Mercoledì 24 Aprile 2024

COLTIVARE MEGLIO MANGIARE SANO INQUINARE MENO

Le nuove applicazioni dell’Intelligenza artificiale nel campo della salute umana, la sostenibilità dei sistemi sanitari, la nutrizione, la medicina di genere e di precisione sono i temi al centro del protocollo d’intesa firmato dal commissario alla partecipazione dell’Italia all’Expo e dal Ministro della Salute per proiettare il nostro paese nel mood più attuale, quello dell’One Health, ovvero il benessere dell’uomo legato a quello dell’ecosistema circostante. Sostiene il commissario Paolo Glisenti: "Il diritto al cibo sano e sicuro, un’agricoltura sostenibile, un utilizzo razionale delle risorse idriche sono al centro delle iniziative di Padiglione Italia e i nostri eventi saranno ispirati agli obiettivi dell’Agenda 2030". Il ministero in particolare promuoverà durante il semestre espositivo l’organizzazione di una conferenza internazionale sulla Decade di azione sulla Nutrizione delle Nazioni Unite al fine di arricchire il dibattito sugli obiettivi di Sviluppo sostenibile legati all’importanza di diete salutari, a partire dalla dieta mediterranea.

Anche l’Europa ci sta lavorando con il progetto ‘Su-Eatable Life’ che mira a dimostrare che l’adozione di diete sane e sostenibili fa bene alle persone ma anche all’ambiente. Il punto di partenza è individuare gli alimenti che provocano la maggior emissione di gas serra durante la loro produzione. Per un chilo di carne si rilasciano 25,8 chili di CO2, il pesce si ferma a 5,2, le carni bianche scendono ancora, fermandosi a 3,7. Le uova sono ancora più ‘green’ con 3,2 mentre i legumi sono i più ecologici con 0,5 chili. La dieta media europea produce per ogni pasto almeno due chili di gas serra quando il massimo consentito sarebbe di un chilo. E ancora peggio va nei Paesi ‘carnivori’ come gli Stati Uniti. Il suggerimento è di mangiare carne rossa solo una volta la settimana, tre volte pesci e carni bianche, formaggi e uova ogni tre giorni, privilegiando in ognuno dei pasti principali la presenza di legumi.

Il 29 luglio scorso è stato l’Earth Overshoot Day, ovvero il giorno in cui i consumi superano le risorse del pianeta, ma se tutti assumessero le giuste calorie, evitando gli sprechi e dessero un’impronta più ecologica alla propria alimentazione, si potrebbero sfamare 10,2 miliardi di persone. Invece se la prospettiva rimarrà immutata, di qui al 2050 occorrerà un 60-70% in più di produzione agricola per soddisfare l’incremento demografico e anche i livelli di consumo maggiorati da una crescente urbanizzazione. Solo che è noto quanto incida l’agricoltura sul cambiamento climatico, considerati pure il confezionamento e il trasporto del cibo. La Fao ha calcolato che le emissioni annuali legate al settore si aggirino intorno ai 16 miliardi di tonnellate di CO2, il 34% del totale, il doppio di quello che finora si era immaginato.

E il quadro è addirittura migliorato dal 1990 a oggi: le emissioni sono scese da 2,9 a 2,2 tonnellate l’anno per abitante. Il 39% delle emissioni in campo agricolo deriva dalla lavorazione del terreno, dall’allevamento e dall’uso di fertilizzanti. Un altro 38% proviene dalla distruzione di praterie, savane e foreste per farne terreno coltivabile, poi c’è l’impatto derivato dalla distribuzione. I prodotti e i mercati a chilometro zero sono un efficace deterrente, ma per sviluppare questo sistema occorre che l’agricoltura diventi di prossimità rispetto alle città e quindi si riduca il consumo di suolo edificabile. Finora una pura utopia.