Ucraina-Russia, il generale svela le carte di Putin: "Blitz per evitare accerchiamenti"

Battisti , ex capo della missione in Afghanistan: "Attacchi solo sul confine, la Nato non si farà coinvolgere"

Truppe francesi si addestrano in Estonia

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Roma, 13 febbraio 2022 - Conosce da vicino gli scenari internazionali anche perché è stato il primo comandante del contingente italiano della Missione Isaf in Afghanistan nel 2003, quando laggiù la spedizione di pace era di fatto una missione di quasi guerra. Il generale di corpo d’armata Giorgio Battisti porta la penna nera sul cappello, è un artigliere di montagna e in Afghanistan è tornato con incarichi di vertice altre tre volte, fino al congedo nel 2016, con alle spalle anni di servizio anche in Somalia e Bosnia. Ora è analista di geopolitica e presidente del Club Atlantico di Bologna.

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Generale lei crede che possa essere realisticamente possibile l’invasione dell’Ucraina?

"Se osserviamo la situazione in modo asettico e sulla base dei movimenti militari sembrerebbe che da un momento all’altro si possa verificare l’attacco. Ma credo che, pur possibile, sia poco probabile anche perché un’offensiva del genere necessita del fattore sorpresa. Qui la Cia ogni giorno avverte sui movimenti dei russi, fornisce la data dell’invasione, i satelliti vedono tutto, le due superpotenze si sfidano con provocazioni reciproche. Nutro dubbi su una offensiva convenzionale anche per le forze russe attualmente sul campo".

Non sono sufficienti?

"Putin ha mobilitato circa 150mila uomini che bastano per arrivare a Kiev, ma non sufficienti per controllare poi tutto il territorio. Servono altre decine di migliaia di uomini nelle retrovie per gli ospedali da campo, i rifornimenti di cibo e munizioni. Non so se la Russia ha già mobilitato queste forze".

Secondo lei gli ucraini venderebbero cara la pelle?

"Sono disposti a tutto per fermare i russi. Hanno storicamente conti aperti con loro. Stalin negli anni Trenta in Ucraina fece massacrare milioni di persone contrarie alla sovietizzazione. Alla fine della Seconda guerra mondiale quando il Paese venne ricomposto si formò una rete di resistenza contro l’occupazione sovietica. I guerriglieri chiamati i Fratelli della foresta combatterono fino al 1956".

L’ invasione da dove potrebbe partire, dal Donbass filorusso o dalla Bielorussia dove è schierato già l’esercito?

"Certamente da più parti. Nel Mar Nero al largo di Odessa, ma a 15 minuti di navigazione dalla costa, Putin ha schierato una flotta già pronta con truppe anfibie, l’equivalente dei marines. Qualcosa succederà e bisogna vedere fino a dove si spinge Putin. Arrivato fin qui qualcosa dovrà ottenere e non starà fermo. Potrebbe anche limitarsi a scaramucce offensive solo sui confini".

Qual è l’obiettivo finale?

"Difficile dirlo, certamente non solo l’Ucraina. Dal proprio punto di vista Putin è l’unico leader che ha una visione ampia, pur non condivisibile, ed è sulla scacchiera mondiale che muove le pedine. Questa operazione è anche una forma di pressione internazionale".

Tracci lo scenario.

"Non dimentichiamo che la Russia è presente in Siria, Africa, Libia anche con formazioni mercenarie come la Wagner. Tutto ciò non è casuale. I russi si espandono perchè vogliono prevenire accerchiamenti. È la sindrome Barbarossa".

La pressione mediatica degli Stati Uniti alza la tensione?

"Fa parte del gioco, è una manovra per mobilitare l’opinione pubblica. Ma gli Usa cercano visibilità anche per rimediare alla figuraccia della fuga dall’Afghanistan con il disastro conseguente. E così cercano di far giocare allo scoperto i russi".

La Nato in caso di conflitto che coinvolgimenti rischia?

"Non si farà coinvolgere direttamente. Però si mobilita nei Paesi confinanti, come la Romania, come forma di pressione e per evitare altri, se pur improbabili, sconfinamenti. Lo statuto della Nato prevede reazioni dirette solo in difesa dei propri membri. L’Ucraina non lo è".

Le sanzioni verso la Russia hanno senso?

"Soprattutto per Paesi come l’Italia sono un autogol. La crisi energetica ci sta già mettendo in ginocchio e se Putin decide di reagire può metterci ancora più in difficoltà".

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