La pasionaria Ue: vaccini liberi. "Ursula si è piegata al potere di big pharma"

La parlamentare Manon Aubry: l’Unione è vulnerabile. "Su Astrazeneca e Sputnik reticenze sospette. Avanti, sono efficaci"

Manon Aubry

Manon Aubry

Il suo j’accuse del 10 febbraio scorso davanti alla presidente Ursula von der Leyen, le parole di fuoco contro la Commissione europea "che si è piegata ai diktat delle Big Pharma", la condanna dell’inefficienza dimostrata nella battaglia contro il Covid hanno fatto di lei un personaggio. Manon Aubry (nessuna parentela con la socialista Martine Aubry) ha 31 anni, è una militante della France Insoumise (il partito di estrema sinistra fondato da Jean-Luc Mélenchon), da due anni è eurodeputata e copresidente del gruppo Gauche unitaire européenne . Quella che combattiamo oggi contro la pandemia – ci dice in questa intervista – è "la guerra del XXIesimo secolo". Uno scenario con dimensioni geo-politiche planetarie che incombe sulla gestione della crisi sanitaria. Da una parte la Germania, che con BionTech è alleata dell’americana Pfizer; dall’altra l’Inghilterra di AstraZeneca; da un’altra parte ancora la Russia con il suo vaccino Sputnik. Sullo sfondo la Brexit, il conflitto fra l’Ue e gli euroscettici e una montagna di miliardi in palio per i vincitori.

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Marion Aubry, che succede con i vaccini? Gli interessi geopolitici prevalgono sulla salute dei cittadini?

"Quel che vedo è che in questa guerra, come l’ha chiamata Macron, l’Europa non esiste. La Commissione difende gli interessi dei laboratori farmaceutici. È un paradosso enorme: limita la libertà dei cittadini imponendo i vari lockdown, ma poi non è capace d’imporre delle regole e di adottare l’unica scelta possibile, che è quella di liberalizzare i brevetti affinché tutti possano produrre i vaccini".

La Germania, d’accordo con la Francia cui ha promesso una licenza per Sanofi, ha investito su Bion-Tech/Pfizer ed è stata la prima a bloccare l’inglese AstraZeneca per i casi sospetti di trombosi. La stessa AstraZeneca, guarda caso, era stata finanziata dal presidente americano Donald Trump, contrariamente dal suo successore Joe Biden che privilegia Pfizer e Johnson and Johnson. Ci sono interessi politici, oltre che economici, che si muovono contro AstraZeneca?

"Ce ne sono sicuramente ed è immorale visto il contesto. L’Ue si è dimostrata vulnerabile, incapace perfino di far rispettare il calendario delle consegne. Ci sono reticenze che appaiono sospette: oltre ad AstraZeneca basta citare il caso del vaccino russo Sputnik, che pure secondo le informazioni scientifiche è assolutamente efficace".

Resta il fatto che Sputnik non viene distribuito in Russia ma solo in altri Paesi. E che Putin non si è fatto riprendere dalle tv mentre si vaccinava, come invece ha fatto Biden. "Io mi fido di quel che dicono le autorità sanitarie europee. Non mi interessano i retroscena che hanno sfondi politici. Le regole debbono essere uguali per tutti: se l’Ema decide che AstraZeneca e Sputnik sono prodotti affidabili e utili, bisogna fidarsi".

A proposito di AstraZeneca: se la risposta delle autorità sanitarie (prevista per oggi) darà il via libera, lei si vaccinerà?

"Certamente! Appena potrò".

Gli inglesi cercano di accreditare come successo di Boris Johnson e dell’antieuropeismo il fatto di essere riusciti a vaccinarsi più degli altri. Che ne pensa?

"Penso che sia un’assurdità. Ci troviamo nel pieno di una guerra che riguarda tutti: o la vinciamo o la perdiamo tutti insieme. Le speculazioni geopolitiche vanno combattute: l’unica cosa seria che dobbiamo fare è vaccinarci nel maggior numero possibile. E in fretta, prima che nuove varianti ci aggrediscano".

Come riuscirci?

"Mettendo al lavoro tutti i laboratori esistenti in Europa che abbiano la capacità di produrre. Ma prima, naturalmente, bisognerà liberalizzare i brevetti, renderli di dominio pubblico. Sanofi, ad esempio, non ha saputo progettare un vaccino ma può benissimo produrne a centinaia di milioni se gli dai il brevetto".

Non sarà facile.

"Non lo sarà finché l’Europa resterà in ginocchio. Ma non ci sono altre strade. Si possono anche nazionalizzare i laboratori, come si è fatto transitoriamente in periodi di guerra per aziende importanti. I cittadini devono svegliarsi, mobilitarsi, obbligare la politica ad agire. Siamo in guerra o no?".

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