Il distretto unico, culla del biologico

Il distretto unico, culla del biologico

Il distretto unico, culla del biologico

IL DISTRETTO UNICO BIOLOGICO nasce nelle Marche dalla sinergia di diversi operatori con dimensioni aziendali piccole medie o grandi, alcuni con realtà consolidate altri che si sono affacciati al mondo del biologico solo da pochissimo ma che hanno già intrapreso con grande responsabilità e interesse la conversione a tale metodo di coltivazione. Aderiscono inoltre a distretto importanti operatori del settore agroalimentare che operano con successo sul mercato europeo e mondiale con particolare riferimento ad alcuni specifici settori come quello della pasta e dalla carne avicola.

La Regione Marche, considerata culla dell’agricoltura biologica italiana perché nei suoi terreni, già prima della regolamentazione comunitaria, si utilizzavano tecniche rispettose dell’ambiente, dei cicli colturali, della fertilità dei suoli, è ormai leader in Italia in questo settore con statistiche rilevanti sia a livello nazionale che europeo.

L’annuale Rapporto ‘Bio in cifre’ di ISMEA-SINAB 2020 conferma il trend in continua crescita di superfici e operatori del biologico in Italia, tra i primi Paesi UE dopo la Spagna e la Francia. Dal 2010 il numero degli operatori è cresciuto del 69%, mentre gli ettari di superficie biologica coltivata hanno superato i 2 milioni di ettari. Il trend di crescita della SAU (Superficie Agricola Utile) coltivata a biologico era del 2% nel biennio 2018-2020 e del 5% nel biennio 2019-2020. Nelle Marche i tassi di crescita del settore bio sono più alti rispetto a quelli nazionali, attestandosi nel biennio 2019-2020 al 7% di incremento di superficie agricola utilizzata SAU che ha raggiunto i 112.000 ettari. Gli agricoltori protagonisti di questo successo hanno superato le 4.000 unità: le Marche sono, quindi, tra le regioni con la crescita del numero di operatori, pari al 28%, più alta nel triennio 2018-2020. Nella regione, inoltre, si registrano numeri positivi, sia per quanto riguarda i dati strutturali legati alla produzione che quelli economici legati al mercato. La SAU marchigiana gestita con metodo biologico ha superato nel 2020 il 22% della SAU regionale (ben oltre la media nazionale del 18.80%), mentre l’incidenza delle aziende bio è quasi del 10% contro un 6% di dato nazionale.

Il Distretto unico biologico, che si è costituito a dicembre 2021, ha obiettivi ambiziosi tra i quali l’incremento ulteriore della superficie agricola utile (SAU) regionale coltivata a biologico, il potenziamento della ricerca, della sperimentazione e della formazione nel settore del biologico al fine di migliorare la qualità, produttività e competitività delle coltivazioni, tutelare e valorizzare la biodiversità agraria, estendere la certificazione del biologico fino alla tavola dei consumatori e il consolidamento dei legami di filiera tra gli operatori regionali. Hanno aderito al patto di distretto 2.202 aziende con una SAU di circa 79.000 ettari già biologica e di circa 19.000 ettari in conversione. Con il riconoscimento del Distretto Biologico Unico, la Regione Marche punta a sviluppare un modello socio-economico, alimentare, agricolo, zootecnico, più sostenibile, da valorizzare sul mercato nazionale ed internazionale che possa essere da traino per altri comparti strategici dell’economia regionale.