La Blockchain fa bene alla tracciabilità dell'Agri Food

La Blockchain fa bene alla tracciabilità dell'Agri Food

La Blockchain fa bene alla tracciabilità dell'Agri Food

QUANDO LA TECNOLOGIA digitale più avanzata si sposa con un settore simbolo del made in Italy, come l’agroalimentre, la capacità innovativa di università e imprese marchigiane hanno le carte in regola per dire la loro e la settimana dedicata alla regione nell’ambito delle iniziative del Padiglione Italia a Expo Dubai è una d quelle occasioni da non perdere per mettere in mostra il nostro patrimonio di saper fare. Con un occhio di riguarda alla salute, alla trasparenza e alla sostenibilità di un comparto di rilevanza economica importante. Non solo per le Marche. Un possibile elemento di svolta per gli sviluppi della filiera agroalimentare italiana potrebbe essere rappresentato dalla tecnologia blockchain e dalle potenzialità racchiuse nella sua applicazione alla tracciabilità degli alimenti. In questo modo, infatti, si potrebbe raccontare la storia di un singolo ingrediente o di alcune eccellenze del patrimonio gastronomico nazionale, ad esempio il Ciauscolo o i Maccheroncini di Campofilone, seguendone il percorso dai campi, o dalle fattorie, sino alla tavola e certificandone al contempo genuinità e sostenibilità. Questo argomento è al centro dell’incontro “Blockchain technology for agri-food supply chain traceability”, che si è svolto lunedì 21 febbraio nell’Anfiteatro del Padiglione Italia di Expo Dubai, durante la settimana dedicata alla Regione Marche.

"Si tratta di un focus specifico all’interno di un progetto molto più ampio e articolato che, in generale, si interessa degli aspetti legati allo sviluppo della tecnologia blockchain", spiega Francesca Spigarelli (nella foto in alto) docente di economia applicata all’Università di Macerata che ha introdotto la prima parte dell’evento, che è correlato con il progetto Trust (di cui la professoressa Spigarelli è coordinatrice). Si tratta di un programma di ricerca interdisciplinare che coinvolge istituzioni accademiche, ma anche non accademiche, di Italia, Belgio, Spagna, Francia, Israele e Cina, unite nella comprensione dell’influenza reciproca tra fiducia e tecnologie digitali, con particolare attenzione a quella blockchain. "La vocazione naturale della blockchain è il comparto alimentare – aggiunge Pamela Lattanzi, docente di diritto agroalimentare all’Università di Macerata, che durante la presentazione ha illustrato le prospettive giuridiche del suo utilizzo –. Molti grandi marchi, anche italiani, stanno lavorando con questa tecnologia che consente di mantenere immutate le informazioni riguardo ai cibi. Così si dà ai consumatori un dato assolutamente veritiero".

Guardando al prossimo futuro, la tecnologia blockchain potrebbe essere sfruttata anche per tutelare produzioni di qualità, come i marchi Dop o Igp. "Certificando la zona di origine di un prodotto consente di verificare se quell’alimento deriva da quella specifica area, oppure no". Da un punto di vista aziendale, però, è necessario che tutti gli attori coinvolti nella filiera abbiano le competenze e l’accessibilità a questa tecnologia. "Il sistema è centralizzato – specifica Francesca Spigarelli –. Le informazioni inserite sono immodificabili e non manipolabili. Di fatto ogni operatore aggiunge un anello a una catena di informazioni che sono legate a un determinato bene. Il consumatore finale, quindi, ha la possibilità di risalire all’intera filiera". All’introduzione della professoressa Spigarelli sono seguite una discussione del professor Emanuele Frontoni, dell’Università di Macerata, sullo stato dell’arte della blockchain a supporto dell’industria alimentare e una presentazione sul controllo decentralizzato nelle applicazioni agro- fotovoltaiche da parte di Geert Deconinck. Cristiano Venturini, Ceo di iGuzzini illuminazione, ha condiviso approfondimenti sul ruolo della digitalizzazione e della sostenibilità per l’innovazione sociale e la crescita aziendale, moderato dal professor Massimo Meccarelli, dell’Università di Macerata. La seconda parte dell’evento, intitolata ‘Italian Dialogue: experience from the industry’ è stata coordinata dall’Università Politecnica delle Marche e introdotta dal professor Domenico Ursino, che ha presentato aziende legate al settore agroalimentare o alla tecnologia blockchain. In particolare Med Group - BP Cube, Grottini Lab, Safe and Sound, Hopu, Odins, Syscomed, Eletica, McChain e SelfGlobe. Il forum, chiuso dal vicepresidente della Regione Marche, Mirco Carloni, ha consentito alle aziende marchigiane sia di farsi conoscere a Expo, sia di realizzare momenti di confronto con le altre imprese spagnole e israeliane presenti.

Federico Rota