Virus cinese, l'epidemiologa: evitare contatti diretti con chi sbarca dal Dragone

Maria Rita Gismondo: "Le temperature più calde aumentano la diffusione delle malattie, in particolare quelle veicolate da animali"

Cinesi con mascherine a Wuhan, dove si sono registrati i primi casi del virus (Ansa)

Cinesi con mascherine a Wuhan, dove si sono registrati i primi casi del virus (Ansa)

Milano, 21 gennaio 2020 - Non esistono strumenti per diagnosticare la presenza in un paziente del '2019-nCov', virus misterioso che in Cina ha già colpito centinaia di persone. "Siamo, però, in grado di capire se siamo in presenza di un coronavirus", spiega Maria Rita Gismondo, direttore del laboratorio di analisi microbiologiche dell’Azienda ospedaliera Luigi Sacco di Milano.

Quanto è alto il rischio di un contagio in Italia? "Noi siamo lontani e la probabilità che l’infezione ci coinvolga è molto scarsa. Possiamo evitare contatti diretti, come respirare molto vicino, con persone che arrivano da quelle zone". Riuscireste a diagnosticare la presenza del virus su un paziente?  "Faremmo i test per cercare altri tipi di virus: se non ne riscontrassimo e il paziente fosse appena arrivato dalla Cina o da zone limitrofe, sarebbe molto sospetto e verrebbe isolato. Abbiamo i test per riconoscere un coronavirus, ma non il kit per questo virus. È stato isolato, non genotipizzato".  Cosa sappiamo? "È un coronavirus della famiglia della Sars. Preoccupa il fattore acceleratore del Capodanno cinese: una grande quantità di persone si sposterà dalla Cina verso i Paesi occidentali. Ma ci dovremo abituare a questo".  Perché?  "Le megalopoli e le situazioni di fortissima densità abitativa possono accelerare il contagio. E non si deve trascurare l’effetto dei cambiamenti climatici: le temperature più calde aiutano la diffusione dei virus, in particolare di quelli veicolati da animali".