Così è nato il gemello perfetto

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L’ORIGINALE pesa più di cinque tonnellate, il suo gemello appena 400 chilogrammi. Ma per il resto, la copia del David di Michelangelo inviata come ambasciatore all’Expo di Dubai, è tale e quale quello rimasto alla Galleria dell’Accademia. Realizzata in resina, la scultura è alta 5 metri e 14 centimetri, in perfetta scala 1 a 1.

Invece dello scalpello è stata una modernissima stampante laser a modellare i muscoli dell’eroe biblico, anche se poi è servita la mano dell’uomo con la maestria artigianale, per dare l’ultimo tocco ai 14 pezzi scolpiti con la stampante 3D e poi assemblati. Nicola Salvioli, esperto nel campo del restauro italiano su grandi sculture, ha lavorato infatti per due mesi col suo team, per rivestire questo documento tridimensionale con un impasto di resine e polvere di marmo di Carrara, per ricreare sfumature, difetti, ammaccature, venature del bianco statuario e ogni dettaglio che il capolavoro di Michelangelo porta sulla sua pelle dopo oltre 500 anni di vita.

Ma il rivestimento esterno per restituire la morbidezza e la consistenza della ’pelle’ levigata dal Buonarroti, è stato solo l’ultimo atto di un lungo percorso creativo. Si è cominciato mesi fa infatti con la digitalizzazione del capolavoro, secondo un progetto coordinato dalla professoressa Grazia Tucci dell’Università di Firenze. L’impresa di riproduzione è stata poi promossa dal Commissariato per la partecipazione dell’Italia a Expo Dubai, assieme al ministero della Cultura e alla Galleria dell’Accademia diretta da Cecilie Hollberg.

Il lavoro preparatorio con le lunghe sedute di scannerizzazione sull’originale, ha consentito inoltre di avere nuove informazioni sulla scultura michelangiolesca, aggiornando i dati rilevati circa vent’anni fa. "Si tratta di un passaggio fondamentale sia per ulteriori studi futuri che per la ricerca – afferma la Hollberg – , sia per simulazioni di vario tipo che per la conservazione, consentendoci così di essere al passo con i tempi. Dati che sono stati archiviati e conservati dalla Galleria, nell’ottica anche della tutela dell’immagine del David. Questo processo è frutto dell’ottima collaborazione con l’Università di Firenze, nata da tempo, e che ci vedrà assieme per altri progetti".

Olga Mugnaini