Venerdì 19 Aprile 2024

IL ’BELLO E BEN FATTO’ ALLA SFIDA DEL DIGITALE

Migration

di Achille Perego

’La bellezza unisce le persone’ è il claim del Padiglione Italia a Expo Dubai. E non poteva esserci una scelta migliore per promuovere il Made in Italy, espressione delle nostre eccellenze nei Paesi e i mercati del mondo. Eccellenze che hanno subito gli effetti della frenata all’economia imposta dall’emergenza Covid ma non perso il loro appeal. Tanto che il ’Bello e Ben Fatto’ italiano vale 135 miliardi di euro e rappresenta una parte consistente delle esportazioni complessive del nostro Paese ed è trasversale a tutti i principali comparti del Made in Italy, seppure in maniera più marcata nei settori afferenti alle 3 ’F’ di Fashion, Food and Furniture. Le eccellenze italiane si dirigono prevalentemente verso i mercati avanzati, che insieme ne assorbono circa 114 miliardi di euro. Ammonta invece a oltre 20 miliardi il quantitativo di eccellenze esportato verso i Paesi emergenti che, per il loro dinamismo, offrono margini di crescita maggiori, a fronte comunque di rischi più elevati.

Secondo il rapporto ’Esportare la Dolce Vita’, realizzato dal Centro Studi Confindustria, in collaborazione con Unicredit e con il contributo di SACE, Netcomm e Fondazione Manlio Masi-Osservatorio nazionale per l’Area Affari Internazionali e gli scambi, c’è un margine potenziale di incremento delle esportazioni pari a 82 miliardi, tre quarti nei Paesi avanzati (62 miliardi) e per la restante parte negli emergenti (20 miliardi). Gli Stati Uniti sono il mercato con il più alto potenziale in termini assoluti (15,5 miliardi) di possibile export aggiuntivo. Potenziale elevato anche per Francia, Germania e Regno Unito, che complessivamente valgono 13,7 miliardi di potenziale. Ma non bisogna dimenticare la Cina con 3,9 miliardi di euro di export aggiuntivo possibile nel ’Bello e Ben Fatto’ (BBF). Tra i Paesi emergenti, del resto, la Cina è quello che offre maggiori margini di miglioramento anche nel medio-lungo termine. Le stime sullo stock attuale della classe media benestante e sull’aumento dei nuovi ricchi al 2025 e 2030 mostrano che i mercati asiatici sono gli assoluti protagonisti tra i mercati emergenti. La Cina si colloca al primo posto sia per dimensione attuale della classe benestante (265,6 milioni) che per la crescita nel prossimo quinquennio (70,2 milioni). Insieme a Germania, Usa, Francia e Spagna, la Cina è tra i principali competitor nelle categorie del BBF. Le eccellenze italiane restano comunque abbastanza protette, dice il rapporto di Confindustria, ma l’upgrading dei prodotti cinesi è sempre più pressante.

La pandemia non ha risparmiato il Bello e Ben Fatto italiano, che ha subito pesanti ripercussioni. I settori legati alla moda sono stati tra i più colpiti ma nonostante tutto alcune eccellenze del made in Italy hanno continuato a crescere anche nel 2020, e si sono mostrati particolarmente resilienti. Nel corso del 2020 comunque l’emergenza Covid ha avuto un impatto significativo sul commercio internazionale. "La crisi da Covid-19 ha avuto un effetto propulsivo sulle tendenze in atto, provocando un salto di velocità nelle trasformazioni sociali e, di riflesso, dell’economia. Soprattutto un’ulteriore spinta alla digitalizzazione", commenta Barbara Beltrame Giacomello, vice presidente di Confindustria per l’Internazionalizzazione.

"La pandemia – aggiunge – ha fornito anche impulso ai cambiamenti negli equilibri sullo scacchiere internazionale. La forza e la resilienza della Cina e del suo modello di sviluppo sono emerse in modo definitivo ed inequivocabile: prima ad essere colpita dalla pandemia, è stata l’unica tra le grandi economie mondiali a crescere nel 2020. Ma anche l’Italia ha dimostrato di essere forte. La nostra forza è rappresentata dall’indiscutibile qualità e riconoscibilità dei prodotti. Il Made in Italy è vivo e lotta. La sfida ora – conclude Beltrame Giacomello – è capire come trasformare le nostre imprese: rafforzare i canali di vendita digitale, stabilizzare le relazioni internazionali e preservare e aumentare la riconoscibilità del Made in Italy".