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Roma, 14 aprile 2022 - Saranno due donne e per di più di sinistra a riscrivere la geopolitica della penisola scandinava. Sono la finlandese Sanna Marin e la svedese Magdalena Andersson, l’una e l’altra prime ministre. Ma se la bruna Sanna ha dalla sua la storia, nel senso che la Finlandia ha già subito la sorte dell’Ucraina odierna, vale a dire è stata invasa dalle truppe russe che allora – 83 anni fa – si chiamavano sovietiche, la sua bionda collega sembrava refrattaria a un’analoga decisione. E invece a giugno, quando si svolgerà il summit della Nato, o forse prima, Finlandia e Svezia chiederanno di entrare nella Nato. Motivo? Ovvio: non fare la fine dell’Ucraina. In Ucraina la Nato non può intervenire perché Kiev non fa parte dell’Alleanza. Ma nemmeno la Finlandia e la Svezia lo sono. Questo il punto. Sono neutrali. La Finlandia si è vista imporre la neutralità e la soggezione a Mosca dopo la sconfitta nella guerra d’inverno (novembre 1939 – marzo 1940). La Svezia è neutrale da oltre tre secoli. Svezia e Finlandia, nuovo avvertimento di Mosca: "Altri avversari" Svezia-Finlandia, corsa verso la Nato. Mezzi russi al confine La loro adesione alla Nato (già 30 Paesi) va vista come un’assicurazione sulla vita. Se Putin dopo essersi preso un terzo dell’Ucraina volgesse i suoi appetiti al nord, ai Paesi Baltici e a quelli scandinavi, si troverebbe inevitabilmente in conflitto con la Nato. Lituania, Lettonia, Estonia sono già sotto il suo scudo protettivo. E così la Norvegia e la Danimarca. A loro si applica l’articolo 5 dello statuto: l’attacco a uno dei membri è un attacco a tutti i membri. Ma sbaglierebbe chi pensasse che Finlandia e Svezia già ora farebbero la fine degli agnelli sacrificali. Sono perfettamente in grado di difendersi. E come! Meglio di quanto sorprendentemente ...
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