Creare oasi nel deserto nella Dubai globale

Creare oasi nel deserto nella Dubai globale

Creare oasi nel deserto nella Dubai globale

COSTRUIRE REALTÀ ABITATIVE e produttive moderne e innovative, capaci di attivare nuovi scambi e di dare slancio a contaminazioni funzionali tra città e campagna, partendo dalla relazione territoriale che sussiste tra una città globale e ultramoderna come Dubai e le sue aree periurbane, in particolare le oasi desertiche che si trovano alle porte della capitale dell’emirato. È questo, in estrema sintesi, l’obiettivo di ‘Oases in the desert’, workshop proposto dal corso di studi in Ingegneria edile e architettura della facoltà d’Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con il dipartimento di Architettura della scuola di Architettura, Arte e Design dell’American University in Dubai. Un laboratorio di co-creazione e di scambio che si svolge in parte negli spazi del Padiglione Italia creato per l’occasione di Expo Dubai e in parte negli spazi messi a disposizione dall’American University nel proprio campus nella metropoli. Al workshop partecipeano quindici studenti dell’Università Politecnica delle Marche, selezionati su base meritocratica e altri quindici giovani iscritti all’Università Americana di Dubai, che sono supervisionati dai professori di entrambe le università.

I partecipanti, suddivisi in sei gruppi, lavorano su tre diversi argomenti relativi al sito desertico-rurale di Margham. In particolare, esploreranno le tematiche inerenti il ‘temporary living’, studiando le condizioni abitative delle case dei lavoratori di campagna e quelle degli alloggi dedicati al turismo esperienziale; approfondendo inoltre le problematiche relative al cosiddetto innovative farming, analizzando le produzioni e il mercato locale per progettare un luogo per produrre, vendere e comprare gli alimenti prodotti nel deserto Arabico; infine gli studenti universitari si confronteranno riguardo ai food hub, luoghi di diffusione della conoscenza legata al cibo che possano essere al contempo spazi per educare all’agricoltura locale. "L’idea su cui si fonda questo workshop è quella di mettere a sistema l’architettura con le tecnologie più innovative legate alla produzione di alimenti — spiega il professor Gianluigi Mondaini, della cattedra di Composizione architettonica e urbana per il corso di Ingegneria edile e Architettura dell’Università Politecnica delle Marche, insieme ai colleghi Maddalena Ferretti e Paolo Bonvini –. In questo modo è possibile progettare un metodo di produzione del cibo nelle aree desertiche che sia più sostenibile e, quindi, che non necessiti dell’impiego di grandi quantità di acqua. La presenza di aziende agricole innovative in queste aree periurbane, a cascata, farebbe sì che possano crearsi comunità abitative con spazi residenziali più dignitosi e di qualità, nelle quali sarebbero presenti anche mercati in cui gli alimenti non vengono semplicemente venduti, ma anche valorizzati. Si creerebbe quindi una sorta di circolarità, senza che venga persa in alcun modo la qualità del contesto. Al giorno d’oggi nelle oasi desertiche, affacciate alle porte di questa città globale, si trovano le abitazioni temporanee di chi lavora nei campi, quelle dei proprietari terrieri e le realtà produttive, ossia le farm vere e proprie, in una condizione abbastanza spontanea".

Questa idea verrà esplorata attraverso concetti architettonici innovativi e processi di rigenerazione che dovrebbero coinvolgere gli insediamenti agricoli situati nella periferia della città. E saranno gli studenti che partecipano al laboratorio di co-creazione a presentare sabato 26 febbraio al Padiglione Italia, durante Expo, gli output finali del workshop. Durante il laboratorio si cercherà di trovare una risposta anche ad alcuni interrogativi, ad esempio quelli riguardanti il funzionamento della catena alimentare e la composizione demografica delle oasi agricole. Oppure quali siano le implicazioni spaziali e ambientali della produzione di cibo e le possibilità di una catena produttiva più sostenibile in queste aree periferiche; come la città potrebbe beneficiare di un rapporto più stretto con il suo "lato deserto" e se queste comunità produttive tradizionali possano rappresentare un modello di habitat diverso e praticabile. Una maggiore integrazione con l’ambiente circostante e un rapporto più stretto con il deserto potrebbero portare infatti a una nuova comprensione della struttura urbana e della strategia architettonica di Dubai, integrando nuovi approcci spaziali sostenibili.

Gli studenti hanno già ricevuto input e informazioni relative alle risorse e alle possibilità del deserto da ulteriori gruppi di ricerca dell’Università Politecnica delle Marche e, nello specifico, da quelli di Agraria, Economia e Scienze. "La scorsa settimana ci siamo incontrati e abbiamo messo a sistema le ricerche, in modo tale che tutto questo materiale sia utile agli studenti per immaginare i nuovi spazi — conclude il professor Mondaini — . Ognuno dei miei colleghi ha contribuito con le proprie ricerche, che verranno presentate, proprio perché si tratta di un progetto circolare e multidisciplinare. Ad esempio, gli studi di agraria e di scienze sono estremamente utili per valutare quali alimenti e coltivazioni possano essere prodotti nelle oasi senza un consumo eccessivo di risorse e, in particolare, di acqua. Ma è anche necessario conoscere e sviluppare le tecnologie che rendano possibile questo progetto".