Venerdì 11 Luglio 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Trump, presidente debole al traino di Netanyahu. Cosa cambia ora nello scenario internazionale

L'attacco americano all'Iran ha fatto saltare completamente tutte le regole dell'ordine mondiale. E non è nemmeno sicuro che abbia reso inutilizzabili i pericolosi siti nucleari di Nantanz e Fordow

Trump, presidente debole al traino di Netanyahu. Cosa cambia ora nello scenario internazionale

Roma, 22 giugno 2025 – Il dado è tratto. E se il presidente Trump ha definito l’operazione americana di questa notte "magnificent”, di magnificent non c’è proprio niente. L’attacco verso l’Iran è la dimostrazione evidente che i meccanismi che hanno regolato l’ordine internazionale fino a questo momento sono saltati completamente. E dove non ci sono regole, può succedere tutto.

USA TRUMP IRAN
Donald Trump nella Situation Room con il suo vice JD Vance, il generale Dan Caine e il capo dello staff della Casa Bianca Susie Wiles (Ansa)

Un presidente dimezzato

Il dato più immediato e inquietante è che il presidente americano, Donald Trump, da quando è stato eletto, è totalmente al traino del premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Prima gli ha permesso di portare avanti operazioni su larga scala sulla Striscia di Gaza, che hanno provocato migliaia di morti e poi di passare la linea rossa e attaccare i siti nucleari iraniani. Non è stato solo un silenzio assenso. È qualcosa di peggio. C’è un’intera amministrazione americana, almeno di vertici a diretto contatto con il presidente, che non solo non ha la benché minima idea di come si gestiscano un conflitto e le mediazioni per farlo terminare. La politica estera americana naviga a vista, sfruttando, di volta in volta le situazioni che possono essere più favorevoli ai propri interessi nazionali. Un lusso che la prima potenza mondiale non può permettersi. Nemmeno adesso che, durante il secondo mandato di Donald Trump, è diventata irriconoscibile. Questo non è un player mondiale. È una super potenza guidata da un presidente dimezzato, che si attacca ai carri altrui. E non è positivo per nessuno. Nemmeno per Israele.

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A ognuno la sua guerra

È ancora troppo presto per stabilire con certezza se l’attacco americano abbia davvero reso inutilizzabili i siti nucleari di Nantanz e Fordow, che sono i più pericolosi, o se possa favorire un cambio di regime a favore di un Medioriente più stabilizzato e pacificato. Quel che è certo, è che adesso ognuno si sentirà autorizzato a portare avanti il suo conflitto di pertinenza o a darne vita di nuovi. La Russia al momento è quella che ha più da guadagnare da questa situazione. L’Ucraina non era di sicuro al centro delle attenzioni di Trump già da prima. Adesso il Cremlino può stare certo che con gli Usa distratti, soprattutto militarmente e a livello di intelligence, da altri teatri, potrà colpire Kiev ancora più a fondo, e purtroppo forse anche con maggiore successo. L’attacco statunitense contro Teheran però è anche un grosso warning (avvertimento) contro la Cina che potrebbe avviare esercitazioni al largo di Taiwan anche solo come forma di pressione. Se si pensa che uno dei maggiori vanti di Donald Trump era quello di non aver mai iniziato una guerra, verrebbe da pensare che si è infilato in quella più sbagliata, della quale ora pagherà le conseguenze soprattutto il Mediterraneo.