Zelensky apre a Mosca: "Possiamo discutere di Crimea e Donbass". La pace è più vicina?

Dopo aver accettato di non entrare nella Nato ("Molti temono la Russia") il leader vuole per garanzie di sicurezza in cambio della rinuncia all'integrità territoriale

Rimozione e distruzione degli ordigni esplosivi nella regione di Kharkiv

Rimozione e distruzione degli ordigni esplosivi nella regione di Kharkiv

Kiev - Quali sono al momento le reali prospettive di accordo, e quindi di pace, tra Russia e Ucraina? A che punto è la diplomazia? Le trattative sono aperte su molti tavoli paralleli, in gran parte segreti, ma i nodi fino a ieri sembravano soprattutto quelli dell’integrità territoriale, a cui Kiev sembrava non voler rinunciare. Oggi su questo fronte c’è uno spiraglio. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è dichiarato pronto a discutere di tutto con il suo omologo russo Vladimir Putin se accetta di negoziare direttamente con lui, compresi Crimea e Donbass, ma con “garanzie di sicurezza” decise in anticipo. 

Quasi un mese dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, e mentre continuano i bombardamenti sulle principali città del Paese, il presidente ucraino per la prima volta si è detto aperto a “cercare di affrontare tutto ciò che turba e dispiace alla Russia”, in un’intervista a diversi media trasmessa nella notte. Pur ammettendo: “La questione della Crimea e del Donbass è una storia molto difficile per tutti”. 

Servono “garanzie di sicurezza” e la fine delle ostilità, e “una volta tolto questo blocco, parliamo”, ha detto Zelensky della penisola annessa alla Russia nel 2014 e della regione dell’Ucraina orientale dove i separatisti filorussi hanno proclamato due “repubbliche” indipendenti riconosciute solo da Mosca. Il capo dello Stato ucraino, che vuole parlare direttamente con il suo omologo russo, ha anche affermato che il popolo dovrebbe, tramite referendum, “decidere su alcune forme di compromesso” concluse con la Russia. 

“Dobbiamo fare di tutto perché Donbass e Crimea tornino da noi - dice Zelensky - Questione di tempo? Sì. Ma la fine della guerra, adesso, questa è la questione. Non vogliamo che la storia ci renda eroi in  una nazione che non esiste”. Il presidente è cosciente  che l’Ucraina sarebbe stata “distrutta” prima di arrendersi. Se il nodo della neutralità del Paese (la non adesione alla Nato) sembra un tabù ormai decaduto, Zelensky ne spiega però anche le ragioni. 

“Lo abbiamo già capito tutti. Non siamo accettati” nella Nato, “perché loro hanno paura della Russia. È tutto. E dobbiamo calmarci e dire: ok, avremo bisogno di altre garanzie di sicurezza”. Secondo il leader ucraino comunque “ci sono paesi della Nato che vogliono essere garanti della sicurezza” dell’Ucraina, “pronti a fare tutto ciò che l’Alleanza dovrebbe fare se ne fossimo membri. E penso che sia un normale compromesso”, ha aggiunto.    Zelensky insiste per un colloquio diretto con Vladimir Putin, “in qualsiasi formato” sia necessario.  “Senza questo incontro è impossibile capire pienamente quello che sono pronti a fare per fermare la guerra”. Zelensky ha inoltre fatto sapere che qualsiasi modifica alla Costituzione sulle garanzie di sicurezza per l’ Ucraina sarà sottoposta a referendum. “Si tratta di un processo lungo che sarà deciso dal Parlamento e dal popolo ucraino - ha sottolineato - Ho spiegato ai nostri negoziatori ai colloqui che quando si parla di cambiamenti, e questi potrebbero essere di importanza storica, non c’è altro modo che tenere un referendum”.