Name: Tour Carlino | Rimini
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Tour Carlino - Rimini

Il tour dei 140 anni del Carlino: un viaggio nella storia della tua città. Vieni a incontrare la redazione del Carlino

Rimini, 12 luglio 2025 – Non un semplice racconto della città. Il quotidiano oggi è un luogo dove un territorio si confronta e cerca soluzioni. Questo è il Carlino per Davide Ortalli, direttore di Cna, ospite all’evento dei 140 de Il Resto del Carlino. Ad accomodarsi sulle sedute dell’arena Francesca Da Rimini c’erano ieri autorità, amministratori e tante persone che hanno voluto condividere un pezzo di storia con la testata che dal 1885 racconta questa terra, e dall’agosto del 1957 lo fa con una redazione nel cuore della città di Rimini. Un percorso che ieri si è rinnovato e a cui ha voluto essere presente anche la prefetta Giuseppina Cassone. Con lei anche il comandante della Capitaneria di Porto, Ottavio Cilio e tanti altri amministratori locali, deputati e senatori: da Domenica Spinelli ad Andrea Gnassi e Marco Croatti, all’assessora regionale al Turismo Roberta Frisoni, la consigliera regionale Pd Alice Parma e il sindaco di Bellaria, Filippo Giorgetti, e di Riccione, Daniela Angelini, arrivando ai tanti riminesi che hanno voluto esserci. Sono i cittadini che tutte le mattine amano sfogliare la carta del quotidiano ed anche quelli che si sono votati al digitale. Ciò che non cambia è la funzione del quotidiano. "Per quanto ci riguarda – riprende Ortalli –, il lavoro del quotidiano permette alle tante imprese di avere visibilità, è la possibilità di raccontare le cose belle di questo territorio, le sfide e le vittorie. L’informazione libera è fondamentale e il Carlino è un valore per il territorio". Il giornale rimane un luogo di confronto, aspetto che "purtroppo sta venendo meno nella vita di tutti i giorni – rileva la senatrice Spinelli –. La stampa è certamente importante per chi svolge il ruolo di amministratore, ma lo è ancor più per la gente. Peccato che le nuove generazioni leggano poco. Sta venendo meno nel quotidiano il confronto ed è un problema. Il giornale rappresenta un luogo di confronto e informazione. Io ogni mattina in Senato, mi dirigo nella stanzetta con i quotidiani e inizio a leggere".

Il quotidiano di tutti, insieme tra la gente: "È il luogo del confronto"

Rimini, 12 luglio 2025 – L’informazione a Rimini ha radici lontane. Nel Seicento venne pubblicato per la prima volta Il Rimino: era la gazzetta riminese, primo esempio di quanto già allora questa fosse una terra che voleva crescere e raccontarsi. A ripercorrerne la storia attraverso l’informazione è stato Ferruccio Farina. Il momento in cui il quotidiano diventa centrale nella narrazione del territorio cade tra Ottocento e Novecento. E’ un periodo intenso, fatto di forti battaglie politiche ed anche di sviluppo della città con la sua spiaggia, il turismo e la mondanità che ruota attorno al Grand Hotel. Sono gli anni in cui a scrivere delle feste e delle contestazioni politiche c’è un giornale nato a Bologna, il Resto del Carlino. L’attenzione della testata nei confronti della riviera cresce di pari passo con lo sviluppo della riviera stessa. Un legame interrotto bruscamente dalla Seconda guerra mondiale. Le foto in bianco e nero delle feste mondane vengono sostituite da quelle dei carri armati davanti all’Arco d’Augusto. Terminato il conflitto, i riminesi si rimboccano le maniche e la forza di chi vive questi luoghi si traduce anche nel desiderio di raccontarsi. Rimini è sempre più importante e il primo agosto del 1957 all’interno di Palazzo Gasparri in piazza Tre Martiri apre la redazione riminese de Il Resto del Carlino. Cresce così una generazione di giovani scrittori e giornalisti, ed è Farina a mostrarci una foto di quegli anni che ritrae i partecipanti a una cena alla vecchia Pescheria da parte dell’associazione scrittori riminesi. C’erano un giovanissimo Amedeo Montemaggi, Duilio Cavalli, Nevio Matteini e tanti altri. Rimini non si ferma più e Il Resto del Carlino accompagna una storia fatta di invasioni di stranieri dal nord, stabilimenti balneari, la costruzione del grattacielo, la Fiera e tanti protagonisti da Fellini a Sergio Zavoli, Indro Montanelli con un giovane Silvano Cardellini, la visita a Rimini di Papa Wojtyla, Silvio Berlusconi e i grandi ospiti del Pio Manzù. C’è un’altra storia, ed è quella che Marco Morosini ha presentato attraverso le immagini. Rimini, la spiaggia e Brandina, il marchio che ha creato condensando l’essenza di un luogo che ha trovato nella spiaggia la sua espressione, il suo vestito per presentarsi al mondo. Quel tessuto che Brandina ha fatto proprio. Rimini, terra di genio e sregolatezza. E tra i geni impossibile non ricordare Federico Fellini. Lo ha fatto Marco Leonetti, direttore del Felllini Museum. Un rapporto complesso quello del Maestro con la sua città. Fellini ha scomposto Rimini, ne ha preso luoghi, curiosità e personaggi, elevandoli in un un Olimpo senza tempo. A Rimini niente è reale, ma tutto è autentico, ci insegna Leonetti. E Fellini ne ha colto l’essenza senza tempo.

