
Donald Trump nel corso del Consiglio di Gabinetto alla Casa Bianca nel quale ha parlato ampiamente dei dazi
di Alessandro D’Amato
ROMA
La tregua sui dazi fa rimbalzare le Borse ma la guerra commerciale si sposta tra Cina e America, generando tensioni su Wall Street. E mentre i retroscena dei giornali americani raccontano del ruolo del segretario al Tesoro Scott Bessent nella pausa di 90 giorni annunciata da Donald Trump per le tariffe reciproche, Pechino - l’unico paese rimasto sulla lavagna dei cattivi (+145%) - lancia segnali bellicosi: "Se gli Stati Uniti vogliono il dialogo, la porta resta aperta, ma il dialogo va portato avanti sulla base del rispetto reciproco e dell’uguaglianza. Se vogliono combattere, la nostra risposta continuerà fino alla fine", dice He Yongqian, portavoce del ministero cinese del Commercio.
Porte aperte invece all’Europa, che ieri ha sospeso le controtariffe: "Tratteremo con l’Ue – ha detto il presidente nel corso di una riunione di Gabinetto – come un unico blocco". Un netto cambio di rotta rispetto a dichiarazioni precedenti in cui aveva detto di voler trattare con i singoli Stati.
LO STOP E BESSENT
È un retroscena della Cnn a raccontare il ruolo di Bessent nello stop ai dazi di Trump. Martedì l’andamento del mercato dei Treasury Bond ha iniziato a innervosire profondamente il Tesoro americano, preoccupato dalla possibilità che la situazione finisse fuori controllo. I buoni del Tesoro a stelle e strisce sono considerati l’investimento più sicuro al mondo e le prime difficoltà nel rifinanziamento hanno fatto scattare l’allarme rosso. A questo si è aggiunto l’allarme recessione dell’amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon sussurrato direttamente all’orecchio del tycoon (e su Fox News, il canale tv che guarda il presidente).
"TUTTO PIANIFICATO"
Secondo le voci in privato Trump aveva ammesso che la stretta sulle tariffe avrebbe potuto creare una recessione e si era detto disposto a sopportarla, ma poi è stato travolto dalle preoccupazioni dei repubblicani e dalle telefonate da Wall Street. Ma è invece proprio Bessent a smentire, chissà quanto diplomaticamente, questa ricostruzione: "Questa è stata la sua strategia fin dall’inizio", ha assicurato il segretario del Tesoro, mentre uno dei suoi più stretti consiglieri, Stephen Miller, ha elogiato la "strategia magistrale" e "l’audacia" del presidente, che a suo dire hanno avuto l’effetto di "isolare" Pechino. Il tycoon nel frattempo ammette durante la riunione del suo governo che "ci sarà un costo di transizione" per i dazi, ma assicura che "andrà tutto bene".
LE BORSE
Nel frattempo le Borse europee chiudono in deciso rialzo con Milano sugli scudi. Parigi termina a +3,83%, Francoforte sale del 4,53%, Londra avanza del +3,19%. Piazza Affari guadagna il 4,73%. Addirittura euforici i mercati azionari asiatici, con il Nikkei in salita a Tokyo dell’8,32% mentre a Seul l’indice Kospi cresce del 5,45%. Sale anche Hong Kong e tengono Shanghai e Shenzhen. A Wall Street invece il rimbalzo dura un solo giorno. L’inasprirsi dello scontro commerciale con la Cina e il chiarimento sull’effettiva tariffa applicata – un più 125% che si aggiunge al precedente 20% per un totale di 145% – fanno però nuovamente crollare la Borsa americana. Il Dow Jones perde il 5,37% a 38.438,20 punti, il Nasdaq arretra del 7,14% a 15.912,67 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 6,10% a 5.124,04 punti.
LA CINA
Pechino risponde confermando tasse doganali dell’84% su tutti i prodotti americani e continua a chiedere dialogo a Washington. Ma intanto la Banca centrale cinese (Pboc) agevola la svalutazione dello yuan, che scivola ai minimi dal 2007 sul dollaro. Una mossa per favorire l’export, con l’ambizione di azzerare l’impatto dei dazi. Ma che potrebbe provocare una fuga di capitali.