MANIFATTURIERO RIPRESA IN VISTA

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L’industria manifatturiera italiana – molte relatà saranno protagoniste a Expo 2020 Dubai – ha saputo rialzare la testa meglio e più in fretta, rispetto ai competitor (in primis i tedeschi) dal colpo inferto dalla pandemia. Con un intenso recupero cominciato già da maggio 2020 e proseguito quest’anno tanto da far stimare al nostro Paese una crescita del Pil nel 2021 vicina al 6%. Spinte alla ripresa, secondo il rapporto Asi (Analisi dei settori industriali) curato da Intesa Sanpaolo e Prometeia e presentato prima dell’estate, sono giunte sia dal mercato interno sia dai mercati internazionali, dove le esportazioni italiane (-8.8% a prezzi costanti nel 2020) hanno registrato una migliore capacità di tenuta nel confronto con Germania (-9.1%) e Francia (-16%). Il lockdown di marzo-aprile dello scorso anno ha lasciato un’eredità pesante, con una perdita di fatturato manifatturiero nell’intero 2020 pari a 90 miliardi di euro circa, per un calo tendenziale del 9,3% a prezzi costanti, ma inferiore alle attese.

La reattività del tessuto produttivo è frutto del rafforzamento competitivo degli ultimi anni. Il decennio 2010-19 è stato protagonista di un processo di selezione e trasformazione dell’industria italiana, che presentava diversi elementi di fragilità. La bassa crescita della domanda, con consumi stagnanti rispetto alla media europea e l’accumulo di un significativo gap in termini di investimenti, ha spinto fuori dal mercato le realtà meno competitive e fatto emergere, al contempo, un nucleo di imprese più dinamiche, che ha consentito al manifatturiero italiano di riappropriarsi di un ruolo di primo piano nello scenario globale.

Grazie a un progressivo radicamento sui mercati strategici, quale risposta alla debolezza del mercato interno, e alla crescente specializzazione in settori a medio-alto contenuto tecnologico, la propensione all’export dell’industria italiana è passata dal 36% del 2010 al 48% del 2019, spingendo il saldo commerciale manifatturiero – al netto della bolletta energetica – su livelli record, superiori ai 100 miliardi di euro (oltre 70 miliardi in più nell’arco di dieci anni). Un risultato che, secondo il 99° Rapporto Asi, ci garantisce un piazzamento nell’Eurozona secondo solo alla Germania, e che si è confermato vincente per agganciare rapidamente la ripresa. I livelli pre-Covid, come aveva spiegato durante la presentazione della ricerca Gregorio De Felice, Chief Economist e Responsabile Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, saranno recuperati nel 2021 a prezzi correnti e ad inizio 2022 a prezzi costanti.

Il ciclo degli investimenti avrà un ruolo cruciale nell’accelerare la ripresa dell’industria italiana, grazie al supporto dei fondi Next Generation EU e al loro impiego attraverso le linee guida dettate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), esercitando un effetto traino sul fatturato manifatturiero lungo l’intero orizzonte al 2025 (+2.6% in media d’anno nel 2023-25, a prezzi costanti). Gli investimenti pubblici, in particolare nelle costruzioni, dove l’Italia ha accumulato il gap più ampio nei confronti dei concorrenti europei, potranno tornare protagonisti accanto agli investimenti privati, dove il divario accumulato è minore, grazie all’azione mirata del sistema incentivante introdotto nel 2016 (Piano Industria 4.0, più volte rimodulato), sostenendo la transizione del manifatturiero italiano verso gli obiettivi sfidanti di una maggiore innovazione, della trasformazione digitale e della transizione ambientale.

Infine, i settori che potranno avvantaggiarsi di tassi di crescita più dinamici nel quinquennio 2021-25 sono elettronica (+6.6% in media d’anno, in termini di fatturato a prezzi costanti), meccanica (+6%), autoveicoli e moto (+6%) ed elettrotecnica (+5.8%). Ovvero le specializzazioni produttive più direttamente interessate dalla prevista accelerazione del ciclo degli investimenti, con effetti a cascata sui settori posizionati a monte della catena del valore (prodotti in metallo +5% e metallurgia +3.9%), che beneficeranno, al contempo, del traino del ciclo edilizio. Il sostegno delle costruzioni sarà visibile anche sui prodotti e materiali da costruzione (+4.2% in media d’anno nel 2021-25) e sui mobili (+4%). Gli elettrodomestici, invece, in recupero nel periodo di crisi, torneranno a registrare tassi di crescita più moderati lungo l’orizzonte di previsione (+1.9%).

Sopra la media l’evoluzione stimata per il Sistema moda (+5.1%), che vede la crescita del 2021-22 accelerata dal rimbalzo statistico dai minimi toccati nel 2020. Un buon dinamismo caratterizzerà anche il Largo consumo (+3.1% in media d’anno nel 2021-25), che potrà beneficiare di una ripresa della cosmesi (anche sui mercati esteri), penalizzata dal crollo imposto dalla pandemia, oltre che da una domanda di prodotti per la detergenza che resterà trainante anche col superamento dell’emergenza sanitaria. Nella parte bassa della graduatoria 2021-25 si posizionano, infine, i settori meno colpiti dalla crisi 2020, quali farmaceutica e alimentare e bevande che, pur accelerando, mostreranno ritmi di crescita attorno al 2% in media d’anno.

Achille Perego