Il legame tra giornale e città: una storia che non finisce

Rimini, 11 luglio 2025 – L’11 luglio, alle 18, all’Arena Francesca da Rimini festeggiamo insieme i 140 anni del Resto del Carlino. Un compleanno che è un abbraccio collettivo tra giornale e comunità. Sul palco, volti e storie che portano Rimini nel cuore e nel mondo: Simona Ventura e Giovanni Terzi, Alberta Ferretti, Gessica Notaro, Max Sirena, Matteo Brighi, Renzo Vecchiato, Marco Leonetti, Ferruccio Farina e Marco Morosini. Una serata per celebrare Rimini: la sua identità, la sua voglia di sognare, il suo coraggio di cambiare. E per ringraziare chi ogni giorno ci sceglie, ci legge, ci critica, ci difende. Perché senza di voi, lettori, nulla sarebbe possibile. Vi aspettiamo per spegnere (e riaccendere) insieme 140 candeline. Portate con voi un ricordo, un’idea, una storia: perché ogni pagina è fatta anche di voi. Sarà una serata di parole, emozioni e sorrisi, nel cuore di una Rimini che non smette mai di raccontarsi. Sfoglia lo speciale dei 140 anni a Rimini

Il tour per i 140 anni del Carlino arriva a Rimini: sfoglia lo speciale

Non fa mai tanti giri di parole. È uno abituato a parlar chiaro, Jamil Sadegholvaad, nelle interviste e sui social. L’ha sempre fatto. Anche prima di diventare primo cittadino di Rimini. E anche quando la critica, la protesta sono dietro l’angolo. Com’è cambiato il suo rapporto con l’informazione da quando è diventato sindaco? "Da sindaco, bisogna avere una visione più larga delle questioni e avere tutte le informazioni utili per svolgere al meglio il proprio lavoro. Ma sono sempre stato un lettore di quotidiani, nazionali e locali, ben prima di avere ruoli istituzionali. Da ragazzo mi concentravo sulle pagine sportive e di spettacoli, poi ho allargato gli interessi a quello che dovrebbe interessare tutti noi: cosa succede in città e nel mondo. Informarsi fa parte della nostra vita. Leggere i giornali è tra le più alte forme di partecipazione e di rispetto per gli altri". Oltre alla cronaca locale, quali notizie va a cercarsi? "Leggere i giornali è tra le prime cose che faccio ogni mattina: indispensabile come il caffè, pure se a volte il caffè te lo fa andare di traverso. Leggo tutto, anche le notizie dall’estero. Sono un viaggiatore appassionato e penso che la forma più alta di ignoranza sia ritenere che tutto accada nel ristretto spazio intorno a noi. In realtà ciò che succede dall’altra parte di qualsiasi oceano ha più impatto di ogni decisione presa nel comune dove vivi. Non ce ne accorgiamo, ma è così". Come reagisce agli articoli in cui la criticano o la attaccano? "Credo di avere un alto grado di pazienza. È una virtù che mi riconoscono anche gli avversari. Ma la pazienza ha un limite. E quando viene valicato, tracima in solenni arrabbiature. Mi dà fastidio la mancanza di onestà intellettuale. E i coccodrillismi: le lezioni di chi in passato ha avuto in mano le leve del potere, magari non le ha esercitate, ma poi ti viene a dire cosa devi fare". Il Resto del Carlino festeggia 140 anni. La redazione di Rimini, aperta nel 1957, dal 1960 è in piazza Cavour di fronte a Palazzo Garampi. E da lì non si è più spostata… "Come direbbe Leopardi... mira ed è mirata. Osservatore e giudice ma, vista dalla parte inversa, anche noi di Palazzo Garampi vi possiamo guardare ogni giorno. È uno scambio di sguardi che va avanti da 70 anni per il bene di Rimini. Il Carlino è un prezioso scrigno di notizie e informazioni che ha dato e dà il suo contributo a sentirci una comunità". Silvano Cardellini, a cui è intitolata la redazione di Rimini, oltre 20nni fa scrisse con La botta d’orgoglio quello che è diventato una sorta di manifesto della riminesità. Si ritrova ancora in quelle parole? "Quel testo, quasi il testamento intellettuale di Cardellini, ha dato forma a un amore che in precedenza pareva non avesse forma, ma solo anarchica passione. Per molti è un testo storico che riepiloga, in modo magistrale, passaggi grandi e piccoli della storia di Rimini. Io preferisco considerarlo una serenata. Una serenata non convenzionale, dove il complimento è travestito da difetto. Ma quel ritmo, l’andamento crescente fino ad arrivare all’ultima indimenticabile riga, hanno qualcosa di ipnotico e musicale". Conserva alcuni degli articoli in cui si parla di lei? "Sì: la fotonotizia di me bimbo in braccio a mio padre e accanto a mia madre. È l’articolo a cui sono più affezionato: mi ricorda un momento bello. Ormai tutti i momenti della nostra vita sono fotografati, commentati in tempo reale. In questa sovrabbondanza si perde il valore che solo certi fatti o persone hanno". Il ruolo dell’informazione oggi è ancora più fondamentale, in un mondo dominato dalle fakenews sui social... Eppure chiudono sempre più edicole. "Si dice spesso che occorre investire di più sull’indipendenza dei giornalisti, per poter raccontare quello che la propaganda non vorrebbe e alla superficialità non interessa. Negli Usa alcune testate hanno aumentato le vendite. Ma è un fatto che, con l’avvento dei social, sono cambiati la cultura e l’impatto sociale dei giornali. Siamo davanti a un cambiamento di paradigma, che porterà a una selezione dei quotidiani cartacei. Per le edicole, a Rimini stiamo lavorando a progetti per ampliare il loro range commerciale, prevedendo il rilascio di certificati e altro. Ma è una battaglia difficile quando dal tuo telefono puoi già provvedere a tutto quel che è il rapporto con un ente o una azienda". Sarebbe favorevole a una maggiore diffusione dei quotidiani nelle scuole? "Si. Così come sarei favorevole alla liberalizzazione della loro vendita dovunque. Bisogna che gli editori si rendano conto che un certo modo di pensare i quotidiano va verso il tramonto. Occorre cercare tutte le opportunità i permesse per una distribuzione più vasta". Le capita di leggere i giornali a sua figlia? "Di solito è lei, quando torno a casa, a dirmi: ho visto la tua foto sul giornale. E io penso: meglio si sia fermata alla foto, anziché leggere cosa c’era scritto...".

