Venezuela, scontri al confine con il Brasile: uccisi due indios

I soldati di Maduro sparano per bloccare gli aiuti: 13 feriti. Capo dell'intelligence passa con Guaidò

Derrate alimentari offerte al Venezuela dal Brasile (Afp Lapresse)

Derrate alimentari offerte al Venezuela dal Brasile (Afp Lapresse)

New York, 22 febbraio 2019 - I primi due morti sono già arrivati tra gli indios Pemon che si sono scontrati con i militari venezuelani al confine con il Brasile. Dopo i grandi concerti organizzati contro Maduro sul confine colombiano e a favore del regime sul lato venezuelano di Cucuta, separati da poche centinaia di metri distanza, potrebbe però scattare la giornata del sangue in coincidenza col tentativo di far arrivare in Venezuela gli aiuti e le medicine ammassati da giorni dagli Stati Uniti e da altri paesi latino americani. Il presidente Nicolas Maduro ha ordinato alle forze armate che gli rimangono per il momento fedeli di impedire e bloccare l’ingresso dei soccorsi. Aiuti che invece il leder dell’opposizione, Juan Guaidò, chiede agli Stati Uniti e a tutti i paesi che si oppongono al regime che governa Caracas di far entrare a tutti i costi, comprendendo l'uso della forza.

Sono momenti cruciali per il Venezuela. Tragicamente storica questa fase, se si arrivasse allo scontro fra i militari e i volontari vicini all’opposizione, che hanno raggiunto il confine per proteggere l’ingresso degli aiuti. Anche se per giorni i militari hanno usato pallottole di gomma per contenere e intimidire i venezuelani che animano la protesta e chiedono un cambio di regime subito attraverso elezioni libere, Maduro, vedendosi sopraffatto, potrebbe ordinare il cambio dei caricatori per stroncare un’insurrezione.

Al Palazzo di Vetro da giorni il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, sta freneticamente lavorando per mettere insieme una coalizione di paesi guidati dai non allineati ma appoggiati anche da Russia, Cina, Cuba, Iran, Pakistan e altri, che spingono per avere le agenzie delle Nazioni Unite come responsabili della distribuzione degli aiuti e delle medicine, senza affidarli a misteriosi e improvvisati organismi legati all’opposizione, che rischiano di politicizzare e discriminare i beneficiari destinatari finali di cibo e medicine.

“L’Onu non può scegliere un canale di parte per la consegna degli aiuti e deve agire con l’autorizzazione dei governi dei singoli paesi - dice il portavoce del segretario generale Dujarrick -. Le nostre agenzie stanno lavorando e prendendo contatti per questo”. E’ la linea che anche anche la Croce Rossa Internazionale e molti paesi della Ue stanno seguendo in collaborazione con diverse realtà latino americane che spingono per una soluzione pacifica che punta a un’apertura dei negoziati fra tutte le parti in causa compresa la totale riabilitazione dell’Assemblea Nazionale legittimamente eletta che di fatto Maduro ha esautorato basandosi su una decisione della Corte Suprema venezuelana che il regime concorre a nominare.

Mosca mette in guardia contro il tentativo degli Usa e di altri paesi di far arrivare armamenti all’opposizione attraverso una fornitura che proverrebbe da un paese europeo. L’accusa è che possano già essere state nascoste armi in mezzo agli aiuti stessi. Col passare delle ore la voce della protesta continua a farsi non solo più assordante per i due simbolici concerti al confine con la Colombia ma anche perché si avvicina il vero braccio di ferro sull’ingresso o meno di cibo e medicine. Il passaggio con gli oppositori dell’ex generale Hugo Carvajal, capo dei servizi di intelligence sia con Chavez che con Maduro, sembra un duro colpo per il presidente in carica accusato di essere “un dittatore”.

L’appello di Carvajal alle forze armate per ora non ha ancora sortito effetti, ma gli indios sul confine col Brasile sarebbero riusciti a catturare e a tenere in ostaggio per qualche ora il generale della guardia nazionale Jose Miguel Montoya che avrebbe ordinato di sparare contro i dimostranti provocando almeno due morti e 15 feriti a Kumarakapay. Da almeno quattro punti d’ ingresso Guaido tenterà di far entrare i convogli degli aiuti anche se Maduro ha ordinato ai militari di saldare alcuni container sul ponte di Las Tiendidas non lontano da Cucuta dove si sono svolti i due concerti rivali. Sul fronte colombiano sotto l’egida di Venezuela Live Aid il miliardario inglese Richard Bronson pensa di raccogliere oltre 100 milioni di dollari in aiuti, mentre sul fronte opposto Hands off Venezuela, i fedeli di Maduro. creeranno una barriera umana contro l’ingresso degli aiuti stranieri considerati un cavallo di Troia per innescare un’invasione militare Usa e la guerra civile.