Martedì 23 Aprile 2024

Sud Sudan, vescovo Carlassare gambizzato: "Tra arrestati per agguato anche tre preti"

Secondo la rivista dei Comboniani 'Nigrizia' fra i fermati il coordinatore della diocesi di Rumbek e due sacerdoti

Il vescovo eletto di Rumbek (Sud Sudan) Carlassare dopo l'agguato (Ansa)

Il vescovo eletto di Rumbek (Sud Sudan) Carlassare dopo l'agguato (Ansa)

Roma, 27 aprile 2021 - Sono dodici le persone arrestate in Sud Sudan con l'accusa di essere coinvolte nell'agguato al vescovo italiano padre Christian Carlassare. Secondo quanto diffuso dall'agenzia Aci Africa e riportato dalla rivista dei Comboniani 'Nigrizia', fra le persone poste in stato di arresto "spicca il nome del coordinatore diocesano John Mathiang" e ci sono "preti della Diocesi di Rumbek, mentre gli altri sono laici con diverse responsabilità a livello della Chiesa locale".

Emergerebbe quindi il coinvolgimento della Chiesa sudsudanese nell'agguato al vescovo eletto Carlassare. 'Nigrizia', nel testo dell'articolo, fa riferimento a una fonte anonima ma sicura: "Possiamo dire con certezza che la responsabilità è di una porzione di Chiesa dinka (l'etnia del presidente Slava Kirr), che chiamo 'clan', all'interno delle autorità ecclesiali locali. John Mathiang è solo una pedina di questo clan. Il vero mandante è più lontano ancora ed è collettivo. Si tratta di una frazione della comunità ecclesiale di origine dinka che vuole avere il suo peso nella Chiesa e nel Paese per mettere mano sulle sue ricchezze".

Secondo Aci Africa gli arresti sono avvenuti grazie al ritrovamento del telefonino che sarebbe caduto ad uno dei due assalitori durante l'agguato, finendo sotto il corpo del vescovo caduto a terra dopo essere stato colpito alle gambe. Dai tabulati sarebbe così stato possibile per le autorità, che investigavano sulla vicenda, di risalire ai responsabili. Ma l'operazione tempestiva della polizia locale è realmente stata possibile soltanto grazie al comunicato del presidente Salva Kirr che ieri, in un'apposita nota, chiedeva investigazioni rapide dopo l'accaduto.

Il vescovo Carlassare, dal letto di ospedale in Kenya, non accusa nessuno e perdona chi gli ha teso l'agguato: "L'Africa non è solo questo incidente - ha detto Carlassare -. Rumbek si merita molto di meglio. La mia impressione è che il movente non può essere la rapina. Escludo anche l'omicidio perché, se avessero voluto ammazzarmi, l'avrebbero fatto con estrema facilità. Io penso che sia un atto intimidatorio. Sono giovani e certamente non hanno agito per una ragione contro di me. Sospetto che qualcuno gli abbia commissionato questo gesto. Perdono anche chi li ha spinti a comportarsi così".

Anche Papa Francesco ha espresso la sua vicinanza al vescovo. "Prega per lui", ha fatto sapere il portavoce vaticano Matteo Bruni. E ora dalla Santa Sede si spera che possa Carlassare possa ristabilirsi per il 23 maggio, data in cui era prevista la sua ordinazione episcopale che lo renderà con i suoi 43 anni il vescovo più giovane del mondo.