Le sfide dell’informazione. Il sindaco: "I giornali ci aiutano a conoscere e rispettare gli altri. Il Carlino è la nostra storia"

Nipote di un bagnino. Orgogliosamente romagnolo. Tanto che Michele de Pascale continua a vivere a Cervia, nonostante passi molto più tempo a Bologna. Presidente, Rimini vista da Bologna è…? "Me la potrai cavare con bellissima… Di sicuro è la città dell’Emilia Romagna che negli ultimi anni ha saputo più rigenerarsi e trasformarsi. È un esempio per tutta la nostra regione". Ma resta ancora, a suo parere, la capitale del turismo? Quali i punti di forza e le debolezze di Rimini oggi? "È indiscutibilmente tra le capitali del turismo mondiale. È passata da essere località prettamente balneare a destinazione turistica tutto l’anno. Ma è chiaro che uno dei suoi punti di forza è anche una delle debolezze. Ha una grande quantità di strutture ricettive, ma bisogna intervenire sulla qualità. In questi anni si è investito tanto sulla riqualificazione del lungomare, a Rimini come a Riccione e in altri comuni della costa. Adesso bisogna pensare a un serio piano di riqualificazione alberghiera". Come ci si riesce? "Noi abbiamo in mente tre azioni. La prima: agire sulle norme della classificazione alberghiera, semplificandole e dando la possibilità a chi vuole investire di avere una vita più facile. La seconda: la revisione delle norme urbanistiche, sfruttando tutti gli strumenti che abbiamo. Il terzo elemento è aiutare gli imprenditori con gli strumenti finanziari adeguati, attraverso incentivi a fondo perduto e la leva del credito. Se ne parla da almeno 20 anni, è un dibattito non più rinviabile". Lei ha ribadito più volte la necessità di dare una seconda vita alle ex colonie. Un altro dibattito che si trascina da anni, ma è ancora tutto fermo. "Le colonie le inserisco a pieno titolo nel piano della riqualificazione alberghiera. È chiaro che abbiamo tante strutture diverse per storia e dimensioni. Ma sicuramente dobbiamo lavorarci". Fiera e aeroporto sono i grandi asset strategici di Rimini. È veramente finita la guerra con Bologna su fiere e voli? "Sono due asset che la Regione dovrà sostenere con molta più determinazione. Su questo, con il sindaco Jamil Sadegholvaad e i vertici di Fiera e aeroporto, c’è totale sintonia. La Regione vuole essere più presente a Rimini in queste infrastrutture con due obiettivi. Come Regione possiamo dare molta più forza al sistema Rimini, e dall’altro lato la Fiera e il ’Fellini’ possono essere sempre più opportunità per tutta l’Emilia Romagna. La Regione c’è e ci sarà a prescindere dalle valutazioni che i territori faranno". Capitolo sicurezza: è possibile che Rimini non riesca a ottenere in pianta stabile più uomini delle forze dell’ordine? "La questione è semplice. Il problema è che le forze dell’ordine in Italia sono sottodimensionate. Quello che può fare la Regione è aiutare i comuni turistici con la polizia locale. Dobbiamo pretendere che lo Stato faccia la propria parte, e invece non lo sta facendo. Noi possiamo rafforzare gli organici di polizia locale, almeno per l’estate". Tiene banco il dibattito sui parchi eolici in mare. E c’è la battaglia contro Badia del vento, impianto eolico in terra toscana che avrà un forte impatto sulla Romagna. Come gestire la transizione energetica senza stravolgere il territorio? "La chiave è pianificare. Non si possono calano dall’alto questi impianti sui territori senza pianificazione. È il motivo per cui l’impianto di Ravenna è stato coprogrammato con il territorio, mentre quello a Rimini è stato modificato più volte viste le obiezioni. Nel frattempo il governo ha congelato i bandi degli impianti offshore. È tutto fermo. Per quanto riguarda Badia del vento, è in Toscana, ma è paesaggisticamente in Romagna. La nostra regione va ascoltata". Nipote di un bagnino, cresciuto a Cervia: quanto si sente ‘affine’ ai riminesi? "La vita della Riviera è la mia vita. Rimini ha lo stesso tasso di generosità e laboriosità della Romagna, però ha un’apertura più al mondo e all’internazionalità. Rimini ci aiuta a sognare"

De Pascale e il modello Rimini: "Ha saputo cambiare pelle. E continua a farci sognare"

È una storia di radici antiche quella che ripercorre i cambiamenti e le evoluzioni del presidio di sanità riminese. Una storia più vecchia dei 140 anni del Carlino e che parte addirittura dal XIII secolo, quando a Rimini esistevano più ospedali. Dal Santo Spirito fuori Porta Romana al San Bartolomeo vicino all’Arco di Augusto. E poi il San Pietro e Biagio, il San Giovanni Battista. Un mosaico di cui fudecretata l’unificazione nel 1486, quando nacque l’ospedale di Santa Maria della Misericordia, situato in uno stabile del Corso a breve distanza dal ponte di Tiberio. Inizialmente, la struttura fu per secoli un luogo di accoglienza per i forestieri, prima di commutare il fine in vero e proprio ospedale con funzioni sanitarie. Dopo un balzo di centinaia di anni, nel 1800 si decise di trasferire l’ospedale strictu sensu all’ex collegio dei Padri Gesuiti, oggi sede del Museo della Città a Palazzo Tonini. Questa rimase per molto tempo, sino al 1974, la casa dell’ospedale di Rimini, eccezion fatta per la Seconda guerra mondiale, quando i bombardamenti costrinsero allo spostamento temporaneo del nosocomio riminese prima a San Fortunato, sul colle di Covignano, e poi nella Repubblica di San Marino. A guerra finita, poi, la sede originaria rimase gravemente danneggiata dalle bombe e lo sguardo cominciò a setacciare la città in cerca di una nuova sistemazione. Sino a posarsi in viale Settembrini, dove dal 13 giugno 1974, la data dell’inaugurazione dell’attuale sede, l’ospedale Infermi di Rimini divenne il punto di riferimento di tutta la provincia e il polo di eccellenza sanitaria che oggi tutti conosciamo.

