Venezuela, Maduro "pronto al dialogo", ma Guaidò lo respinge

Il presidente ad interim: "No a un falso dialogo". Intanto l'Ue prepara una "dichiarazione comune" per chiedere di indire rapidamente le elezioni. Maduro: "Non rinuncerò mai". Ma il Brasile propone per lui "un corridoio di fuga". Caracas sull'orlo di una guerra civile

Proteste a Caracas (Ansa)

Proteste a Caracas (Ansa)

Caracas (Venezuela), 25 gennaio 2018 - E' ancora alta la tensione in Venezuela. Nicolas Maduro si è detto "pronto a incontrare Juan Guaidò", ma quest'ultimo ha respinto la proposta di negoziato. "No a un falso dialogo - ha dichiarato l'autoproclamato presidente -. Servono elezioni, è ciò che vogliamo". Per contro, lo stesso Maduro è tornato a definire Guaidò "un agente dei gringos americani"  che "eseguirà i loro ordini, non avendo capacità per pensare autonomamente".  

UE: "ELEZIONI SUBITO" - La Spagna oggi ha chiesto all'Unione europea di riconoscere Guaidò come "presidente ad interim" del Venezuela se Maduro non convocherà presto le urne. Così ha reso noto oggi il ministro degli Esteri spagnolo Josep Borrell. Immediata la risposta di Bruxelles: l'Ue sta preparando una "dichiarazione comune" per chiedere a Maduro di indire rapidamente le elezioni. Altrimenti diversi paesi Ue, non solo la Spagna, hanno già fatto sapere di essere pronti a riconoscere Guaidò presidente del Venezuela. Questo è quanto si apprende da fonti diplomatiche al termine di una riunione degli ambasciatori dei 28 Paesi Ue a Bruxelles. "Vogliamo che vengano convocate immediatamente delle elezioni" in un "futuro prossimo", ha spiegato una fonte ad AFP, chiarendo che "parliamo di giorni e non settimane". La presa di posizione spagnola ha sollevato l'ira del presidente. "Se la Spagna e il suo ambasciatore vogliono lasciare il Venezuela, che se ne vadano oggi stesso: ci sono molti voli da Caracas a Madrid". 

Nel frattempo, con anticipo di tre giorni rispetto al termine imposto da Maduro dopo la rottura delle relazioni diplomatiche e politiche con il governo di Donald Trump, il personale "non essenziale" dell'ambasciata Usa in Venezuela ha abbandonato oggi il Paese.

"26 MORTI" - A Caracas si rischia la guerra civile. Sono almeno 26 i morti nelle proteste in piazza, secondo un nuovo bilancio delle Ong locali. E ancora le violenze non sembrano placarsi. Dopo l'autoproclamazione di Guaidò, sostenuto dagli Usa e dall'Unione europea, il presidente Maduro non cede. Anzi, decide di cacciare dal Paese gli americani e riunisce i suoi sostenitori in piazza. 

MADURO: "NON RINUNCERO' MAI" - "Non rinuncerò mai", ha detto il presidente in carica Nicolas Maduro, intervenendo alla cerimonia di apertura dell'anno giudiziario (Tsj) di Caracas. "Continueremo a governare con l'appoggio civico e militare del popolo", ha continuato il capo di Stato, definendo "pagliacci" gli oppositori. Ma il vicepresidente del Brasile, generale Hamilton Mourao, già propone un "corridoio di fuga" per il presidente in carica. "Credo ancora che la grande missione che hanno gli altri paesi sia quella di offrire una via d'uscita per Maduro e il suo staff".

GUAIDO': "AMNISTIA ANCHE A MADURO" - Guaidò, intanto, ha detto di essere disposto a concedere un'amnistia "a tutti coloro che siano disposti a mettersi dalla parte della Costituzione per recuperare l'ordine istituzionale", compreso lo stesso Nicolas Maduro. Nella sua prima intervista dopo l'autoproclamazione di due giorni fa - che ha spaccato in due la comunità globale - Guaidò ha dichiarato: "Questa amnistia è sul tavolo" e secondo lui la situazione in Venezuela dovrebbe risolversi in tre fasi: la "fine dell'usurpazione", cioè della presidenza Maduro, una fase di transizione, ed elezioni libere e trasparenti, il tutto accompagnato da una attenzione immediata all'emergenza umanitaria nel Paese. 

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INCHIESTA ONU - L'Alto commissario Onu per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha invitato ad aprire un'inchiesta indipendente sul presunto eccessivo uso della forza da parte delle forze di sicurezza venezuelane per reprimere le proteste antigovernative. Così riporta il New York Times. L'ex presidente del Cile ha citato notizie di 20 persone uccise e 350 detenute questa settimana. "Sono estremamente preoccupata per il fatto che la situazione in Venezuela possa rapidamente sfuggire al controllo con conseguenze catastrofiche", ha detto. 

CONSIGLIO DI SICUREZZA - Per risolvere la crisi gli Stati Uniti hanno chiesto ufficialmente una riunione a porte aperte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, domani ore 9 locali. Così ha comunicato la missione americana al Palazzo di Vetro. Precedentemente, l'ambasciatore sudafricano all'Onu, membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, aveva affermato che il segretario di Stato Usa Mike Pompeo avrebbe chiesto di partecipare all'incontro sulla situazione in Venezuela. Ma la missione americana al Palazzo di Vetro per ora non ha dato conferma. 

OSA: NIENTE MAGGIORANZA PER GUAIDO' PRESIDENTE- Nel frattempo, all'Osa, l'Organizzazione degli Stati americani, la mozione per riconoscere Juan Guaidò presidente incaricato del Venezuela non è riuscita ad ottenere una maggioranza tra i Paesi membri. Durante una agitata sessione del consiglio permanente dell'Osa, in presenza del Segretario di Stato americano Mike Pompeo, solo 16 dei 35 Paesi membri dell'Organizzazione si sono messi d'accordo per sottoscrivere la risoluzione di appoggio a Guaid con la richiesta di elezioni il prima possibile. Tra questi, Argentina, Bahamas, Canada, Brasile, Cile, Costa Rica, Ecuador, Colombia, Stati Uniti, Honduras, Guatemala, Hait, Panama, Paraguay, Perù e Repubblica Dominicana.