Ucraina-Russia: i motivi della guerra e perché gli Usa stanno alzando la tensione

Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli allarmi americani su un'imminente invasione da parte di Mosca

New York, 12 febbraio 2022. C’è già una data. Secondo la Cia, la Russia potrebbe invadere l’Ucraina il 16 febbraio. Gli Usa hanno già avvertito gli alleati e negli ultimi giorni diversi Stati (tra cui l’Italia) hanno invitato i loro concittadini a lasciare Kiev e dintorni. Ma perché Putin dovrebbe attaccare l’Ucraina? E perché l’America negli ultimi giorni ha alzato la tensione, dando l’allarme su un’imminente aggressione?

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Il braccio di ferro

Il nodo Ucraina è tutto legato al possibile ingresso di Kiev nella Nato. La Russia non vuole assolutamente che ciò accada, perché si ritroverebbe senza Stati cuscinetto a protezione di Mosca. Al momento però nessuna richiesta è stata formalizzata da parte dell’Alleanza atlantica. Anzi, diversi Stati europei si sono pubblicamente dichiarati contrari, proprio per evitare una qualsiasi rappresaglia (anche solo economica) da parte del Cremlino.

La situazione al confine

Secondo le informazioni raccolte dall’intelligence Usa, la Russia avrebbe ammassato circa 130mila unità al confine con l’Ucraina. Secondo i possibili scenari elaborati dagli strateghi di Washington, la capitale Kiev potrebbe essere conquistata in appena due giorni. Il problema per la Russia sarebbe poi controllare il territorio, visto che molto probabilmente si scatenerebbe una vera e propria guerriglia urbana. In caso di invasione, l’Occidente quasi sicuramente sanzionerà la Federazione in maniera decisa (escludendo anche la Russia dal sistema bancario). Mossa a cui Mosca risponderà chiudendo i rubinetti del gas e appoggiandosi ancora di più alla Cina.

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La posizione americana

Il presidente Joe Biden in dicembre è stato chiaro: non intende spedire truppe americane per combattere in Ucraina, anche perché lo Stato non fa parte della Nato e non beneficia degli accordi di mutua difesa in caso di invasione. Gli Usa, tuttavia, hanno inviato armi a Kiev; hanno mandato 3mila soldati nell’Est Europa e ne hanno messi in allerta altri 8.500. In caso di aggressione russa, sicuramente Washington potrebbe supportare (magari non apertamente) la ribellione. Ma di rispondere al fuoco col fuoco non se ne parla. Repubblicani e democratici su questo punto sono d’accordo, anche perché l’opinione pubblica è decisamente contraria. Secondo un recente sondaggio di YouGov su come gli Usa dovrebbero rispondere a un’invasione russa, appena il 4% era favorevole a imbracciare direttamente i fucili contro Mosca e solo l’11% era d’accordo a spedire truppe in supporto all’esercito ucraino. E c’è da notare come nessuno nell’amministrazione Usa abbia mai detto che nei confronti della Russia “tutte le opzioni sono sul tavolo”, che nel gergo diplomatico significa essere pronti alla guerra.

La strategia Usa

Negli ultimi giorni, molti diplomatici Usa hanno spiegato come l’invasione della Russia sia ormai “imminente”. Ma perché ci sono stati così tanti avvertimenti (sempre smentiti da parte russa) e si è venuti a sapere addirittura la data precisa in cui il Cremlino attaccherà? Il motivo potrebbe essere strategico: i negoziati con Mosca (come dimostra anche la telefonata di oggi tra Biden e Putin) sull'eventuale ridimensionamento della zona di influenza della Nato non si sono mai interrotti. Alzare la tensione, potrebbe essere una leva che gli Stati Uniti potrebbero usare per sedersi al tavolo. La Russia chiede il ritiro delle truppe Nato dagli Stati confinanti e che l’Ucraina sia esclusa per sempre dall’Alleanza. Ovviamente più la minaccia al confine è credibile e tangibile, più Washington può tenere il punto (anche con gli alleati) sulla necessità di non cedere in alcun modo alle richieste del Cremlino.