L’ospedale sopravvissuto a traslochi e bombe

di Francesco Zuppiroli La procura è il plinto granitico e austero della Giustizia. Quello sovrintendente e silente che sorveglia e difende la riviera e i suoi cittadini dai tentacoli di una criminalità che "accresce il numero di attività illecite non più solamente in estate". È questo il monito che arriva dalla procuratrice della Repubblica di Rimini Elisabetta Melotti, che guida l’ufficio dal 2017. "Negli anni questa provincia è cresciuta e con essa la popolazione che arriva sul territorio non solo per la stagione, bensì tutto l’anno: grazie a numerose iniziative e al forte posizionamento fieristico". Procuratrice Melotti, più persone sul territorio significano anche più lavoro per il suo ufficio? "Rimini possiede una specificità intrinseca nella sua forte vocazione turistica, capace di risultare attrattiva sia per la criminalità comune, che per quella economica ed organizzata, anche di natura mafiosa. Con l’estate coincide un aumento, per esempio, dei reati predatori e di quelli inerenti il mercato degli stupefacenti. Aumentano anche le denunce per violenze sessuali, purtroppo in vari casi presentate da vittime in situazioni di minorata difesa, per assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti, con conseguente difficoltà di ricordare e ricostruire la sequenza dei fatti". Ha fatto cenno anche ad attività illecite riconducibili alla criminalità organizzata. In quale modo i tentacoli neri delle mafie si allungano sulla riviera? "La nostra provincia offre opportunità di investimenti economici di interesse per la criminalità organizzata. Anche per la vicinanza con la Repubblica di San Marino. Il rischio di infiltrazioni nel territorio è testimoniato dal numero di interdittive antimafia emesse, che sono state 41 dal 2018, di cui 14 hanno riguardato strutture alberghiere e altre tre bar e ristoranti". In che modo come procura contrastate tale fenomeno? "Fondamentale è l’attenzione ai reati spia di infiltrazione della criminalità nell’economia locale, tra i quali in particolare i reati fallimentari, di usura, riciclaggio, fiscali ed il reato di interposizione fittizia: quest’ultimo di particolare frequenza nel settore della gestione alberghiera, per il subentro di varie società che si susseguono in tempi ravvicinati nell’affitto delle aziende". In un’ottica di reciproco scambio con la comunità, ci sono anche strumenti derivati da ’patti con la cittadinanza’ che favoriscono il vostro lavoro in tal senso? "È stato siglato un protocollo interistituzionale per la legalità e lo sviluppo del settore alberghiero. La procura di Rimini non ne è firmataria, ma ha avuto un ruolo propositivo, unitamente a prefettura e forze dell’ordine. Il protocollo prevede la trasmissione dei dati relativi all’autorizzazione ai cambi di gestione delle strutture alberghiere, mediante applicativi informatici, ai fini della loro successiva elaborazione da parte del gruppo interforze (Gia) che opera in prefettura nel settore delle misure interdittive. I dati sono elaborati attraverso una serie di indicatori di rischio, previamente individuati. Si tratta di informazioni utili sia per i controlli da parte degli enti preposti amministrativi, sia per gli approfondimenti del gruppo Gia. Se dalle analisi emergono importanti indizi di reato, i dati vengono trasmessi poi anche alla procura. Ancora, in materia di fallimenti nel 2019 è stato siglato con il tribunale un altro protocollo, condiviso con l’Ordine degli avvocati e dei commercialisti, avente oggetto i procedimenti relativi alla crisi di impresa, anche nell’ottica di assicurare la tempestività delle indagini ed evitare la dispersione dei beni garanzia dei creditori". Su quali altri fenomeni il nostro territorio impegna maggiormente il suo ufficio? "Sicuramente il mercato degli stupefacenti non va mai sottovalutato, in ragione anche dell’aumento della clientela e della capacità di spesa che vanno di pari passo con la stagione. A questo si aggiungono i reati predatori come le rapine, anche specializzate, che purtroppo vedono tra gli autori un aumento considerevole di minori in concorso con maggiorenni o neo maggiorenni. Questo fenomeno della criminalità giovanile ci impegna molto. Così come i reati del cosiddetto ’codice rosso’. Tanto quanto le truffe. Truffe agli anziani con artifizi sempre più insidiosi, ma anche truffe per investimenti, specie in criptovalute, per cui riceviamo denunce pressoché quotidiane. Si tratta di un reato molto complesso da indagare poiché richiede l’impiego di tecnologie avanzate di cui purtroppo spesso non si dispone". Ci sono difficoltà più evidenti di altre con cui la procura è costretta a fare i conti? "Purtroppo l’organico dell’ufficio, così come quello delle forze dell’ordine, non è adeguato all’aumento esponenziale della popolazione e degli investimenti economici, non solo nel settore turistico. Più persone significano anche più lavoro per la procura, che però oltre a carenze di organico, compreso il personale amministrativo, è sempre più assorbita da macchinosi adempimenti di carattere burocratico così come avviene anche per le forze dell’ordine". E cosa invece ritiene sia un punto di forza per la nostra procura? "Il rapporto di collaborazione tra le diverse forze di polizia, che operano sul territorio senza inutili rivalità. Si tratta di un valore aggiunto che ho sempre ritenuto di particolare utilità e importanza per l’efficacia delle indagini. Seppure questa sia una realtà tutto sommato piccola, le problematiche presenti potrebbero gravare molto di più se non ci fosse la fondamentale collaborazione lavorativa con le forze dell’ordine anche nello scambio di informazioni e nell’organizzazione dell’ufficio in unità di competenza efficienti. Di ciò ne siamo grati, perché la finalità comune è di operare nell’interesse della collettività".

