Tunnel, bunker, caccia e maxi eserciti. Svezia e Finlandia pronte a tutto. I numeri

Helsinki ha un esercito di 280mila soldati e 900mila riservisti. Stoccolma ha la terza aviazione al mondo con oltre mille cacciabombardieri

Roma, 14 aprile 2022 - Saranno due donne e per di più di sinistra a riscrivere la geopolitica della penisola scandinava. Sono la finlandese Sanna Marin e la svedese Magdalena Andersson, l’una e l’altra prime ministre. Ma se la bruna Sanna ha dalla sua la storia, nel senso che la Finlandia ha già subito la sorte dell’Ucraina odierna, vale a dire è stata invasa dalle truppe russe che allora – 83 anni fa – si chiamavano sovietiche, la sua bionda collega sembrava refrattaria a un’analoga decisione. E invece a giugno, quando si svolgerà il summit della Nato, o forse prima, Finlandia e Svezia chiederanno di entrare nella Nato. Motivo? Ovvio: non fare la fine dell’Ucraina. In Ucraina la Nato non può intervenire perché Kiev non fa parte dell’Alleanza. Ma nemmeno la Finlandia e la Svezia lo sono. Questo il punto. Sono neutrali. La Finlandia si è vista imporre la neutralità e la soggezione a Mosca dopo la sconfitta nella guerra d’inverno (novembre 1939 – marzo 1940). La Svezia è neutrale da oltre tre secoli.

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La loro adesione alla Nato (già 30 Paesi) va vista come un’assicurazione sulla vita. Se Putin dopo essersi preso un terzo dell’Ucraina volgesse i suoi appetiti al nord, ai Paesi Baltici e a quelli scandinavi, si troverebbe inevitabilmente in conflitto con la Nato. Lituania, Lettonia, Estonia sono già sotto il suo scudo protettivo. E così la Norvegia e la Danimarca. A loro si applica l’articolo 5 dello statuto: l’attacco a uno dei membri è un attacco a tutti i membri. Ma sbaglierebbe chi pensasse che Finlandia e Svezia già ora farebbero la fine degli agnelli sacrificali. Sono perfettamente in grado di difendersi. E come! Meglio di quanto sorprendentemente sta facendo la povera Ucraina.

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La Finlandia, 5,5 milioni di abitanti, ha un esercito di 280 mila soldati più 900 mila riservisti. In pratica ogni cittadino è un soldato. Tre su quattro pronti a imbracciare il fucile."Ne siamo fieri", dice il presidente Sauli Niinisto nel ricordare l’invasione ordinata da Stalin mentre Hitler invadeva la Polonia. I finlandesi ebbero 40 mila morti. I sovietici un milione. Anche allora i russi non si dimostrarono grandi combattenti. Comunque vinsero e si annessero la Carelia con Vyborg, la culla dell’identità finnica. Da allora la leva è obbligatoria. Addestramento biennale, come capita in Svizzera, altro Paese per il quale la neutralità non vuol dire arrendevolezza. L’aviazione finlandese ha 64 ’F-35’, più del doppio di quelli di cui disporrà l’Italia. Le basi strategiche sono nelle caverne. Quasi tutti gli edifici hanno rifugi antiatomici. E da rifugi funzionano i parcheggi sotterranei, le piste di pattinaggio, le piscine coperte. Helsinki, dice Jarmo Lindberg al Financial Times, è come un formaggio svizzero. Ha decine di chilometri di tunnel.

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In questi giorni il governo ha raccomandato di raccogliere nei rifugi viveri e medicinali per almeno sei mesi. Raccomandazione inutile, perché i privati lo hanno già fatto. Analoghe le raccomandazioni del governo svedese che, fra l’altro, un paio di settimane fa ha inviato una sua brigata alle manovre Nato. La Svezia, 10 milioni di abitanti, ha un esercito paragonabile a quello finlandese. Ma ha un’aviazione formidabile: fra i 1.000 e i 1.200 cacciabombardieri armati di missili. È la terza al mondo. Di recente la signora Andersson ha aumentato di quasi il 3 per cento il bilancio della difesa.

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