Trump incriminato: adesso rischia grosso. “Ma il suo partito non lo scaricherà”

Sotto accusa per le carte segrete in casa, martedì si apre il nuovo processo. Gli analisti: “Ha ancora consenso, abbandonarlo sarebbe un boomerang”

Washington, 10 giugno 2023 – L’ex presidente americano, Donald Trump, martedì prossimo si presenterà davanti al tribunale di Miami con un team legale nuovo. Alla stampa ha detto, sferzante come sempre: "Devo affrontare la caccia alle streghe più grande di tutti i tempi". È la seconda volta in pochi mesi che l’ex inquilino della Casa Bianca ha a che fare con la giustizia. In aprile era finito davanti ai magistrati di New York, incriminato per alcuni pagamenti fatti a una pornostar. Il problema è che questa volta la faccenda è un tantino più pesante. L’ex presidente deve rispondere dell’accusa di un reato federale, in particolare di aver tenuto documenti segreti (anche sul nucleare) nella sua residenza in Florida di Mar-a-Lago. Sono 37 i capi di imputazione contenuti nei documenti depositati dal procuratore speciale Jack Smith. "La violazione dei segreti militari da parte di Donald Trump ha messo gli Stati Uniti in pericolo", ha detto. "Un hater, uno squilibrato", lo ha definito The Donald. Il tutto, quando mancano meno di due anni alle elezioni per la presidenza della Repubblica e in un momento in cui il tycoon rappresenta il candidato in testa ai sondaggi del partito Repubblicano.

Donald Trump (76 anni) è candidato alle primarie del Partito repubblicano americano
Donald Trump (76 anni) è candidato alle primarie del Partito repubblicano americano

Le prossime settimane saranno determinanti e, se da una parte Trump rischia una condanna dal sapore politico, dall’altra la politica americana attraversa una fase di tale ambiguità che the Donald non può essere considerato a priori fuori dai giochi. "Per prima cosa – spiega Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes e autore del libro ‘La visione di Trump’ – occorre stabilire se Trump abbia davvero violato la legge. Quello che si sa per il momento è che martedì andrà davanti ai giudici in Florida. Potrebbe finire con una condanna dal sapore politico. Questo, però non significa che perderà il sostegno del suo partito".

Un Trump, dunque, pronto a giocarsela fino alla fine e che, secondo Germano Dottori, se appoggiato dal suo partito, per la legge americana potrebbe portare avanti la sua campagna elettorale dal carcere e autograziarsi nel caso in cui venisse eletto. "Tutto dipende dalla reazione della gente" chiosa Dottori, ricordando come il gran seguito popolare di cui ha goduto questo presidente potrebbe essere negato al partito repubblicano se i trumpiani avvertissero che il loro leader è stato lasciato solo. Su quest’ultimo punto, ossia sulla reazione dei sostenitori di The Donald, concorda anche Andrew Spannaus, analista, fondatore del sito Translatlantico.info e autore del podtcast House of Spannaus . "Si è già visto – dice – che questa disapprovazione può non tradursi in una diminuzione della popolarità di Trump all’interno del suo partito".