Le sfide della giustizia: "Massimo impegno per contrastare le infiltrazioni mafiose"

di Francesco Zuppiroli Una comunità, dentro alla comunità. Un microcosmo più che lavorativo sostenuto "dall’impegno di 2.800 persone. L’analogia è quella con un piccolo paese". Tratteggia così le dimensioni dell’ospedale ’Infermi’ la direttrice del presidio sanitario di Rimini, Francesca Raggi, dal gennaio 2021 alla guida del nosocomio. Dottoressa Raggi, informazione e sanità sono due piloni della società. In modi diversi, svolgono la stessa funzione: aiutare la cittadinanza... "Un concetto forte ribadito e sostenuto anche nel corso dei nostri festeggiamenti, tenutisi l’anno scorso per i 50 anni dell’Infermi nella sua attuale sede". Come si traduce questo principio nel lavoro di tutti i giorni? "L’ospedale è una comunità nella comunità. Per questo stiamo facendo crescere sempre di più il senso di appartenenza da parte dei professionisti e dei cittadini. L’ospedale è in prima linea per la tutela dei residenti e del territorio non solo ponendosi come centro di riferimento materno-infantile per la Romagna, ma anche per altre discipline, che accolgono pazienti dai territori di Marche e San Marino". Un esempio? "Lavoriamo a tantissime iniziative per la collettività che vanno dalla promozione dei sani stili di vita ad eventi prettamente culturali in collaborazione con associazioni di volontariato e rappresentanti degli utenti". E da parte della comunità verso l’ospedale c’è un ritorno? "Assolutamente sì. Basti pensare che nell’anno trascorso il nostro Presidio Ospedaliero ha raccolto donazioni per un valore di circa 1 milione di euro su un totale di 2.900.000 nel contesto di area vasta, da parte di imprese del territorio e cittadini. Per noi rappresenta un motivo di orgoglio". Storicamente Rimini è un territorio con peculiarità uniche, legate alla vocazione turistica. Questo come si traduce nell’impatto che il turismo ha sulla sanità? "L’estate per noi è una sfida che si rinnova ogni anno. Da tempo stiamo assistendo a un incremento progressivo degli accessi una stagione dopo l’altra. Al 30 giugno per esempio abbiamo già registrato 378 accessi giornalieri al pronto soccorso, lo stesso numero che avevamo avuto il 7 agosto 2024". E quali sono le conseguenze? "Questo ci obbliga a una riflessione. Ad aprirci all’adozione di modelli di lavoro al di là degli schemi precostituiti, con approcci interistituzionali di collaborazione con il Comune e le forze dell’ordine. Si tratta di un contesto sfidante non solo per il pronto soccorso. Ma a cascata per tutti i servizi collegati come i reparti di degenza, l’area sociosanitaria e le strutture e le équipe del territorio, compresa l’area della salute mentale e delle dipendenze patologiche". Un aspetto da cambiare e uno di cui andare fieri all’ospedale Infermi? "Oltre al fiore all’occhiello rappresentato dal Punto Nascita e dall’area neonatale e pediatrica, penso che ciò che fa la differenza all’Infermi sia il miglioramento continuo quotidiano e l’approccio multidisciplinare. La nostra qualità è l’apertura mentale, mutuata dal territorio, che non è solo verso le persone, ma anche verso le idee nuove". In cosa bisogna migliorare? "Torno alla questione pronto soccorso. Che non è progettato per accogliere un numero di accessi tanto elevato come quelli che ci troviamo a dover gestire. Stiamo lavorando infatti con Architetti e Ingegneri per ampliare gli spazi, migliorando così anche la logistica dei percorsi per renderli più accoglienti per i pazienti e più confacenti alle fasi della cura, a supporto del lavoro di medici e infermieri".

La forza della sanità: "L’Infermi è una comunità aperta a persone e idee"

