Mercoledì 24 Aprile 2024

Variante Covid, Francia pensa a terzo lockdown. Regno Unito, viaggi banditi in 22 paesi

I dati sanitari e le varianti inglese, brasiliana e sudafricana spaventano il governo Castex. Johnson: "Piano per uscire dalla serrata dopo il 22 febbraio". La Norvegia chiude le frontiere. Anche la Germania studia misure restrittive per spostamenti fuori dai confini

Parigi, alcune persone con le mascherie nei pressi della Torre Eiffel (Ansa)

Parigi, alcune persone con le mascherie nei pressi della Torre Eiffel (Ansa)

Roma, 27 gennaio 2021 - Il governo francese pensa a un terzo lockdown. Una serrata molto rigida è fra gli scenari presi in considerazione in Francia per arginare l'aumento di casi di Covid-19 e delle varianti. Il coprifuoco anticipato alle 18 è una misura che "non frena in modo sufficiente" la propagazione del virus sul territorio. Lo ha detto Gabriel Attal, portavoce del governo di Jean Castex. Le varianti in Francia, sempre secondo Attal, avanzano e "si stanno sviluppando a un ritmo importante". Oggi l'Oms ha reso noto che il ceppo inglese è diffuso in 70 Paesi, mentre il sudafricano in 31. 

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Il presidente Emmanuel Macron, considerando i costi sia economici che psicologici che ricadono sulla popolazione francese, vuole evitare il terzo lockdown, ma i dati sanitari continuano ad essere allarmanti. E all'aumento dei contagi e dei ricoveri si aggiunge ora il problema (non solo francese) delle carenze di fornitura dei vaccini, che farà slittare i tempi dell'immunità di gregge di mesi. Sono a rischio persino le seconde somministrazioni delle dosi iniziali, che Pfizer e AstraZeneca hanno raccomandato avvengano non oltre le sei settimane. A ciò si aggiunge l'incognita rappresentata dalle varianti britannica, sudafricana e brasiliana, che seppur non maggiormente letali, hanno maggiore velocità di propagazione e provocano quindi un aumento del numero dei malati e ricoverati nel breve periodo.

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Regno Uniti, viaggi banditi in 22 Paesi

Il governo di Boris Johnson ha bandito i viaggi fra il Regno Unito e 22 Paesi di Sudamerica e Africa Australe e Portogallo per evitare l'importazione delle varianti brasiliana e sudafricana del Covid. Stabilito inoltre l'obbligo di quarantena cautelare in strutture sorvegliate per residenti e cittadini britannici in rientro da quei Paesi. Per il premier viaggiare per turismo e uscire di casa senza giustificazione resta "illegale" in base al lockdown e che le autorità portuali e aeroportuali dovranno verificare le ragioni dei viaggiatori in partenza e in caso rifiutare l'imbarco.

Per Johnson "è troppo presto per prevedere quando il Regno Unito potrà ritirare le misure di lockdown". Il premier ha dichiarato che le recenti restrizioni sembrano aver ridotto il tasso di riproduzione di base del virus ma "non ci sono abbastanza dati per capire quando sarà sicuro riaprire la nostra società e la nostra economia". "Non possiamo rilassarci troppo presto, altrimenti il sistema sanitario nazionale si troverà di nuovo sotto grande pressione", ha detto ancora Johnson che ha promesso di presentare un piano per l'uscita dal lockdown il 22 febbraio.

Norvegia chiude le frontiere

Per le stesse preoccupazioni la Norvegia ha deciso di chiudere le frontiere a quasi tutti i non residenti. "Da mezzanotte, ci saranno regole più strette per entrare nel territorio norvegese - ha annunciato la premier Erna Solberg - In pratica, la frontiera sarà chiusa a tutti quelli che non risiedono in Norvegia", ha aggiunto. Il Paese ha poco più di 5 milioni di abitanti e dall'inizio della pandemia ha registrato 61.594 casi e 556 decessi.

Anche la Germania pronta a misure

Anche Berlino studia un giro di vite. La Germania potrebbe imporre a breve limitazioni di viaggio e maggiori controlli alle frontiere allo scopo di contrastare l'eventuale diffusione di nuove varianti. Come confermato dalla portavoce dell'esecutivo, Ulrike Demmer, il tema è stato discusso dal governo tedesco: in particolare, il ministro dell'Interno, Horst Seehofer, ha presentato una serie di proposte in merito. Ancora non vi sarebbero piani concreti, si afferma a Berlino: anche perché, ha spiegato Demmer, l'esecutivo guidato da Angela Merkel "intende aspettare le decisioni che saranno prese a Bruxelles sulle misure di contenimento del virus". Il che, ha aggiunto ancora la portavoce, "non ovviamente esclude anche procedure nazionali".