Martedì 23 Aprile 2024

I-Mesh celebra l'architettura "morbida"

I-Mesh celebra l'architettura "morbida"

I-Mesh celebra l'architettura "morbida"

UN FILO CHE SI INTRECCIA, che lega e collega, che diventa materia tra cielo, mare e terra, tra città e colline. “Softness. iI-Mesh, designing the city“ è il film documentario di Cristiana Colli e Francesca Molteni (regista e fondatrice della casa di produzione cinematografica Muse), che viene presentato domani, 24 febbraio, nella sala Anfiteatro del Padiglione Italia a Expo Dubai 2020. Il docu-film prende spunto dall’esperienza di i-Mesh (giovanissimo brand di Sailmaker international): una visione, un materiale e una tecnologia nati nelle Marche, a Numana, sul Monte Conero, grazie all’idea dell’architetto navale Alberto Fiorenzi. Una ’visione’ che ha proprio a Dubai ha raggiunto un traguardo prestigioso: l’omonimo materiale è stato utilizzato per realizzare la copertura della promenade di Expo 2020 Dubai (nella foto a destra): due chilometri e 700 metri di tessuto tecnico high tech e green per una superficie totale di 52mila e 500 metri quadrati.

Leggerezza, trasparenza, resistenza, flessibilità e sostenibilità sono parole-chiave di i-Mesh e del docu-film. che sviluppa riflessioni e racconti legati all’epopea del filo: l’impresa e l’essenzialità della materia prima; la sfida del progetto che chiede di essere globale; il materiale con un alto contenuto valoriale – sostenibilità, creatività, citazione, innovazione, unicità, serialità – e prossimo alla cultura sofisticata ed esclusiva della committenza contemporanea.

Un viaggio, con interviste e immagini di progetti e luoghi – Barcellona, Dubai, Milano, Numana, Roma, Stoccarda, Tokyo – segno di una connessione profonda tra le comunità, gli oggetti, gli spazi. La narrazione sviluppa un percorso di dialogo con architetti e designer, ingegneri e filosofi, accademici e tecnici, e svela processi di ricerca inediti: Kengo Kuma e la texture, Cristiano Toraldo di Francia e la trasparenza, Benedetta Tagliabue e i materiali confortevoli, Gabriele Mastrigli e la griglia di Superstudio, Werner Sobek e le nuove tecnologie di costruzione, Lucio Blandini e l’architettura sperimentale di Frei Otto, Mark Gabriel e le performance richieste da Expo 2020 Dubai, Ico Migliore e il valore nidificante dei luoghi pubblici, Margherita Palli e la trama in scena, Edoardo Tresoldi e la rete che si autostruttura, Stefano Catucci e gli spazi affettivi delle città, Lorena Alessio e la ’15 minutes city’, e Alberto Fiorenzi, fondatore di i-Mesh, brand che tra forma e funzione connette i cambiamenti in atto e l’innovazione del miglior “Made in Italy”, per arrivare alla sfida dell’industria 4.0. Riflessioni sulle necessità, imposte dalle crisi climatiche, sanitarie, energetiche, di ripensare gli spazi abitativi e di socialità.

E le necessità di approfondire gli aspetti legati all’architettura temporanea e “soft” come contributo allo sviluppo di pratiche innovative e adattive per il benessere e la qualità della vita nelle città è il tema di “Architettura Morbida. Un processo adattivo per la rigenerazione urbana in tempo di pandemia“, è il tema del dibattito, sempre domani al Padiglione Italia, che seguirà la proiezione del docufilm, con il fondatore di i-Mesh, Alberto Fiorenzi insieme a docenti ed esperti dell’Università di Camerino. Durante la pandemia, lo spazio aperto urbano ha assorbito gran parte delle attività sociali, assumendo un ruolo preponderante nella promozione delle relazioni sociali. La “soft architecture” risponde alle continue esigenze di trasformazione degli spazi aperti utilizzando sistemi adattivi, temporanei, trasportabili. La discussione intende in particolare contribuire a diffondere una cultura della temporaneità come strategia di adattamento agli effetti del cambiamento climatico; indicare nuove forme circolari di intervento sulla città senza aumentarne la densità o il consumo di suolo e materiali non rinnovabili. E promuovere l’uso di materiali “morbidi” per contrastare gli effetti dell’isola di calore urbana nelle città.

Franca Ferri