Vescovo Anselmi, cosa significa oggi per la Chiesa cattolica ‘comunicare’? "Un verbo importantissimo: appartiene ai verbi missionari e da sempre la Chiesa – come ci ha amorevolmente ricordato Papa Francesco – nella sua essenza è missionaria. Un compito non di pochi, ma di tutti: ogni battezzato è un missionario e dunque comunicatore capace di raccontare, in tutte le forme possibili, le grandi cose che Dio ha fatto nella sua vita". Lei che rapporto ha con i giornali e i media in generale? "Sono un lettore appassionato di quotidiani e periodici. Ogni cristiano è chiamato ad amare il tempo in cui vive. E Gesù vuole incontrare le persone di questo tempo. Informarsi, leggere, seguire i telegiornali, essere aggiornati su quello che accade è un modo di amare Dio e il mondo e una grande occasione per rendere viva la preghiera". Legge quotidianamente il Resto del Carlino? Quali sono le prime notizie che cerca? "Il Carlino racconta il territorio in cui lo Spirito santo e il Papa mi hanno mandato a servire la Chiesa. I media locali sono fondamentali. La nostra diocesi fa la rassegna stampa quotidiana e il Carlino occupa sempre spazi importanti. Leggo le notizie relative alla provincia di Rimini, alla nostra diocesi e alle diocesi vicine. E le notizie sportive: tutti conoscono la mia grande passione per lo sport". La diocesi da anni è protagonista dell’informazione locale. Quale ruolo ha, nella sua missione, la comunicazione? "Attraverso il settimanale ilPonte, IcaroTv, Radio Icaro e Newsrimini la diocesi investe tanto sulla comunicazione. È un servizio molto bello e gradito, visto il seguito che hanno. Penso che per la diocesi sia un dovere comunicare, per un servizio di evangelizzazione e per vivere autenticamente la sinodalità. Comunicare è aiutare le persone alla corresponsabilità. E conoscere è una porta verso l’amare. Ritengo decisivo il binomio tra comunicazione e corresponsabilità". È presente sui social, ma non li usa molto. "Non frequento molto i social, è vero. Sono impegnativi e necessitano di competenze e tempo. Uso invece tanto Whatsapp, videoconferenze e videochiamate: ti permettono di comunicare in modo semplice con tante persone accorciando le distanze". Cosa l’ha colpita di più finora della diocesi riminese? "È bella e vivace, e ringrazio il Signore che mi ha inviato qui attraverso il Papa. È abitata da tante realtà nel mondo della Chiesa e non solo, che si spendono a favore degli altri, con grande attenzione ai poveri. Penso anche alle iniziative a favore dei Paesi in via di sviluppo. Questa attenzione forse deriva dal fatto di essere una realtà animata dal turismo. Per quanto mi è possibile, cerco di far incontrare queste ricchezze tra loro. Fare le cose insieme moltiplica il bene che ciascuno può operare da solo". Fin dal suo arrivo ha messo al centro le questioni dei giovani, del lavoro, della casa. Cosa può la diocesi? "Il mio primo anno a Rimini l’ho vissuto ascoltando e osservando le situazioni dentro e fuori la Chiesa. Sono emerse questioni importanti a partire dalla casa: per tanti giovani, tante coppie, persone fragili è difficile trovare un’abitazione dignitosa e un lavoro. La comunità cristiana non è un’agenzia immobiliare né un centro per l’impiego, ma può comunicare una cultura di condivisione. Da qui la proposta che abbiamo lanciato: chi ha due case apra il proprio cuore ai fratelli più in difficoltà e ne metta una a disposizione. Poi le questioni riguardo gli anziani, la solitudine, la malattia, le difficoltà dei giovani. Ma al centro di tutto metto la famiglia: un bene da custodire, incoraggiare e salvaguardare. I genitori sono gli eroi della porta accanto di oggi. Collegata alla famiglia, c’è l’educazione dei giovani e la trasmissione della fede: offrire ai ragazzi percorsi e spazi in cui fare scelte vocazionali che li rendano felici". Ha già incontrato più volte il nuovo Papa. Che cosa si aspetta da Leone XIV? "Che ci incoraggi alla preghiera e alla contemplazione, allo studio, all’unità, a uno sguardo attento alla realtà odierna che necessita di pace e di cambiamenti nel mondo del lavoro". Ha invitato il Papa a Rimini? "Il 17 giugno io e gli altri vescovi italiani abbiamo incontrato nuovamente il Santo Padre. Ci ha salutato uno ad uno e l’ho invitato a Rimini in occasione del centenario della nascita di don Oreste Benzi, il 7 settembre. In quest’anno giubilare il Papa non potrà venire a Rimini, ma in futuro valuterà l’opportunità" Cosa ha rappresentato e continua a rappresentare don Oreste per la comunità riminese? "Don Oreste è una presenza fortissima nella nostra diocesi, sia per le esperienze che ha ispirato e fondato, sia per la testimonianza personale che ha lasciato. L’associazione Papa Giovanni XXIII da lui fondata risponde a tante emergenze: tossicodipendenza, malattia, minori abbandonati, prostituzione, disabilità. La sua seconda, imponente presenza è nei cuori delle persone. Chi l’ha incontrato – donne, uomini, preti, laici – non lo ha dimenticato e questo incontro ha cambiato la vita a una marea di persone. Don Oreste è un grande dono per la nostra città, per la nostra diocesi e tutta la Chiesa universale. Un sacerdote che ha ispirato generazioni di giovani e adulti, che è stato sempre in ascolto dello Spirito santo e delle necessità del mondo: ha cercato con generosità infinita di rispondere a tali chiamate". Manuel Spadazzi

Il vescovo ha fede nei media: "Comunicare è una missione. Non perdo una notizia di sport"

