Giovedì 25 Aprile 2024

Zelensky a Roma, il Papa e la (difficile) missione di pace: gli chiederà di trattare

Il presidente incontra oggi la premier Meloni, Mattarella e il Santo Padre. All’attivismo vaticano si affianca l’iniziativa della Cina che prova ad avvicinare Russia e Ucraina

Roma, 13 maggio 2023 – Una visita importante per l’Italia, ma con un potenziale rilevante per cercare una via d’uscita negoziale al conflitto in Ucraina. La missione a Roma di Volodymyr Zelensky, che giungerà nella capitale di prima mattina e sarà accolto dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, lo porterà ad incontrare prima il presidente Sergio Mattarella, poi la premier Giorgia Meloni e quindi, nel pomeriggio, il Papa.

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Il presidente Zelensky
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Ed è proprio questa visita privata in Vaticano il punto strategicamente più rilevante, perché la presidenza ucraina ha accolto l’invito del Santo Padre – giunto attraverso il segretario di Stato Parolin – a venire a Roma per verificare quale sia la percorribilità di quell’iniziativa di pace annunciata da Francesco nel volo di ritorno dall’Ungheria. Non esiste ancora, dicono fonti diplomatiche, un piano di pace vaticano. Neppure a grandi linee. Ma il Papa vuole ottenere da Zelensky – obiettivo massimo – la disponibilità a trattare fissando quelli che sono i paletti invalicabili posti da Kiev.

Dopo l’incontro di oggi l’intenzione del Santo Padre è quella di cercare un dialogo con Mosca – ma nessuna telefonata con Putin è in programma neppure per i prossimi giorni – per vedere se e come ci possa essere un minimo comun denominatore. Già il fatto che Zelensky non abbia declinato l’invito viene letto come un buon segnale, anche se in Vaticano nessuno si nasconde che la strada è in salita e le disponibilità ucraina e, forse, russa, sono ancora lontanissime da un punto di incontro anche solo ipotizzabile. Però parlarsi, seppure per interposta persona, è già qualcosa. Una sponda importante agli sforzi del Papa verrà dal Quirinale, che in una linea di supporto senza incertezze a Kiev ha ribadito anche l’altroieri ad Oslo che "contrastare la politica di aggressività della Russia è necessario ma non ci deve distogliere dalla ricerca di un approdo di pace".

L’attivismo vaticano va di pari passo con la missione dell’inviato cinese Li Hui – ex ambasciatore a Mosca per dieci anni – che lunedì sarà a Kiev e poi proseguirà la sua missione in Polonia, Francia, Germania e Russia. Anche in questo caso non è in agenda un incontro con Putin, ma la diplomazia cinese – dopo l’incontro della scorsa settimana tra il ministro degli esteri russo Lavrov e l’omologo cinese Qin Gang – sta pazientemente lavorando per ammorbidire gli spigoli.

Più politico sarà l’incontro con Giorgia Meloni, che ha assicurato più e più volte, l’ultima a Praga, che l’Italia "continuerà a dare un sostegno a 360 gradi a Kiev e lo farà per tutto il tempo necessario". Se la premier attende Zelensky per parlare di aiuti militari, sostegno politico all’ingresso ucraino nella Ue e di ricostruzione, oltre che del prossimo G7 di Hiroshima, intende capitalizzare anche comunicativamente l’incontro: non a caso darà spazio a Zelensky e ha favorito la partecipazione del presidente ucraino ad uno speciale di Porta a Porta, dove il presidente ucraino sarà intervistato da Bruno Vespa e da alcuni direttori di quotidiani e testate tv. Particolare importante, con lei ci sarà il vicepremier Tajani ma non l’altro vicepremier Matteo Salvini. Ufficialmente per motivi di protocollo ("non ci sarò perché non sono né premier né ministro degli Esteri"), ma la realtà è che Salvini non ha fatto nulla per farsi invitare; anzi, è conscio che il suo freno sugli aiuti militari a Kiev e il suo premere per la pace sono visti con sospetto in Ucraina. E quindi, per lui, meglio evitare. E Giorgia Meloni, che sulla scelta atlantica e pro Kiev non transige, è stata d’accordo.