Giovedì 18 Aprile 2024

Referendum in Tunisia, sì alla nuova Costituzione di Saied. Ma l'affluenza è del 30,5%

Approvata la riforma che attribuisce più poteri al capo di Stato, introduecendo un sistema presidenziale puro

Tunisi, 27 luglio 2022 - La Tunisia approva la nuova Costituzione proposta dal presidente Kais Saied, che rafforza ulteriormente i poteri del Capo dello Stato. I "sì" al referendum sono stati il 94,6%, come annunciato trionfalmente in un discorso ai suoi sostenitori dallo stesso Saied. Ma l'affluenza alle urne è stata di appena il 30,5%. In pratica la nuova Carta, che sostituirà quella scritta dopo la rivolusione dela Primavera araba del 2011, ha raccolto il favore di soli 2 milioni di tunisini.

Il presidente tunisino Kais Saied (Ansa)
Il presidente tunisino Kais Saied (Ansa)

Il Fronte di Salvezza Nazionale, formato da 5 partiti (tra cui l'islamico Ennhadha) e 5 associazioni, ha definito i risultati del referendum "un fiasco e l'intero processo di voto una recita", sottolineando in una nota che il 75% degli elettori tunisini non ha partecipato al voto "rifiutandosi quindi di approvare una costituzione dispotica" e chiedendo le dimissioni di Saied e elezioni presidenziali e legislative anticipate. Tesi smentite dal presidente che ha dichiarato che invece il referendum "è stato espressione della volontà della maggioranza" e "chi ha scelto di boicottare ha fatto una scelta libera, avrebbe invece potuto partecipare e votare no". 

La nuova Costituzione rompe con il sistema parlamentare e introduce un sistema presidenziale puro. Ma le opposizioni, seppur accomunate dalla paura di tornare ad un regime autocratico dopo la rivoluzione dei gelsomini, sono rimaste divise sul da farsi, se boicottare i seggi o votare 'no', e non hanno saputo fare fronte comune per sbarrare la strada al processo avviato da Saied esattamente un anno fa. 

La prossima tappa di questo processo di trasformazione del regime in Tunisia saranno le elezioni del 17 dicembre con una nuova legge elettorale che consentirà l'elezione diretta dei candidati, senza il filtro dei partiti che, ha assicurato il presidente, non scompariranno, poiché previsti in Costituzione, ma che secondo molti vedranno arrivare meno finanziamenti e più controlli.