L’economia tiene, tra luci e ombre. Ed è trainata dal turismo, vero motore dello sviluppo della città. I dati della Camera di commercio della Romagna – relativi al 2024 – testimoniano ancora una volta quanto l’economia riminese sia legata al settore dei servizi, quello che comprende il turismo e il commercio. Se si guarda alla ricchezza prodotta, emerge che il 78,1% del valore aggiunto è generato proprio dal macro settore dei servizi, la cui incidenza sul valore aggiunto totale risulta nettamente superiore sia al dato regionale (65,1%) che nazionale (72,4%). L’industria in senso stretto, invece, è meno rilevante nella creazione della ricchezza provinciale con il 14,6% (27,4% in Emilia-Romagna, 19,8% in Italia), mentre le costruzioni contribuiscono per il 6,2% (5,3% in regione e 5,8% a livello nazionale). Restando in ambito turistico, nella provincia di Rimini i dati del 2024 fanno rilevare un andamento positivo sia degli arrivi (+1,8%) sia delle presenze (+2,0%) rispetto all’anno 2023. Migliori i risultati della clientela straniera rispetto a quella italiana (sostanzialmente stabile). Nel dettaglio: +0,1% gli arrivi italiani e -0,2% le presenze nazionali, +7,8% gli arrivi stranieri e +8% le presenze estere. La permanenza media (rapporto presenze/arrivi) nel 2024 è risultata pari a 4 giorni: 3,8 giorni per i turisti italiani e 4,7 giorni per gli stranieri, 3,9 giorni per gli esercizi alberghieri e 5,2 giorni per quelli extra-alberghieri. IL MERCATO DEL LAVORO La buona notizia arriva dal tasso di occupazione, in crescita, la cattiva dal boom della cassa integrazione. Entrando nel dettagglio, nel 2024 si rileva un tasso di occupazione (15-64 anni) pari al 68,3%, in crescita di 3,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente; il tasso di disoccupazione (15-74 anni), invece, è del 4,7%, in diminuzione di 2,7 punti percentuali. Per quanto riguarda la Cassa integrazione guadagni (Cig), in territorio provinciale nel periodo gennaio-dicembre 2024 sono state autorizzate 6,4 milioni di ore, di cui il 57,3% di tipo ordinario e il 42,7% straordinario. In termini di confronto annuo, si assiste a un forte incremento delle ore di Cig autorizzate (+61,9%), con riferimento sia all’ordinaria (+15,8%) sia alla straordinaria (+247,6%). COMMERCIO ESTERO Nel 2024 le esportazioni in provincia di Rimini ammontano a 2,9 miliardi di euro, con un calo rispetto al 2023 del 6%, superiore alla variazione negativa regionale (-2%) e nazionale (-0,4%). Le importazioni risultano di 1,6 miliardi, in aumento annuo del 4,6%. Positivo il saldo commerciale: +1,3 miliardi di euro (-16,4% rispetto al saldo 2023). Sul risultato negativo delle esportazioni pesano quelle di due tra i principali prodotti: macchinari e apparecchi meccanici (25,6% del totale), che fanno segnare un -12,7%, e mezzi di trasporto (11,3%) con un -29,2%. Aumenti, invece, per altri prodotti: +2,1% gli articoli di abbigliamento (15,1% l’incidenza), +15,3% i prodotti alimentari e le bevande (11,7%) e +8,7% i prodotti in metallo (8,9%). I principali Paesi di destinazione delle esportazioni sono Stati Uniti (12,8% del totale), Regno Unito (9,3%), Francia (7,9%), Germania (6,6%), Spagna (4,2%), Russia (3,8%) e Polonia (3,7%). Di questi, risultano in crescita annua il Regno Unito (+10,6%) e la Russia (+16%), mentre sono in flessione soprattutto gli Stati Uniti (-27,1%). LE IMPRESE Al 31 dicembre dello scorso anno si contano poco meno di 40mila imprese, di cui oltre 34mila attive. Il territorio si conferma con imprenditorialità altamente diffusa: il rapporto fra imprese e abitanti, infatti, è pari a 102 realtà attive ogni mille abitanti (87 a livello regionale e 86 a livello nazionale). Le imprese attive registrano una crescita in provincia (+0,6%) diversamente a quanto avviene in regione (-0,7%) e a livello nazionale (-0,9%). Questo succede in particolare nelle costruzioni (in aumento dell’1,7%), nelle attività di alloggio e ristorazione (+1%), nelle attività immobiliari (+2,1%), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (+4,6%), nel settore del noleggio e delle agenzie di viaggio ( +4,2%). Le imprese straniere sono 5.024, pari al 14,5% del totale, e registrano un aumento del 4,9%. Quelle femminili sono 7.647, il 22,1% del totale. Per quanto riguarda i settori, in provincia di Rimini risultano attive 2.397 imprese manifatturiere che rappresentano il 6,9% del totale. Si contano 4.721 sedi di imprese del settore alloggio e ristorazione (13,6% del totale) e oltre 8mila realtà nel commercio. Si rileva, infine, un calo del 3,5% dei prestiti degli istituti di credito alle imprese.

L’economia tiene . Il turismo è il motore dello sviluppo. In calo le esportazioni

