PHILIP MORRIS ALLA GIORNATA DELL’ITALIA: "UN FUTURO SENZA FUMO"

Migration

"IL MIO SOGNO è fare dell’Italia il primo paese senza fumo". La sorpresa è che l’affermazione arriva da Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia, che negli ultimi cinque anni ha investito nel nostro paese più di un miliardo e mezzo di euro. E non è finita. Dopo lo stabilimento inaugurato nel 2016 a Crespellano alle porte di Bologna, da qualche settimana è attivo, sempre lì a Zola Pedrosa, anche il Centro per l’industrializzazione e la sostenibilità di Philiph Morris Italia, destinato ai servizi di ricerca, dove lavorano solo addetti altamente specializzati.

Presidente Hannappel, è per questo che siete stati scelti tra le aziende ospiti all’Expo di Dubai per la giornata dedicata all’Italia?

"Siamo stati invitati perché credo che rappresentiamo l’eccellenza di un investitore straniero che è in Italia dal 1963, per essere un’azienda italiana e portare avanti qui lo sviluppo e il cambiamento di un prodotto-dinosauro. Il tutto nell’ottica della sostenibilità. Infatti saremo carbon neutral già nel 2025".

Il prodotto-dinosauro è la sigaretta?

"Esatto. E l’obiettivo del nostro piano industriale è proprio quello di portare l’azienda verso ‘un futuro senza fumo’, sviluppando prodotti sempre più innovativi per eliminare le sigarette nel più breve tempo possibile. I nostri nuovi dispositivi elettronici consentono infatti di fumare senza creare combustione, e quindi senza generare fumo, con il traguardo di raggiungere 40 milioni di fumatori adulti in tutto il mondo".

Torniamo agli investimenti.

"Il nuovo Centro di ricerca che abbiamo inaugurato il 26 ottobre è parte di un più ampio piano di investimenti per l’Italia pari a circa 600 milioni di euro in tre anni, collegati proprio ai nuovi prodotti senza combustione, con un impatto occupazionale stimato diretto, indiretto e indotto, di circa 8.000 posti di lavoro lungo la filiera".

Come è articolata la filiera?

"Cominciamo col dire che la nostra azienda acquista oltre la metà del tabacco prodotto in Italia, nelle regioni Veneto, Umbria e Campania, grazie ad accordi pluriennali firmati con il ministero delle Politiche Agricole e con Coldiretti. Del resto l’Italia è storicamente il primo produttore di tabacco in Europa. Inoltre fin dall’inizio del 2000, Philip Morris Italia ha investito oltre 2 miliardi di euro nella tabacchicoltura italiana, supportando la filiera e dandogli una prospettiva di lungo periodo, anche attraverso azioni mirate a supportare l’innovazione e la sostenibilità ambientale. Insomma, aiutiamo i nostri agricoltori a rinnovare le produzioni e premiamo chi investe in formazione e sicurezza".

Avete già scelto le zone dei prossimi investimenti italiani?

"Sì. Dopo lo stabilimento di Taranto, aperto l’anno scorso e dedicato ai servizi digitali al consumatore, con consulenza post e prevendita ai nostri clienti e dove sono impiegate più di 350 persone, abbiamo previsto altri investimenti sempre nel Sud Italia".

Ma quali sono i punti deboli del sistema Italia per un investitore straniero?

"Allora, le do alcuni numeri: in Italia abbiamo avuto sei governi in cinque anni. In Germania, ce ne sono stati sempre sei ma in mezzo secolo. Chi investe ha bisogno di un paese capace di fare sistema, di offrire uno sguardo nel lungo periodo e di decidere con le aziende il futuro delle filiere".

Veniamo alla ricerca e ai rapporti col territorio.

"Il nostro nuovo centro è dedicato allo sviluppo delle competenze industriali del futuro, con particolare focus su formazione e professionalizzazione, trasferimento tecnologico e open innovation, ricerca applicata e rapporto università-impresa. Oltre al coinvolgimento della Regione Emilia-Romagna abbiamo infatti coinvolto importanti realtà del mondo accademico e della formazione, tra cui l’Università di Bologna, il Politecnico di Bari e ITS Maker, e dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo delle competenze, tra cui il consorzio BI-Rex e Art-Er".

E per quanto riguarda le assunzioni?

"Cerchiamo di dare grande attenzione alle persone. La spinta alla crescita e all’occupazione su cui ci siamo impegnati nell’ultimo quinquennio ha offerto nuove opportunità lavorative per i giovani: oggi il 32% degli occupati di Philip Morris in Italia ha meno di 30 anni, una percentuale doppia rispetto alla media nazionale che si ferma a 16,2%".