà con la fionda appoggiata sulla spalla, per uccidere il gigante Golia. Quello che non possiamo ignorare sono i suoi occhi, concentratii in un’unica direzione. E quella postura, un attimo prima dell’azione, con i muscoli tesi, pronti. Sappiamo bene cosa succederà. Non importa vedere il nemico a terra.

Per Michelangelo infatti lo scopo dell’arte era quello di elevare i pensieri e le azioni verso la perfezione morale e spirituale. La sua mano scolpiva il marmo per dare vita a immagini divine, per suscitare nei suoi contemporanei la spinta verso il bene e il bello. E ancora oggi è questo che ammiriamo in quella statua che raffigura un ragazzo fiero, possente, vigoroso e armonioso. "Perché in essa sono contorni di gambe bellissime et appiccature e sveltezza di fianchi divine – scrive ancora Vasari –; nè mai più s’è veduto un posamento sì dolce nè grazia che tal cosa pareggi, nè piedi, nè mani, nè testa che a ogni suo membro di bontà d’artificio e di parità, nè di disegno s’accordi tanto. E certo chi vede questa non dee curarsi di vedere altra opera di scultura fatta nei nostri tempi o ne gli altri da qualsivoglia artefice".