Federico Fellini ha passato una vita a fuggire da Rimini. E a rincorrerla. Tutto il suo cinema parla di Rimini, anche quando sembra parlare d’altro. Non la Rimini reale e segnata su una mappa, ma una Rimini sognata, trasfigurata, che appartiene più alla invenzione del mito che al genere biografico. Fellini ha preso pezzi della città e della sua memoria (il Grand Hotel, la ’palata’, il Fulgor, la fontana della ’pigna’, i vicoli del borgo San Giuliano, la spiaggia, il dialetto) e li ha trasformati in segni di un alfabeto universale. Un’operazione di trasfigurazione che attraversa tutta la sua opera e giunge a compimento in Amarcord, in questo unicum nella storia del cinema, che ha fatto di Rimini – come è stato detto – un’Itaca moderna, il luogo a cui sempre tornare. Questo è il miracolo della popolarità di Amarcord. Il miracolo di un film che, pur raccontando la vita di un piccolo borgo italiano negli anni ’30, è riuscito a parlare al mondo intero. Che ha commosso e divertito - e continua a commuovere e divertire - generazioni di spettatori, in ogni angolo del mondo. E non importa da dove vieni e dove vivi, l’età che hai e la lingua che parli. Perché quei personaggi e quei luoghi li riconosci come tuoi, hanno a che fare anche con la tua storia, ti riguardano. Quel paesaggio ti è familiare. Quei ricordi ti appartengono. È questo il miracolo di Amarcord, il miracolo del riconoscimento che si ripete a ogni proiezione. Non solo "amarcord" ("io mi ricordo"), dunque, ma come intuì Pier Paolo Pasolini, "asarcurdem" ("noi ci ricordiamo"). La Rimini di Fellini è il luogo del legame con la sorella Maddalena e il palcoscenico delle ’patachédi’ con Luigi ’Titta’ Benzi, Mario Montanari e Luigi Dolci, gli amici di sempre, quelli dell’adolescenza. È la città dei suoi racconti di Secondo liceo e Ritorno al paese scritti per il foglio satirico ’Marc’Aurelio’ e in quello, lungo e bellissimo, La mia Rimini, che, prima di Amarcord, ispirerà gli episodi iniziali de I clowns e di Roma. Rimini è il ricordo della madre Isa e del padre Urbano, a cui è dedicato all’indomani della morte, uno dei soggetti più personali di Fellini, Viaggio con Anita, che è anche una lettera d’amore alla città, seppur indirizzata altrove per pudore. Rimini è un suono. È il dialetto di Tonino Guerra, senza il quale Amarcord forse ci sarebbe stato lo stesso, ma sarebbe stato una cosa diversa. È la lingua degli affetti, il segno della città sopravvissuta ai bombardamenti e stravolta dal boom economico. È la lingua del nonno in Amarcord e della nonna in 8½. Rimini è mare e spiaggia e questo mare e questa spiaggia sono il mare e la spiaggia dei film di Fellini. È il mare, visto da chi resta a terra, un mare che fa paura e insieme affascina. Il mare dei profughi e degli esuli, dei sogni e degli addii. E la spiaggia è una terra di mezzo, sospesa tra il peccato e l’innocenza, dove balla la Saraghina in 8½, si offre la Volpina in Amarcord e si spoglia la turista ne La città delle donne. La spiaggia è anche la scenografia finale di molti film di Fellini e dell’incontro dei protagonisti col proprio destino: di quello di Zampanò ne La strada, di quello di Marcello ne La dolce vita, di Guido in 8½, della Gradisca in Amarcord. Rimini è la provincia e questa provincia è la provincia dei film di Fellini. Un set a cielo aperto, con la sua umanità stramba. Come strambi sono I soprannomi dei suoi abitanti: Calzinaz, Biscein, Scurèza... È la provincia con suoi luoghi di evasione come il Grand Hotel, la palata del porto, il cinema Fulgor che promettono, e non sempre mantengono, una vita diversa e più piena. Ma per Fellini Rimini è – soprattutto – un sentimento. Che oggi ha trovato nel Fellini Museum la sua casa. Rimini è un luogo dove niente è reale, ma tutto è autentico, da dove si può anche partire ma da dove non si scappa davvero mai. Nata come meta elegante, è diventata la spiaggia di tutti. E il cinema, e non solo quello di Fellini, l’ha sempre raccontata. * direttore Fellini Museum

Sognando con Fellini. OItre ’Amarcord’ c’è di più: "Ha mostrato in ogni film l’essenza della riminesità"

Mi sono reso conto di aver passato metà esatta della mia vita lontano da Rimini. Prima a Bologna, poi a Milano. Per la precisione ventiquattro anni e otto mesi fuori. Ricordo che all’inizio ero incuriosito dal mio esilio volontario, piano piano la sensazione è diventata malinconia, poi tristezza e ora mi è chiaro che un Marco è sempre qui. Dunque, io sono spesso a metà. Mentre scrivo queste righe no, mentre scrivo queste righe io sono intero: su questa carta, per questo giornale che mi è stato complice sempre, io sono tutt’uno. Allora posso chiedermelo: cos’è Rimini per me? La risposta l’ho messa insieme andandomene, un giorno dopo l’altro, e per voce degli altri. In questo quarto di secolo io ho ascoltato cosa avevano da dire sulla mia città, li ho ascoltati tutti e adesso mi viene da ripetere quelle voci. Qualcuno ha detto: Rimini, le discoteche. Qualcuno ha detto: Rimini, Fellini. Qualcuno ha detto: Rimini, la piadina. Qualcuno ha detto: Rimini, il mare così così. Qualcuno ha detto: Rimini, buona gente. Qualcuno ha detto: Rimini, gli amori di gioventù. Qualcuno ha detto: Rimini, il Grand Hotel. Qualcuno ha detto: Rimini, le straniere. Qualcuno ha detto: Rimini, la esse romagnola. Qualcuno ha detto: Rimini, i bagnini. Qualcuno ha detto: Rimini, saper raccontare. Qualcuno ha detto: Rimini, il Sigismondo d’oro. Qualcuno ha detto: Rimini, solo d’estate. Qualcuno ha detto: Rimini, me la ricordo ancora. Qualcuno ripeteva e ripeteva e ripeteva la solita minestra e allora io ripensavo ripensavo ripensavo a cosa si volesse dire davvero. Qualcuno ha detto: Rimini, le discoteche. Voleva dire le promesse all’alba. Qualcuno ha detto: Rimini, Fellini. Voleva dire potessi tornare a immaginare. Qualcuno ha detto: Rimini, la piadina. Voleva dire le azdore. Qualcuno ha detto: Rimini, il mare così così. Voleva dire i tuffi da bambino. Qualcuno ha detto: Rimini, buona gente. Voleva dire ricostruire dopo le bombe. Qualcuno ha detto: Rimini, gli amori di gioventù. Voleva dire quei due che ‘nsieme vanno, e paion sì al vento esser leggeri. Qualcuno ha detto: Rimini, il Grand Hotel. Voleva dire e l’Ina Casa. Qualcuno ha detto: Rimini, le straniere. Voleva dire un porto sempre aperto. Qualcuno ha detto: Rimini, la esse romagnola. Voleva dire Elio Pagliarani. Qualcuno ha detto: Rimini, i bagnini. Voleva dire la gente che lavora. Qualcuno ha detto: Rimini, saper raccontare. Voleva dire Il Resto del Carlino. Qualcuno ha detto: Rimini, il Sigismondo d’oro. Voleva dire a tal deg... Qualcuno ha detto: Rimini, solo d’estate. Voleva dire: esserci qui d’inverno, per tenere in braccio la nebbia. Qualcuno ha detto: Rimini, me la ricordo. Perché non te la puoi scordare. Qualcuno ha voluto dire. Rimini ha sempre detto. * scrittore, direttore del festival Biglietti agli amici

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