Martedì 23 Aprile 2024

Olio, vino & c. campioni della DOP Economy

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SE C’È UNA REGIONE campione della DOP Economy (cioè del valore generato dal food tutelato dai marchi comunitari di eccellenza) allora quella è la Toscana. La Toscana è la prima regione in Italia per numero di DOP, IGP e STG con 92 prodotti per un valore complessivo delle produzioni di 1,1 miliardi € di cui 152 milioni dal cibo e 1.004 milioni dal vino (+4,4% tra il 2018 e 2019). Tra i prodotti più "forti" ed appetibili sul mercato nazionale ed internazionale, oltre al vino, le cui produzioni certificate valgono l’85% dell’intero paniere toscano a denominazione, c’è l’olio extravergine. L’oro verde di qualità, frutto dell’oliveto toscano, che conta 6 denominazioni (5 DOP e 1 IGP) vale un terzo dell’intero valore alla produzione nazionale. Da solo l’IGP Toscano, la più importante denominazione olivicola nazionale con quasi 9 mila soci, contribuisce alla metà del valore al consumo di tutti gli olii DOP e IGP italiani: 50 milioni su 100 milioni circa (stima Consorzio di Tutela olio extravergine Toscano IGP).

"La Toscana a tavola vale davvero più dell’oro coi suoi vini, formaggi, salumi ed extravergine", commenta Coldiretti Toscana. E proprio la qualità delle sue produzioni agroalimentari è la garanzia per dare liquidità alle imprese protagoniste della Dop Economy. Coldiretti Toscana commenta così l’inserimento del comparto olivicolo-oleario nel portale informatico del Ministero delle Politiche agricole dove sarà possibile registrare telematicamente le operazioni di pegno rotativo, introdotto con un emendamento al Decreto Cura Italia. "L’agroalimentare di qualità della nostra regione è un pegno molto gradito alle banche interessate ad investire nella qualità e nel valore del Made in Tuscany. – spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti – Le banche scommettono sul paniere di qualità della nostra regione sapendo benissimo che non correranno alcun rischio mentre le aziende ricevono liquidità anticipata che possono reimpiegare subito nel ciclo produttivo".

Prodotti a base di carne (6 denominazioni per 51 milioni €), settore caseario (valore 31 milioni €), panetteria e pasticceria (26 milioni €), olio extravergine di oliva (25 milioni €), carni fresche (18 milioni €). Infine, ortofrutta e cereali (ben 8 denominazioni per oltre 500 mila euro ). È questa la top five dell’agroalimentare certificato toscano che ‘spopola’ in Europa. Oggi la parte da leone è fatta da Prosciutto Toscano DOP, Pecorino Toscano DOP, Olio Toscano IGP, Cantucci Toscani IGP e Finocchiona IGP, che da soli rappresentano l’80% del valore alla produzione certificata della regione. Da sottolineare la performance del Cantuccino Toscano IGP, la cui produzione certificata annua è passata da 385 mila kg a oltre 2,6 milioni di kg in 5 anni (2016-2020), per un valore all’origine cresciuto da 12,7 a 23,9 milioni € e un valore al consumo stimabile il doppio.

Fra le novità del nuovo anno c’è la crescita degli investimenti per lo sviluppo della filiera della nocciola su tutto il territorio regionale grazie all’ampliamento del rapporto tra la Ferrero e la cooperativa Coagria, che ha sede a Cesa in Valdichiana (Arezzo). Col colosso della Nutella Coagria aveva stipulato due anni fa un contratto di filiera per una superficie di 600 ettari di impianti, che adesso vengono raddoppiati. "Questo significa che Ferrero ha intenzione di allargare il progetto a tutta la Toscana", dice Angiolino Mancini, presidente onorario di Confagricoltura Arezzo e presidente di Coagria. "Partiamo da Arezzo per arrivare a tutta la Regione". Soddisfatto anche il presidente di Confagricoltura Toscana, Marco Neri: "L’estensione dell’accordo è motivo di orgoglio. I nostri imprenditori potranno programmare gli investimenti, far crescere le proprie aziende".