Guerra Ucraina, prete a Kiev: "Contro Putin ci difendiamo con armi e preghiere"

Don Zheplinski: "L'Ucraina vuole decidere il suo futuro in Europa e nella Nato, ma al dittatore russo non piace: ora minaccia noi, domani la Polonia e poi chissà"

Una donna ucraina espone il crocifisso nelle strade di Kiev bombardate (Ansa)

Una donna ucraina espone il crocifisso nelle strade di Kiev bombardate (Ansa)

Anche stavolta il buongiorno non gliel’ha dato la sveglia. A cacciare letteralmente giù dal letto il 28enne don Taras Zheplinskyi e la moglie incinta di pochi mesi è, come capita da un paio di giorni a questa parte, sempre e solo l’eco delle esplosioni vicine a Kiev, la loro città. Il tempo di affacciarsi alla finestra e incrociare in lontananza lo stormo di jet militari russi che torna alla base. Missione compiuta, bombardamenti di terrore effettuati. "Ci aspettavamo quest’attacco frontale di Mosca al nostro Paese – il portavoce della Chiesa greco cattolica ucraina lascia fluire le parole come un fiume in piena sull’onda dell’adrenalina –, ma non pensavamo che fosse così imminente. Ora non sappiamo quanto durerà  e come si concluderà".

Le immagini provenienti da Kiev mostrano interminabili file di auto in fuga dalla capitale, temete l’arrivo imminente dei carri armati russi?

"Questo è quello che vuole Putin e che temo possa succedere purtroppo. Stiamo cercando di mantenere la calma, anche se non è facile. Sentiamo l’eco delle esplosioni, abbiamo visto elicotteri e caccia di Mosca sopra le nostre teste, Chi può lascia la città, ma sono tanti quelli che decidono di rimanere a difendere la pace e i nostri valori".

Il capo del Cremlino si dice minacciato dalla potenza militare dell’Ucraina.

"Il suo problema è che non vuole lasciare a noi decidere il nostro futuro. Ci stiamo e vogliamo avvicinarci all’Europa e all’Alleanza atlantica, a lui questo non piace. Ma sta a noi deciderlo. Putin è un dittatore che non si ferma mai: ora, ai suoi occhi, la minaccia è l’Ucraina, domani la Polonia e poi chissà".

Lei sta per diventare padre, non pensa a mettersi in salvo?

"Io sono un sacerdote e i sacerdoti non abbandonano i loro fedeli nel momento del bisogno e della paura. La Chiesa non lascia il suo popolo. In queste ore stiamo cercando di aiutare le persone che necessitano di sostegno materiale, proviamo a predisporre strutture e mezzi per accogliere i rifugiati che cercano scampo dall’avanzata dei russi a est".

Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco cattolica ucraina, ora in un rifugio anti-aereo sotto la cattedrale di Kiev, in un messaggio ha parlato di un dovere per tutti gli ucraini di difendere la patria. Anche con le armi?

"Noi siamo per la pace, un bene che va protetto. Se uno viene a casa tua e ti attacca, tu devi difenderti, ecco perché esiste l’esercito. La nostra difesa oggi sono i nostri soldati, i cappellani militari pregano per loro, li supportano anche se non imbracciano i fucili. La nostra arma come Chiesa è il rosario. Ogni sera nelle nostre parrocchie ci raduniamo per chiedere a Maria di salvarci, è lei la nostra salvezza".

E la Nato? Dovrebbe intervenire militarmente in Ucraina?

"Da sacerdote non me la sento di commentare le vicende strettamente politiche. Certo è che ci aspettiamo e speriamo in un supporto internazionale. Anche nella preghiera".