Vaccini Covid, Ue e Regno Unito verso "intesa vantaggiosa per tutti"

Il comunicato congiunto in vista del Consiglio Europeo: "Apertura e collaborazione per superare la pandemia". Nella giornata Paesi Ue divisi sull'inasprimento dell'export

Boris Johnson (Ansa)

Boris Johnson (Ansa)

Roma, 24 marzo 2021 - Verso un'intesa win-win, ossia vantaggiosa per tutti, per uscire dalla pandemia. Ue e Regno Unito sembrano aver raggiunto un'accordo, nei negoziati svoltisi a Bruxelles, sull'impegno a creare le condizioni per "una soluzione vantaggiosa per tutti" sulle forniture dei vaccini anti Covid, in modo da "espanderne la distribuzione a tutti i nostri cittadini". Lo si legge in un comunicato congiunto della Commissione e del governo di Boris Johnson, diffuso a Londra.

"Stiamo tutti affrontando la stessa pandemia - si legge nel comunicato - e la terza ondata rende la cooperazione tra l'Ue e il Regno Unito ancora più importante". Per questo  "abbiamo discusso di cos'altro possiamo fare per garantire una relazione reciprocamente vantaggiosa tra il Regno Unito e l'Ue sul Covid-19". Da qui, "date le nostre interdipendenze, stiamo lavorando su misure specifiche che possiamo intraprendere - a breve, medio e lungo termine - per creare una situazione vantaggiosa per tutti ed espandere l'offerta di vaccini per tutti i nostri cittadini", sostengono i due esecutivi.

"Alla fine - è la conclusione della dichiarazione congiunta -, l'apertura e la cooperazione globale di tutti i Paesi saranno fondamentali per superare finalmente questa pandemia e garantire una migliore preparazione per affrontare le sfide future. Continueremo le nostre discussioni".

Nella giornata i Paesi membri dell'Ue si sono divisi sull'inasprimento del meccanismo di monitoraggio delle esportazioni di vaccini anti-Covid, proposto oggi dalla Commissione Europea. Mentre alcuni grandi Stati, inclusa l'Italia - che per prima, e finora unica, ha chiesto e ottenuto di bloccare l'esportazione di 250mila fiale di vaccino AstraZeneca verso l'Australia -, sono favorevoli alle modifiche, puntando ad una maggiore "reciprocità" e "proporzionalità", altri Paesi, tradizionalmente più favorevoli al libero commercio come Olanda e Belgio, sono molto più prudenti. I capi di Stato e di governo si incontreranno domani nella videoconferenza del Consiglio Europeo. Per il momento, la bozza della dichiarazione si limita a "sottolineare l'importanza dell'estensione dello schema di autorizzazione delle esportazioni".

Sempre oggi il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, aveva sottolineato come "non possiamo fare a meno di notare che Astrazeneca è molto indietro con le consegne" all'Unione europea, spiegando che la casa farmaceutica "si era impegnata a consegnare 120 milioni nel primo trimestre", mentre finora ne sono arrivate "meno di 30 milioni". I Paesi Ue vogliono evitare che, in un contesto di ritardo del vecchio continente nell'ottenere i vaccini, tante dosi prodotte sul territorio dell'Unione finiscano in Paesi extra-Ue, in particolare nel Regno Unito appena uscito dal blocco. 

Ma la stessa Commissione è stata piuttosto prudente nel presentare le modifiche alle esportazioni, chiarendo che le valutazioni verranno fatte "caso per caso", come hanno spiegato sia Dombrovskis che la commissaria Stella Kyriakides. Il timore è che divieti di esportare vaccini possano essere controproducenti: "Avere un bastone è sufficiente - dice una fonte diplomatica europea - usarlo potrebbe condurci ad una situazione in cui perdiamo tutti". L'Ue, osserva, non ha ancora raggiunto "l'autonomia strategica" né nella produzione di vaccini anti-Covid né in altri ambiti, pertanto finché non l'avremo raggiunta dovremmo essere "molto prudenti" nell'utilizzare strumenti simili. La produzione di vaccini anti-Covid richiede un "flusso" di componenti, materie prime e tecnologie tale che né Usa né Ue né Regno Unito possono fare da soli. La via per andare avanti resta quindi una sola: discussioni diplomatiche condotte dalla Commissione Europea con Londra, che sono in corso.