Mercoledì 24 Aprile 2024

Azovstal, Kalina smentisce la resa: "Sono dentro con il mio comando"

Fonti russe dicevano che aveva lasciato l'acciaieria. Mosca: "1.730 soldati ucraini si sono arresi da lunedì"

Svjatoslav Palamar (Ansa)

Svjatoslav Palamar (Ansa)

Roma, 19 maggio 2022 - Nessuna resa. Il vicecomandante e portavoce del Reggimento Azov, Svjatoslav Palamar, soprannominato 'Kalina', è ancora dentro l'acciaieria Azovstal. "Oggi (19 maggio) è l'85° giorno di guerra. Io e il mio comando siamo sul territorio dello stabilimento Azovstal. È in corso un'operazione, i cui dettagli non annuncerò. Grazie al mondo, grazie all'Ucraina. Ci vediamo, dice in un breve videomessaggio su Telegram, in cui smentisce fonti russe che lo davano tra coloro che si erano arresi.

Foto: Ucraina, la resa dei combattenti dell'Azovstal

Secondo quanto riferito da Mosca, sono 1.730 in tutto i soldati ucraini che si sono arresi alle forze russe dal 16 maggio scorso, inclusi 80 feriti. Nelle ultime 24 ore si sarebbero arresi 771 combattenti del battaglione Azov, tra cui Palamar. La notizia è apparsa sui canali Telegram filogovernativi russi, citando le parole di un reporter inviato al fronte, Dmitry Steshin, ma per ora non ci sono altre conferme. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha riferito che tra i 959 membri del personale di servizio che si erano arresi entro ieri, 51 feriti gravi sono stati ricoverati, il resto è stato inviato in un'ex colonia carceraria nella città di Olenivka, in un'area controllata dai russi nella regione Donetsk. I comandanti del battaglione Azov, Velichko e Nemichev, sono stati inseriti nella lista dei ricercati del ministero degli Interni russo. Il numero esatto dei combattenti rimasti rimane poco chiaro, ma secondo il leader separatista Denis Pushilin oltre la metà dei soldati ucraini è stata evacuata. 

Intanto la Croce rossa internazionale fa sapere che registra l'identità di tutti i soldati ucraini che lasciano l'Azovstal, inclusi i feriti, ma non segue il trasferimento dei prigionieri di guerra nei punti in cui sono trattenuti. I soldati riempiono una scheda con il loro nome, data di nascita e parenti prossimi in modo da rendere possibile il loro tracciamento e da poterli mettere in contatto con le proprie famiglie. Secondo quanto previsto dalle convenzioni di Ginevra, la Croce rossa deve avere accesso immediato a tutti i prigionieri in tutti i posti in cui sono detenuti, e deve poterli intervistare senza testimoni e senza limitazioni di tempo e frequenza. 

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