Weinstein, un'altra italiana lo accusa al processo: "Mi ingannò, voleva fare sesso a tre"

Colpo di scena al processo contro l'ex produttore: depone a sorpresa l'attrice Emanuela Postacchini

Emanuela Postacchini (Ansa)

Emanuela Postacchini (Ansa)

New York, 6 febbraio 2020 - È un processo senza esclusione di colpi. Harvey Weinstein, 67 anni, che cerca di evitare il carcere a vita come ’predatore sessuale’, è stato mostrato completamente nudo alla giuria in un paio di foto, per provare l’affermazione della sua accusatrice principale, Jessica Mann, secondo cui il produttore «è quasi un ermafrodita, testicoli praticamente inesistenti». Il pubblico ministero spera di convincere la giuria che il drammatico racconto dell’aspirante attrice, oggi parrucchiera, sia vero e credibile.

Ma a sorpresa ieri, per confermare la tesi dello ’stupratore seriale’, in tribunale a Manhattan ha testimoniato anche l’attrice italiana Emanuela Postacchini, 28 anni, coinvolta con la Mann nel 2013 a Los Angeles in un rapporto a tre con l’ex produttore. Postacchini, con ruoli in The alienist e Who is America con Sasha Baron Cohen, aveva conosciuto Weinstein al festival di Venezia. Nel 2013, a un party a Hollywood prima degli Oscar, aveva accettato l’invito del produttore a seguirlo nel suo albergo. Nella stanza però c’era già Jessica Mann, che la Postacchini aveva incontrato solo la sera prima. «Non avevo idea che avrei trovato un’altra donna in camera», ha detto sotto giuramento l’italiana: «Ci disse di fare delle cose insieme, era come se ci dirigesse e spingesse a fare sesso tra di noi. A un certo punto Jessica è corsa fuori dalla stanza e si è messa rannicchiata a piangere sul pavimento. Io ho cercato di calmarla e mi sono sentita ovviamente a disagio e ingannata».

La testimonianza è arrivata a sorpresa e ha colto impreparata anche la difesa di Weistein. A ordinare la sua testimonianza è stata la procura di New York, determinata a sostenere le accuse contro il potente produttore, accusato di abusi da oltre 80 donne. Per tre giorni la Mann è salita sul banco dei testimoni subendo anche una dura controinterrogazione dell’avvocatessa Donna Rotunno, che difende Weinstein. È stata lei a documentare come la Mann abbia avuto una relazione consensuale col produttore per anni e una corrispondenza in cui diceva di considerarlo «quasi un padre».

Siccome la credibilità della Mann è stata messa in discussione e quella dell’attrice Annabella Sciorra aveva alcuni punti grigi, i procuratori di Manhattan hanno voluto utilizzare altre testimoni che non avevano mai denunciato Weinstein ma si erano sentite vittime di violenza.

In lacrime la Mann ha ammesso di aver avuto ripetuti rapporti sessuali con Weinstein, ma nel 2013 lui la prese con la forza in un hotel di Manhattan, circa un mese dopo il mancato incontro a tre di Los Angeles, e la stuprò. «Voglio che la giuria sappia che è lui il mio stupratore», ha detto. Il processo dovrebbe concludersi entro la settimana. Ma se Weinstein dovesse essere assolto a New York, in California lo attende un’altra corte.