Ucraina, la reazione di Mosca alle parole del Papa sui ceceni: "Perversione della verità"

In mattinata il Cremlino aveva accolto con favore l'apertura del Vaticano a un'azione di mediazione, poi nel pomeriggio la reazione della portavoce nel ministero degli Esteri russo Zakharova

Mosca, 28 novembre 2022 - Le parole del Papa su buriati e ceceni "non sono più russofobia, ma una perversione della verità", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dalla Tass. Si tratta di una risposta alle dichiarazioni del Pontefice, che in un'intervista alla rivista 'America' dei gesuiti, aveva detto che "quando parlo dell'Ucraina, parlo di un popolo martirizzato. Se hai un popolo martirizzato, hai qualcuno che lo martirizza. Quando parlo dell'Ucraina, parlo della crudeltà perché ho molte informazioni sulla crudeltà delle truppe che entrano. In genere, i più crudeli sono forse quelli che sono della Russia ma non sono della tradizione russa, come i ceceni, i Buriati e così via".

 "Negli anni '90 e all'inizio del millennio - ha continuato Zakharova in una tavola rotonda al Consiglio della Federazione, la camera alta del Parlamento russo - ci dicevano esattamente il contrario, che erano i russi, gli slavi, a torturare i popoli del Caucaso. E adesso ci dicono che i popoli del Caucaso torturano i russi. Questa è perversione della verità, non so nemmeno io a che livello". 

Papa Francesco (Ansa)
Papa Francesco (Ansa)

Un botta e risposta che arriva nel giorno in cui il Vaticano si è candidato ufficialmente come mediatore tra Ucraina e Russia e il Cremlino, nelle parole del portavoce della presidenza russa Dmitrij Peskov, ha aveva guardato favorevolmente. "Sappiamo che un certo numero di statisti e di Paesi stranieri si stanno dichiarando pronti a fornire una loro piattaforma e, ovviamente, accogliamo con favore questa volontà politica", ha detto Peskov.

Eppure quest'ultimo scambio, con la risposta di Zakharova, sembra complicare ulteriormente una situazione di per sé, si sa, è difficile. 

Tutt'al più perché il Papa nell'intervista aveva anche dichiarato: "A volte cerco di non specificare per non offendere e piuttosto di condannare in generale, anche se è risaputo chi sto condannando". E alla domanda del perché non citi mai Putin, il Pontefice ha concluso: "Non è necessario che metta nome e cognome, è già noto. Tuttavia, a volte le persone si attaccano a un dettaglio. Tutti conoscono la mia posizione, con Putin o senza Putin, senza nominarlo".

E ha ricordato ancora una volta che ''il secondo giorno di guerra sono andato all'ambasciata russa (presso la Santa Sede, ndr), un gesto insolito perché il Papa non va mai in un'ambasciata. E lì ho detto all'ambasciatore di dire a Putin che ero disposto a viaggiare a condizione che mi concedesse una piccola finestra per negoziare. Lavrov, il ministro degli Esteri ad alto livello, ha risposto con una lettera molto carina dalla quale ho capito che per il momento non era necessario''.

Buriati e ceceni: chi sono

Le parole del Papa hanno scatenato la reazione del governatore della Buriazia,  Alexei Tsydenov, che ha definito "a dir poco strane" le dichiarazioni del Pontefice, mentre è rimasta in silenzio la leadership cecena. 

"I guerrieri della Buriazia adempiono al loro dovere con onore e sono un esempio delle migliori tradizioni dell'esercito russo", ha anche aggiunto Tsydenov. Il tenente colonnello Omurbekov Azatbek Asanbekovich, il sergente Vyacheslav Lavrentyev, il caporale Andriy Bizyaev e gli altri componenti della 64/ma brigata di fucilieri motorizzati sono i massacratori di Bucha e sono appunto buriati, la più grande minoranza etnica della Siberia. Una popolazione di poco più di mezzo milione di persone, di origine mongola, in gran parte buddisti, concentrati soprattutto in Buriazia anche se piccole percentuali si trovano in Mongolia e Cina. Sono stati descritti a più riprese come i più feroci tra i soldati di Putin.

I ceceni sono guidati dal 'macellaio di Grozny', quel Ramzan Kadyrov, fedelissimo di Putin, che ha invocato a più riprese l'utilizzo di armi nucleari tattiche e governa con pugno di ferro quella Cecenia nella quale, secondo alcune fonti, fino al 70% di tutti gli assassinii, stupri, rapimenti e torture sono stati commessi dall'esercito privato ai suoi ordini. I ceceni sono il più grande gruppo etnico nativo delle regioni a nord del Caucaso, oltre un milione in Cecenia e altrettanti in altre aree dell'Asia centrale, per la maggior parte musulmani. I ceceni hanno avuto un ruolo importante nella presa di Mariupol, che hanno rivendicato con un video divenuto virale girato sulla sfondo di macerie fumanti.